Cento anni di Roald Dahl
Storie su un amato scrittore per bambini, caso letterario in Italia grazie a Salani, che nacque cent'anni fa (ed era «una carogna», pare)
di Ludovica Lugli – @ludviclug
Roald Dahl, il famosissimo scrittore per bambini autore tra gli altri di La fabbrica di cioccolato, Le streghe, Il GGG e Matilde, nacque il 13 settembre 1916, cento anni fa. Dahl cominciò a scrivere libri per ragazzi durante la Seconda guerra mondiale – nel 1943 fu pubblicato I Gremlins, da cui Walt Disney avrebbe dovuto trarre un film animato che alla fine non fu realizzato – ma in Italia divenne famoso solo alla fine degli anni Ottanta, insieme alla collana di libri Gl’Istrici della casa editrice Salani. Mondadori aveva già pubblicato La fabbrica di cioccolato nel 1971, cioè nell’anno in cui uscì il film Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato con Gene Wilder, ma Dahl all’epoca non era molto noto come autore per ragazzi: i suoi libri diventarono un caso editoriale in Italia nel 1987, quando Il GGG e Le streghe furono pubblicati come primi due volumi di Gl’Istrici. Il successo della collana e quello di Dahl (dovuto probabilmente anche alle memorabili illustrazioni del disegnatore inglese Quentin Blake, con cui Dahl aveva iniziato a collaborare nel 1978) sono strettamente legati.
Il successo di Gl’Istrici e il successo di Roald Dahl
Nel saggio I diamanti in cantina (Bompiani, 1995) lo scrittore Antonio Faeti, fino al 2000 titolare della prima cattedra di Letteratura per l’infanzia in Italia all’Università di Bologna, spiega che Gl’Istrici e Roald Dahl furono una svolta nella storia dell’editoria per ragazzi italiana: «Scoppia il caso Dahl e, insolitamente, se ne occupano anche quotidiani e settimanali che tacciono, per un’abitudine religiosamente seguita sempre, dell’esistenza di una letteratura per l’infanzia. Aumentano le traduzioni di autori stranieri, gli inglesi, in particolare… Le collane acquisiscono stimolanti diversificazioni tematiche». Gl’Istrici si distinguevano dalle altre collane per ragazzi perché non davano un’indicazione sulla fascia d’età a cui leggerli – al contrario, Salani diceva che andavano bene «dai tre agli ottant’anni» – e perché erano e sono fatti come dei libri per adulti: in formato tascabile, con una grafica elegante e riconoscibile, una nota biografica sull’autore prima del frontespizio e una quarta di copertina molto chiara sul contenuto del libro.
Anche la scelta dei libri che entravano in Gl’Istrici era legata da un’idea precisa, cioè dare ai bambini cose che si avvicinassero il più possibile ai loro gusti e non cercassero come prima cosa di educarli ma di divertirli. Donatella Ziliotto, ideatrice e prima direttrice della collana, oltre che traduttrice di molti libri di Dahl, spiegò questa scelta dicendo: «Con Gl’Istrici ho pensato di dare ai bambini ciò che essi chiedevano, cioè i generi come l’horror, il giallo, il sentimentale, la fantascienza, il fantasy che di solito erano rivolti solo ed esclusivamente agli adulti. (…) Si trattava di scegliere testi che fossero ‘dalla parte dei bambini’ anche sotto il profilo stilistico, cioè scorrevoli, veloci, dinamici, ricchi di una costante tensione, con poche descrizioni e molti dialoghi».
I romanzi per bambini di Roald Dahl – alcuni dei quali sono stati ristampati da Salani in una nuova edizione in occasione dei 100 anni dalla nascita di Dahl – rientrano perfettamente nella descrizione di Ziliotto: sono divertenti e cercano la complicità dei bambini parlando in modo spiritoso di cose come sporcizia e scoregge, ma sono anche pieni di personaggi molto crudeli, in particolare nei confronti dei bambini e degli animali indifesi, che non cambiano mai ma possono solo essere sconfitti. Le streghe, per esempio, inizia con un’avvertenza ai lettori in cui si dice che le vere streghe, che odiano tantissimo i bambini e passano «tutto il loro tempo ad escogitare nuovi modi per sbarazzarsi di loro», sembrano donne qualunque, e la stessa maestra del lettore potrebbe essere una di loro.
Ai bambini piace essere spaventati proprio come agli adulti piacciono i film horror, soprattutto se alla fine della storia gli adulti crudeli, i bambini antipatici e prepotenti e le streghe vengono sconfitti. I libri di Roald Dahl però non sono del tutto rassicuranti; Le streghe finisce con il protagonista e narratore, un bambino che non viene mai nominato, che si dice contento di essere rimasto un topo dopo aver subito una trasformazione da parte di una strega, perché i topi vivono meno degli esseri umani e quindi vivrà più o meno tanto quanto la sua anziana nonna.
