Cosa si dice di “The Young Pope”
Senza spoiler: chi ha visto i primi due episodi dice che la serie di Paolo Sorrentino con Jude Law promette benissimo
The Young Pope – la serie tv di Paolo Sorrentino con Jude Law che interpreta un papa – arriverà in Italia dal 21 ottobre, su Sky Atlantic, prima che in tutto il resto del mondo. È divisa in 10 episodi da un’ora circa e durante la Mostra del cinema di Venezia ne sono stati proiettati i primi due. Sia in Italia che all’estero sono uscite quindi le prime recensioni della prima parte di The Young Pope: la maggior parte sono molto positive, alcune – soprattutto quelle americane – sono davvero entusiaste e paragonano The Young Pope alle migliori serie tv degli ultimi anni. C’è chi parla di Sorrentino come di un genio, c’è chi ha scritto che Law ha fatto il suo miglior ruolo dai tempi di Il talento di Mr. Ripley e tutti sono molto curiosi di vedere come si svilupperà la storia nei restanti otto episodi. Poco dopo la proiezione di Venezia, il critico britannico Nicholas Barber ha scritto su Twitter: «Alleluja. L’unica cosa sbagliata nei primi due episodi di The Young Pope è che non posso vedere subito il resto. Capolavoro». Tra gli aggettivi che capita più spesso di leggere guardando le recensioni di The Young Pope ci sono: potente, irriverente, elegante, acuta e profonda.
Di seguito non ci sono spoiler: solo qualche anticipazione sulla trama generale, cose che si scoprono fin dal primo episodio.
Il protagonista di The Young Pope è Lenny Belardo. La serie inizia poco dopo che è diventato papa e ha scelto di chiamarsi Pio XIII (Pio XII è stato papa Pacelli, quello della Seconda guerra mondiale). Pio XIII arriva da New York e ha 47 anni: non c’è mai stato un papa statunitense e non ce n’è mai stato uno così giovane. È diventato papa grazie a una serie di strategie e giochi di potere, perché ci sono stati problemi con un’altra “candidatura” e perché ci si aspettava che lui sarebbe stato facilmente manipolabile. Invece proprio no. Dai primi due episodi non si capisce molto di Belardo e di cosa farà, comunque: si sa che è cresciuto in un orfanotrofio perché i genitori l’hanno abbandonato quando era bambino, e che è arrivato al papato dopo essere stato cardinale di New York. Una volta diventato papa, Belardo si scontra con il cardinale Voiello – il segretario di Stato del Vaticano, interpretato da Silvio Orlando – e sceglie di farsi aiutare da suor Mary, la suora americana che l’ha cresciuto quando era in orfanotrofio, interpretata da Diane Keaton.
Per farsi un’idea sui personaggi: in una scena c’è Voiello (che in molti hanno paragonato al Giulio Andreotti di Il divo) che prega e chiede a Dio di perdonargli “tutti misfatti che dovrà compiere per salvare la Chiesa da questo Papa”. Pio XIII invece si fa notare perché fuma, perché fa colazione con una Coca Cola Light alla ciliegia e perché prende in considerazione l’ipotesi di non far vedere la sua faccia ai fedeli, e nel pensarci cita Banksy e Mina. Secondo Clara Miranda Scherffig – che scrive di cultura su IL – è chiaro che Pio XIII è un papa «cattivissimo»: «Lunatico, dispotico, tipo professore o militare che punisce sottoposti solo perché li odia». Secondo la presentazione che ne fa Sky, Pio XIII è invece ambiguo, più che cattivo: «Scaltro e ingenuo, ironico e pedante, antico e modernissimo, dubbioso e risoluto, addolorato e spietato»
L’idea è che alla fine si faccia il tifo per Pio XIII, anche se è cattivo, perché è affascinante e perché in base a quanto visto nei primi due episodi non sembrano esserci dei veri buoni. Anche per questo in molte recensioni di The Young Pope saltano fuori paragoni con Game of Thrones e House of Cards (qualcuno l’ha chiamato House of Cardinals). È quasi impossibile trovare qualcuno che parli davvero male di The Young Pope: in Italia lo ha fatto Mariarosa Mancuso sul Foglio – «Frank Underwood voleva il potere, Shakespeare faceva da modello. Papa Pio XIII al massimo spiazza con le sue battutine anticlericali» – e all’estero nessuno dei critici più importanti.
L’unica critica è ipotetica: molte recensioni dicono che i primi due episodi sono visivamente eccellenti e intriganti per la trama e le questioni che solleva, ma chissà dove andrà la storia da lì in avanti. In sintesi: Sorrentino ha seminato benissimo e gli attori sono ottimi (anche Orlando è piaciuto molto); c’è però da vedere se tutte le promesse dei primi due episodi saranno mantenute. C’è molta fiducia, però. Come ha scritto Jay Weissberg su Variety: «Lenny [Pio XIII] non farà mai niente di prevedibile. E nemmeno Sorrentino: la sua capacità magistrale nel comporre le immagini e il suo caustico umorismo ci sono, ovviamente; ma dove ci porterà il regista con i suoi viaggi nell’immaginazione rimane una fonte infinita di incantevole sorpresa».
Se qualche critico aveva dei dubbi sulla capacità di tenuta di Sorrentino con una storia lunga 10 ore, c’erano invece meno timori sulla sua capacità di raccontare una storia originale, tirando fuori temi importanti. Come ha scritto Alonso Duralde su The Wrap, sembra comunque essere una serie che «fa riflettere sulla natura del potere e della fede, per non parlare del ruolo della Chiesa Cattolica nel 21esimo secolo». A quanto pare nei primi due episodi di The Young Pope non ci sono troppe scene-strane-alla-Sorrentino (quelle per cui qualcuno lo adora e qualcun altro lo odia) ma cose che portano avanti una storia o, comunque, presentano i personaggi. C’è però un sogno – fatto da Pio XIII all’inizio del primo episodio e ambientato a Venezia – di cui alcuni critici hanno parlato come di Pio XII che sogna il trailer di un film di Sorrentino, o di Sorrentino che cita il Sorrentino di La grande bellezza. Ben Croll di IndieWire ha scritto che la scena è emblematica perché proprio dopo queste inquadrature «baroccamente predisposte» c’è un passaggio a una scena più convenzionale, più simile al resto dell’episodio.
Rispetto ai precedenti film di Sorrentino, The Young Pope sembra inoltre avere molte parti che fanno ridere. Paolo Mereghetti, uno dei più importanti critici italiani di cinema, ha detto che «forse qualche volta c’è qualche ironia di troppo», ma che comunque Sorrentino «è abile a tenere attenta l’attenzione dello spettatore con delle invenzioni che non t’aspetteresti». Peter Bradshaw del Guardian ha invece scritto che certe parti di The Young Pope gli hanno ricordato le scene comiche di Habemus Papam di Nanni Moretti. Bradshaw ha poi aggiunto: «In tutto si vede la firma di Sorrentino: la superba composizione delle inquadrature, le scene di gruppo silenziose e stilizzate, la musica elettronica ambientale e sognante, uno stordito senso di assenza di peso, un sentimento che sta da qualche parte tra la meraviglia e l’ansia».