Il presidente dell’Uzbekistan sta male
Il governo dice che ha avuto un'emorragia cerebrale, alcuni dicono addirittura che sia morto: da oltre 25 anni governa in modo repressivo e violento
Il presidente dell’Uzbekistan Islam Karimov, che dal 1989 governa il paese con metodi autoritari e violenti, è stato ricoverato in ospedale per un’emorragia cerebrale, ha confermato sua figlia minore con un post su Facebook. L’Uzbekistan è un paese dove i diritti civili sono sistematicamente violati, e compare puntualmente ai primi posti delle classifiche dei paesi meno liberi del mondo: uno degli aspetti della mancanza di democrazia è la segretezza con la quale il governo uzbeko tratta da tempo le condizioni di salute di Karimov, che ha 78 anni.
Il giorno prima dell’annuncio della figlia di Karimov, però, il ricovero del presidente era stato anticipato da un rapporto diffuso dal governo: è stata la prima conferma ufficiale di una voce – quella sulle cattive condizioni di salute di Karimov – che circolava da tempo, ma che si pensava potesse essere stata diffusa dai leader politici di opposizione in esilio, soprattutto dai membri del Movimento Popolare dell’Uzbekistan, partito fondato nel 2011 a Berlino dallo storico rivale di Karimov, Muhammad Salih. Le condizioni di Karimov, ha spiegato la figlia, sono stabili, ma è «troppo presto per fare previsioni sulla sua futura salute».
Ferghana, un sito indipendente uzbeko proibito nel paese dal 2005, ha scritto lunedì pomeriggio che Karimov è morto, citando fonti non governative: la notizia è stata ripresa da diversi media in Russia, nonostante non abbia nessuna conferma ufficiale. Nel telegiornale serale andato in onda lunedì sera in Uzbekistan non è stata data notizia della morte di Karimov: Daniil Kislov, il direttore di Ferghana, che vive a Mosca, ha detto al New York Times che potrebbe ripetersi quello che successe in Unione Sovietica con la morte di Leonid Breznev, che fu annunciata ufficialmente con un ritardo di diversi giorni nel 1982.
I più recenti dubbi sulla salute Karimov si erano diffusi in Uzbekistan in occasione delle elezioni presidenziali del 2015 – che vinse con oltre il 90 per cento dei voti – quando non si era fatto vedere in pubblico per diverse settimane. A causa della mancanza di informazioni ufficiali, le apparizioni pubbliche di Karimov erano usate nel paese come una sorta di indicatore delle sue condizioni: per questo il presidente era solito ballare durante le principali festività, per dimostrare di essere in salute. Il prossimo primo settembre è la festa nazionale in Uzbekistan, e qualcuno dice che l’annuncio ufficiale sulla salute di Karimov sia un modo del governo di preparare l’elettorato al fatto che il presidente non parteciperà alle cerimonie pubbliche.
Karimov governa il paese di fatto dal 1989, quando diventò segretario del Partito Comunista dell’Uzbekistan, che era una delle repubbliche socialiste che componevano l’URSS. Dopo il crollo dell’URSS e l’indipendenza, nel 1991, vinse le prime elezioni presidenziali della storia del paese, che si svolsero secondo molte organizzazioni internazionali in maniera non democratica. Karimov allungò il suo mandato fino al 2000 con un referendum tenuto nel 1996, anche questo giudicato non democratico dagli osservatori: per tutti gli anni Novanta cercò di liberarsi delle opposizioni politiche imponendo rigide regole riguardo alla registrazione delle forze politiche nel paese.
Nel 2000 vinse delle nuove elezioni, poi di nuovo nel 2007 – nonostante il limite costituzionale dei due mandati presidenziali – e di nuovo nel 2015, in tutti casi ottenendo oltre l’85 per cento dei voti. Tra le altre cose, Karimov a un certo punto ha fatto arrestare sua figlia maggiore, Gulnara Karimova, che ha 44 anni ed era un’imprenditrice, una diplomatica, una cantante pop e una stilista che nel 2013 fu indagata in Europa e negli Stati Uniti con l’accusa di aver ricevuto milioni di dollari in tangenti, in relazione ad appalti sulle licenze telefoniche in Uzbekistan. Karimov è famoso anche per costringere ogni anno milioni di cittadini uzbeki a lasciare per un mese il proprio lavoro e collaborare alla raccolta pubblica di cotone.
Nel 2005, poi, in Uzbekistan si verificò uno dei più gravi massacri della storia recente: il 13 maggio migliaia di persone si erano radunate in una piazza nella città di Andijan per protestare contro l’incarcerazione di 23 imprenditori locali, accusati di terrorismo islamico. Nello stesso anno in Kirghizistan una rivolta pacifica aveva destituito il presidente comunista Askar Akayev, e i manifestanti uzbeki speravano di ottenere lo stesso risultato con Karimov. La protesta di massa era stata incentivata dal fatto che la sera prima un gruppo di oppositori di Karimov, armati, avevano fatto irruzione nella prigione dove erano detenuti gli imprenditori, uccidendo alcune guardie, prendendo come ostaggi alcuni funzionari pubblici e chiedendo le dimissioni di Karimov. I manifestanti nella piazza di Andijan vennero circondati dai soldati dell’esercito, che cominciarono a sparare sulla folla: morirono più di 700 persone (ma alcune stime parlano del doppio dei morti), tra cui donne e bambini. Alcune testimonianze dicono che alla strage seguirono fosse comuni e rapimenti delle persone ferite dagli ospedali. I governi europei e quello statunitense presero le distanze dal governo uzbeko e furono imposte delle sanzioni, ma l’Uzbekistan era uno degli alleati più importanti nella guerra contro i talebani in Afghanistan, e le relazioni diplomatiche furono presto ristabilite. Tuttora l’Uzbekistan e la sua stabilità sono considerati obiettivi strategici importanti da Stati Uniti, Russia e Cina, anche per la relativa poca rilevanza che ha nel paese il fondamentalismo islamico.
Surat Ikramov, un’attivista uzbeka, ha spiegato a BBC che la gente nel paese ha paura di parlare in pubblico di questioni delicate come la cattiva salute di Karimov, anche dopo che la notizia è stata data ufficialmente dal governo. In molti si sono chiesti cosa succederebbe se Karimov dovesse morire: secondo l’attuale costituzione il potere passerebbe temporaneamente al presidente del Senato, entro tre mesi si dovrebbero svolgere delle nuove elezioni presidenziali. Kislov ha spiegato che l’efficiente sistema repressivo costruito da Karimov negli ultimi venticinque anni si basa sui servizi segreti. Secondo Kislov, se oggi non è chiaro chi possa essere il successore di Karimov, è molto probabile che il vero potere rimarrà ai servizi segreti. Un’altra persona che gode di un notevole consenso nel paese è la moglie di Karimov, Tatyana Karimova, ma sembra improbabile che possa assumere incarichi ufficiali dopo la morte del marito. Chi potenzialmente potrebbe diventare il nuovo presidente è l’attuale primo ministro Shavkat Mirziyoev, considerato un alleato politico della Russia.