Per chi non conosce lo stile di Dahl, un buon esempio è una delle pagine iniziali di Gli Sporcelli, numero 6 di Gl’Istrici, tradotta da Paola Forti:
«Il signor Sporcelli era un Pelinfaccia. Aveva tutto il viso ricoperto di folti peli, a eccezione della fronte, degli occhi e del naso. Grossi ciuffi di peli gli spuntavano persino dalle narici e dai buchi delle orecchie.
Il signor Sporcelli era convinto che tutto questo pelame lo facesse apparire molto saggio e importante. Ma, a dire la verità, non era né l’uno né l’altro. Il signor Sporcelli era uno sporcello nato. E adesso, a sessant’anni, lo era più che mai.
I peli sulla faccia del signor Sporcelli non crescevano lisci e ordinati come quelli di quasi tutti gli altri Pelinfaccia. Gli crescevano invece a spunzoni che stavano ritti come le setole di uno spazzolino da unghie.
E ogni quanto se la lavava, il signor Sporcelli, questa sua faccia ispida e irsuta?
La risposta è MAI, neanche la domenica.
Non se l’era lavata da anni.»
Prima del successo della serie di Harry Potter, anch’essa pubblicata da Salani, Roald Dahl diventò lo scrittore più conosciuto dai bambini italiani. Nel libro del 2005 Guide pratiche per adolescenti introversi la blogger Margherita Ferrari, nata nel 1987, arrivava a distinguere le persone della sua generazione tra quelli che avevano letto Roald Dahl e quelli che non lo avevano fatto: «Uno degli elementi che straordinariamente accomuna tutti gli Adolescenti Introversi nati verso la fine degli anni Ottanta è l’aver letto con passione e viscerale coinvolgimento i libricini giallastri di quest’uomo dal sangue norvegese e dalla notevole statura».
Roald Dahl nel 1971 (Ronald Dumont/Daily Express/Getty Images)
Chi era Roald Dahl
Roald Dahl nacque in Galles da genitori norvegesi e visse la maggior parte della sua vita tra gli Stati Uniti e il Regno Unito. Molti dei suoi libri furono influenzati dalle sue esperienze di bambino nei collegi inglesi, dove gli insegnanti sottoponevano gli alunni a punizioni corporali: Dahl raccontò queste esperienze con senso dell’umorismo nella prima parte della sua autobiografia per bambini, Boy.
A 18 anni andò in Africa a lavorare per la compagnia petrolifera Shell e dato che si trovava ancora là quando iniziò la Seconda guerra mondiale, entrò nell’aeronautica britannica, la Royal Air Force (RAF), diventando un pilota. I suoi anni nell’esercito sono l’oggetto della sua seconda autobiografia, In solitario. Diario di volo, e furono anche l’ispirazione per il suo primo libro per bambini, I Gremlins: tutti conoscono queste creature per l’omonimo film del 1984, ma in realtà i Gremlins nacquero come sorta di creature mitologiche negli anni Venti. I piloti della RAF pensavano che fosse questa specie di folletti a danneggiare gli aerei e a farli precipitare quando c’erano degli incidenti. Dopo aver avuto un incidente aereo lui stesso, Dahl fu riformato e mandato negli Stati Uniti a lavorare nella propaganda e nello spionaggio.
Dahl raccontò di come divenne scrittore in un racconto intitolato Un colpo di fortuna (si può leggere nella raccolta Un gioco da ragazzi e altre storie, pubblicata da Salani). Cecil Scott Forester, scrittore inglese di libri d’avventura, gli chiese di raccontargli la storia del suo incidente aereo per un giornale, il Saturday Evening Post. Forester voleva scrivere un racconto ispirato ai racconti di Dahl, ma quando questi gli mandò gli appunti che aveva preso per lui sull’argomento, si rese conto che Dahl aveva talento per raccontare storie. Il racconto fu pubblicato col titolo Shot Down Over Libya, cioè “Abbattuto sulla Libia”, anche se inizialmente Dahl lo aveva chiamato Un gioco da ragazzi. Solo negli anni Sessanta, in parte per un cambio di gusto del pubblico, degli editor e delle riviste, Dahl divenne principalmente uno scrittore per bambini: fu il successo di La fabbrica di cioccolato, pubblicato nel 1964, a farlo diventare famoso. Subito dopo la fine della guerra Dahl continuò a vivere negli Stati Uniti: scriveva racconti per adulti pubblicandoli su riviste come Ladies Home Journal, Harper’s, Playboy e New Yorker. Grazie all’editore newyorkese Alfred Knopf iniziò a pubblicare anche delle raccolte.
