Il Consiglio di Stato francese ha sospeso il divieto del burkini
Il più alto tribunale amministrativo della Francia si è espresso su Villeneuve-Loubet, ma la decisione creerà un precedente giuridico per le altre città francesi
Il Consiglio di Stato francese – l’organismo più alto in grado della giurisdizione amministrativa francese – ha sospeso l’ordinanza emessa dalla città di Villeneuve-Loubet che vieta alle donne di indossare in spiaggia il cosiddetto “burkini” (o “burqini”), un costume che copre il corpo e la testa usato dalle donne musulmane. La decisione è temporanea, in attesa di arrivare a una sentenza definitiva, e benché si applichi solo alla città di Villeneuve-Loubet creerà un precedente giuridico per le altre città francesi, circa trenta, che hanno emesso simili divieti nelle ultime settimane. Il ricorso al Consiglio di Stato era stato presentato da due associazioni diverse – la Ligue des droits de l’homme (LDH) a il Comité contre l’islamophobie en France (CCIF) – secondo cui il divieto serviva solo a spaventare i cittadini e infrangeva le loro libertà fondamentali. Lunedì scorso un tribunale locale aveva definito legittimo il divieto, che oggi però è stato sospeso dalla decisione dal Consiglio di Stato.
[Communiqué de presse] Ordonnance du 26 août 2016 pic.twitter.com/WyxqACb9jk
— Conseil d'État (@Conseil_Etat) August 26, 2016
Il Consiglio di Stato – la cui decisione si applica a tutti i tribunali amministrativi della Francia – ha scritto: «La discussa ordinanza ha determinato una violazione grave e evidentemente illegale delle libertà fondamentali, come la libertà di circolazione, di coscienza e la libertà personale». Il Consiglio di Stato ha ricordato inoltre a tutti i sindaci che hanno invocato il principio di laicità che non è possibile proibire l’accesso alle spiagge sulla base di considerazioni diverse dall’ordine pubblico, dall’igiene e dalla decenza, tra le altre cose.
La prima città francese ad avere adottato un provvedimento contro l’uso di abiti religiosi sulle spiagge cittadine è stata Cannes, lo scorso 28 luglio. Nei giorni successivi diverse altre città francesi hanno adottato provvedimenti simili a quello di Cannes, con motivazioni legate alla “sicurezza”, alla “laicità dello stato francese”, al “disturbo dell’ordine pubblico”, al “rispetto delle norme igieniche” e alle “buone maniere”. Nonostante si parlasse di iniziative locali – il governo francese non ha legiferato nulla di specifico sul burkini – nei giorni scorsi il primo ministro Manuel Valls ha commentato positivamente le disposizioni, sostenendo che il burkini appartiene a una visione della religione e della società che «non è compatibile con i valori della Francia e della Repubblica». Valls fa parte del Partito Socialista, che in Francia è molto legato all’idea di uno stato aconfessionale e molto laico: già in passato Valls si era detto favorevole al divieto di esporre simboli religiosi a scuola e a quello di portare il velo integrale negli spazi pubblici. Nonostante gli apprezzamenti del governo, le disposizioni sul burkini sono state molto criticate.