La versione di Luigi Di Maio sul caso Roma
I dirigenti del M5S a Nettuno hanno rassicurato i loro militanti ma non hanno spiegato molto, a parte dire che tutti ce l'hanno con loro
Mercoledì 7 settembre Beppe Grillo e diversi dirigenti del Movimento 5 Stelle hanno tenuto un comizio a a Nettuno, in provincia di Roma. Formalmente era l’ultima tappa di un tour in diverse città d’Italia per fare campagna elettorale a favore del “no” al referendum costituzionale: in realtà è stata soprattutto l’occasione per parlare di Paola Muraro, assessore all’Ambiente di Roma, indagata da aprile per traffico illecito di rifiuti, e della caotica situazione della città, che il M5S amministra da pochi mesi. Negli scorsi giorni si è scoperto che la sindaca di Roma, Virginia Raggi, sapeva da tempo dell’indagine e che aveva informato Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera e considerato il probabile futuro candidato a presidente del Consiglio del M5S, che però non aveva preso nessuna posizione: entrambi poi avevano sostenuto che le voci sull’indagine a carico di Muraro fossero un qualche complotto. Di Maio è stato il secondo a prendere la parola a Nettuno, subito dopo Beppe Grillo.
Di Maio ha spiegato di aver “sottovalutato” l’indagine perché pensava fosse partita in seguito agli esposti presentati alla procura da Daniele Fortini, allora presidente di AMA, ma non ha spiegato perché ha detto di non saperne nulla quando invece ne era a conoscenza. Nei giorni seguenti anzi sia Raggi che Di Maio – oltre a non dire niente dell’indagine su Muraro – hanno detto che gli attacchi contro la giunta erano dovuti al fatto che «chi se stava magnando tutto non sta magnando più. Più si vedranno attacchi scomposti come quelli che abbiamo visto in questi giorni contro l’assessore all’Ambiente e il sindaco Raggi, più dobbiamo essere certi che stiamo scoperchiando il vaso di Pandora di partiti, editori e palazzinari che non stanno più ‘magnando’ e banchettando sulla pelle dei romani».
Di Maio ha spiegato che poiché Fortini era stato nominato dalla giunta di Ignazio Marino, pensava che i suoi esposti fossero un attacco proveniente dal Partito Democratico. Di Maio ha comunque precisato di non aver visto le carte dell’inchiesta e di non poter giudicare la gravità della posizione di Muraro (più o meno quello che ha detto Raggi nel pomeriggio di mercoledì): anche se le comunicazioni ricevute via email e via sms riguardo Paola Muraro – e pubblicate ieri dai giornali – erano piuttosto inequivoche nella descrizione dei capi d’accusa. Di Maio, che martedì non si è presentato a un’intervista al talk show Politics, ha concluso attaccando i giornalisti perché a suo dire si sono interessati di Roma solo da quando è governata dal Movimento 5 Stelle.
Il comizio di Nettuno è servito forse a rassicurare i militanti del Movimento 5 Stelle, ma non ha chiarito praticamente niente di quanto successo a Roma e soprattutto di quanto succederà da qui in poi. I giornali di oggi danno conto di vari retroscena secondo cui il cosiddetto “direttorio” nazionale – che oggi comprende oltre a Di Battista e Di Maio anche Carlo Sibilia, Carla Ruocco e Roberto Fico – verrà allargato, per evitare sia un eccessivo accentramento di responsabilità sia polemiche interne (Repubblica riporta una dichiarazione di Ruocco, che dice «Archiviato un Di Maio se ne fa un altro»).