L’11 settembre di 15 anni fa
Le storie più significative del giorno che, secondo molti, ha cambiato la storia del nostro secolo
L’11 settembre 2001 – quindici anni fa oggi – due aerei si schiantarono contro le Torri Gemelli di New York: un altro si abbatté sul Pentagono e un quarto aeroplano precipitò a terra dopo che i passeggeri si ribellarono ai loro dirottatori. L’attacco fu organizzato da al Qaida e portò alla morte di 2.996 persone e al ferimento di altre seimila. Ancora oggi è ritenuto da molti l’evento storico che ha maggiormente definito l’inizio del ventunesimo secolo.
Tra le immagini più significative di quel giorno, come quelle che mostrano i volti tesi dello staff del presidente George W. Bush dopo l’attacco, la più impressionante e controversa, e la più ripresa in questi giorni, è la fotografia del “Falling man”, un uomo che cade da una delle torri pur di sfuggire all’incendio che lo aveva intrappolato. Fu una scelta che quel giorno fecero altre 200 persone, ma la fotografia del “Falling man” è entrata nella storia per la potenza della sua composizione visiva.
L’immagine provocò molte polemiche, perché molti americani sono rimasti turbati dalla decisione di quelle duecento persone di gettarsi dalle torri in fiamme. I video che mostrano quelle scene e gli articoli che ne parlano sono spesso accompagnati da commenti violenti, come se in molti ritenessero poco coraggiosa o dignitosa la scelta di coloro che hanno preferito non morire tra le fiamme o nel crollo dei palazzi. Qui avevamo raccontato la storia di quella fotografia.
Ci furono poi altre foto che, per motivi diversi, sono diventate simboliche di quel giorno. Quella dei ragazzi che guardano le Torri in fiamme dall’altra parte dell’East River, in una posa rilassata che suggerisce scarsa partecipazione emotiva alla tragedia che osservavano e che ha fatto discutere molto. Quella della signora che scappava dal suo ufficio in una delle due Torri, completamente coperta di polvere giallastra, poco dopo gli attacchi.
Una storia di quel giorno che viene ricordata con sentimenti molto diversi è quella dello United Airlines 93, il volo aereo diretto a San Francisco, i cui passeggeri decisero di ribellarsi ai loro dirottatori, costringendoli a schiantare l’aeroplano in un campo vuoto della Pennsylvania. Nello schianto morirono tutti i 44 passeggeri, i tre uomini dell’equipaggio e i quattro dirottatori, ma grazie al coraggio e alla determinazione dei passeggeri, non ci furono danni peggiori. Una storia che viene raccontata molto meno, invece, è quella dell’aereo che si schiantò su Pentagono: meno raccontata per motivi che sono difficili sa spiegare, ma che forse hanno a che fare con un diverso valore che diamo alla “vita dei soldati”, rispetto a quella dei civili (lì, comunque, morirono più civili che militari).
Una storia collegata a quella dello United Airlines 93, ma molto meno nota, è quella dei due piloti dell’aviazione militare che nelle prime ore dopo l’attacco si alzarono in volo con l’ordine di intercettare l’aereo. Non c’era stato tempo di armare i loro caccia e quindi, nel caso l’aereo si fosse diretto verso una zona abitata, l’unico modo che avevano di fermarlo era speronarlo, rimanendo probabilmente uccisi nel tentativo.