L’Unità ha una nuova direzione
Il consiglio di amministrazione della società editrice ha scelto il vignettista Sergio Staino, con Andrea Romano come condirettore
Dopo mesi di trattative e tentativi andati a vuoto, il quotidiano l’Unità ha un nuovo direttore: è il vignettista fiorentino Sergio Staino, che sarà affiancato con l’incarico di condirettore dal deputato livornese del Partito Democratico Andrea Romano (il condirettore ha le stesse responsabilità interne del direttore, a eccezione di quelle davanti alla legge). Uno degli obiettivi della nuova direzione dell’Unità, secondo i giornali, sarà sostenere il Sì al referendum costituzionale che si terrà entro la fine dell’anno.
La decisione sulla nuova direzione è stata presa mercoledì a Milano durante un consiglio di amministrazione della società editrice del giornale. Il Corriere scrive che il direttore uscente Erasmo D’Angelis, considerato molto vicino a Renzi e suo ex collaboratore al governo, tornerà «come dirigente a Palazzo Chigi, dove si occuperà di dissesto idrogeologico e seguirà anche Casa Italia, il progetto per la ricostruzione delle zone terremotate». Giovedì sera l’amministratore delegato Guido Stefanelli ha smentito un altro passaggio dell’articolo del Corriere annunciando che resterà nel suo ruolo.
Staino è uno storico collaboratore dell’Unità e già nei mesi scorsi era stato citato da diversi giornali italiani come possibile direttore del quotidiano del Partito Democratico. Romano è un docente universitario e storico: dal 2005 al 2009 ha diretto la Fondazione Italianieuropei di Massimo D’Alema, oggi uno dei più duri oppositori interni al PD della riforma costituzionale sostenuta da Renzi. Negli ultimi mesi Staino stesso era stato responsabile di gran parte del lavoro di ricerca di un nuovo direttore dell’Unità, prima di annunciare la sua stessa disponibilità. L’Unità era tornata in edicola il 30 giugno 2015, dopo avere sospeso le pubblicazioni per circa un anno a causa della crisi delle vendite e degli introiti pubblicitari, che avevano portato la società editoriale in liquidazione. In quel periodo c’era stato anche un cambio di proprietà: i soci editori di maggioranza erano diventati i costruttori della famiglia Pessina, mentre il PD aveva mantenuto una quota di minoranza.