I suoi racconti per adulti (in italiano si possono leggere in Storie dell’imprevisto, Il libraio che imbrogliò l’Inghilterra, Tutti i racconti) sono caratterizzati da un finale a sorpresa e dallo humour nero che si trova pure nei suoi romanzi per bambini. Uno di questi racconti, Man from the South, in italiano La scommessa, fu adattato due volte: una volta nella quinta stagione della serie tv Alfred Hitchcock presenta, nel 1960; una seconda volta nel film a episodi Four Rooms (1995), nella parte girata da Quentin Tarantino. Le storie per adulti di Dahl ebbero anche una serie tv propria: Roald Dahl’s Tales of the Unexpected (“I racconti dell’imprevisto di Roald Dahl”), andata in onda nel Regno Unito dal 1979 al 1988.
Nel 1953 Dahl si sposò con l’attrice americana Patricia Neal – premio Oscar come migliore attrice nel 1963 per il film Hud il selvaggio, morta nel 2010 – da cui ebbe cinque figli. La loro vita familiare non fu sempre felice, a causa di vari problemi di salute: la primogenita Olivia morì a 7 anni per complicazioni dovute al morbillo (su sua figlia e il morbillo, nel 1988 Dahl scrisse un appello molto commovente che invitava le persone a vaccinare i propri figli), mentre il terzogenito Theo ebbe un incidente quando aveva quattro mesi e in seguito soffrì di idrocefalia (per lui Dahl progettò insieme a un ingegnere e a un neurochirurgo una valvola, la valvola Wade-Dahl-Till, per drenare efficacemente i cervelli affetti da idrocefalia).
La stessa Neal ebbe gravi problemi di salute: nel 1965, mentre era incinta di Lucy, un aneurisma celebrale le provocò un ictus che per un certo periodo la lasciò semi-paralizzata e le fece perdere l’uso della parola. Il modo in cui Neal inventava e storpiava le parole durante la convalescenza ispirò a Dahl il linguaggio usato da uno dei suoi personaggi più famosi, il Grande Gigante Gentile, meglio noto come GGG.
Roald Dahl con l’attrice Patricia Neal, sua moglie dal 1953 al 1983, e i loro figli (da sinistra) Ophelia, Theo, Tessa e Lucy, il 12 gennaio 1967, a Ocho Rios, in Jamaica (AP Photo)
Leggendo Boy e In solitario. Diario di volo si ha l’impressione che Dahl fosse una persona con esperienze dure alle spalle ma buona e sensibile. In realtà, però, Dahl non era proprio come i suoi lettori bambini lo immaginano. Di lui lo scrittore Giorgio Manganelli disse: «È uno degli scrittori più spassosi che conosca. E soprattutto è un malvagio. Più esattamente, è quello che si dice “una carogna”». Questo giudizio si può applicare anche alla vita privata di Dahl, oltre che alle sue opere: Dahl era antisemita, era considerato misogino ed era intrattabile con le persone con cui lavorava, tanto che cambiò più volte casa editrice. Quando Robert Gottlieb, il suo editor alla Alfred A. Knopf, gli mandò una lettera per dirgli che era la casa editrice a non voler più lavorare con lui e non il contrario, a causa del suo comportamento irrispettoso (peraltro Gottlieb è ebreo), tutti i lavoratori della redazione lo applaudirono.
Spesso molti dettagli dei suoi libri furono cambiati dai suoi editor perché politicamente scorretti: nella prima versione di La fabbrica di cioccolato gli Umpa-Lumpa, per esempio, i lavoratori della fabbrica di Willy Wonka, erano descritti come uomini africani di bassa statura, e solo dopo il loro aspetto fu cambiato per farli apparire come esseri fantastici. Per Le streghe (oltre che per alcuni racconti a tema sessuale pubblicati su Playboy) fu accusato di essere misogino: nonostante il personaggio più positivo della storia sia la nonna del protagonista, una donna dunque, la descrizione delle streghe non è affatto lusinghiera e implica che donne apparentemente gradevoli siano in realtà mostri malvagi.
«Le streghe son tutte donne.
Non voglio parlar male delle donne. In genere sono adorabili. Ma tutte le streghe sono donne: è un fatto.»
Di sicuro Dahl era noto per avere molto successo con le donne e per averne sedotte molte. L’ultima fu la sua seconda moglie, Felicity “Liccy” Crosland, che Dahl conobbe in quanto amica di Neal: la loro relazione iniziò quando Dahl e Neal erano ancora sposati e durò diversi anni prima che divorziassero. In generale, anche prima che Dahl diventasse famoso in Italia, c’erano molte persone che criticavano lui e i suoi libri: li ritenevano poco adatti ai bambini perché avevano personaggi adulti e troppo cattivi. Anche l’estrema povertà in cui vivevano alcuni protagonisti non era ritenuta un tema adatto ai bambini. Per questa ragione all’inizio nessun editore britannico volle pubblicare La fabbrica di cioccolato e James e la pesca gigante.