Robert Redford ha 80 anni
Nel cinema ha fatto praticamente tutto: soprattutto cinque film strepitosi in tre anni, ma anche il regista e il fondatore di un festival
Robert Redford, che oggi compie 80 anni, non avrebbe dovuto recitare.
A leggere la storia dei suoi primi vent’anni di vita si capisce che il cinema arrivò un po’ per caso, dopo che altre possibili carriere non andarono bene. Negli anni Sessanta Redford azzeccò però un paio di buoni ruoli, nel 1969 ne fece uno fenomenale – quello di Sundance Kid in Butch Cassidy – e negli anni Settanta infilò quattro o cinque grandi film. Ha continuato a recitare e ancora lo fa molto bene, in più dagli anni Ottanta si è anche messo a fare il regista, anche lì con ottimi risultati. Ha vinto un Oscar alla carriera e uno come Miglior regista e ne avrebbe meritati almeno un altro paio come attore. Ha fatto e diretto film di ogni tipo – commedie romantiche, film storici, di guerra e thriller – ma soprattuto film impegnati, su temi importanti e con punti di vista originali. È diventato famoso perché bravo e bello, lo è rimasto perché ha fatto vedere di essere bravissimo e capace di fare cose sempre intelligenti. Senza disdegnare cose un po’ più pop – ha recitato in Captain America: The Winter Soldier, per dire – e restando sempre e comunque l’affascinante Robert Redford, anche a 80 anni.
Il suo nome intero è Charles Robert Redford, Jr. ed è nato il 18 agosto 1936 a Santa Monica, in California. Il padre era un contabile della Standard Oil e la madre morì nel 1955, un anno prima che lui finisse il college. Dopo il college Redford riuscì per meriti sportivi a entrare all’Università del Colorado, dove divenne membro della confraternita Kappa Sigma e dove giocò nella squadra di baseball. Si dice fosse molto talentuoso, ma venne espulso dall’università (qualcuno parla di numerosi e ripetuti casi di ubriachezza, anche prima delle partite di baseball). Decise quindi di girare un po’ per gli Stati Uniti e finì a lavorare in un giacimento petrolifero della California. Dopo aver messo da parte i soldi necessari partì per l’Europa per studiare arte. Passò la gran parte del suo tempo a Parigi e Firenze ma dopo pochi mesi tornò negli Stati Uniti per studiare arti sceniche e diventare scenografo. Concluso il necessario corso andò a New York per cercare lavoro nei teatri di Broadway.
Una volta a New York Redford decise però che gli interessava anche recitare: si iscrisse all’Accademia di arti drammatiche e nel 1959 ottenne un ruolo teatrale nella commedia romantica Tall Story. Un po’ per la sua bravura e un po’ perché non era proprio brutto Redford riuscì a farsi notare e seguirono altri ruoli teatrali più importanti, qualche apparizione in diverse serie tv e poi nel 1960 il primo piccolo ruolo al cinema, nell’adattamento di Tall Story, il primo film di Jane Fonda, che in Italia è noto come In punta di piedi.
Il primo ruolo importante fu nel 1965 in Lo strano mondo di Daisy Clover, un film drammatico grazie al quale vinse un Golden Globe come miglior nuova promessa maschile (un premio che non esiste più da anni). Il suo primo ruolo importantissimo fu in Butch Cassidy, un western del 1969. Redford aveva 32 anni e interpretò il pistolero gentiluomo Sundance Kid; il Butch Cassidy del titolo era invece Paul Newman. Negli anni Ottanta Redford si ispirò al nome di quel personaggio quando fondò il Sundance Film Festival, oggi il festival di cinema indipendente più importante al mondo, che si tiene ogni anno a Park City, nello Utah.
Dal 1973 al 1976 Redford recitò in Come eravamo, La stangata, Il grande Gatsby, I tre giorni del condor e Tutti gli uomini del presidente: è difficile trovare un attore che in tre anni abbia messo uno dietro l’altro film altrettanto belli e famosi. Come eravamo è un film drammatico che attraversa più di trent’anni del Novecento e in cui Redford recitò con Barbara Streisand: è uno dei sette film di Sydney Pollack in cui Redford ha recitato, ed è uno dei sette film di Redford in cui la trama parla in qualche modo di un adulterio.
In La stangata – il film di Redford preferito da Redford, che ha detto che non gli piace rivedersi nei film – tornò a recitare con Newman. È un gran film di George Roy Hill e parla di due uomini che decidono di organizzare una grande e complicata truffa. È ambientato negli anni Trenta, vinse sette Oscar ed è uno degli 11 film d’epoca in cui ha recitato Redford.
In Il grande Gatsby – uno di quei film con un adulterio – Redford interpretò il protagonista. Era, al tempo, la terza versione cinematografica del famosissimo romanzo del 1925 di Francis Scott Fitzgerald. Daisy era interpretata da Mia Farrow, Tom Buchanan da Bruce Dern. È il film di cui molti hanno parlato con nostalgia quando un paio d’anni fa uscì quello di Baz Luhrmann, con Leonardo DiCaprio.
I tre giorni del condor è un altro gran film di Sydney Pollack, un film di spionaggio tratto dal romanzo è l’adattamento dal romanzo I sei giorni del Condor di James Grady (sì, nel romanzo il condor ha tre giorni in più). La co-protagonista del film era Faye Dunaway.
Tutti gli uomini del presidente, che negli Stati Uniti uscì il 9 aprile di quarant’anni fa, è considerato il modello di tutti i film sul giornalismo che sono arrivati dopo e racconta la storia dell’inchiesta giornalistica che portò alle dimissioni del presidente degli Stati Uniti Richard Nixon. I giornalisti del Washington Post Bob Woodward e Carl Bernstein furono interpretati da Robert Redford e Dustin Hoffman. Woodward e Bernstein scrissero un libro sull’inchiesta, uscito nel 1974: lo intitolarono All the president’s men per citare un verso di una filastrocca di Humpty Dumpty (“all the king’s men and all the king’s horses…”) e fare riferimento all’estesa rete di collaboratori di Nixon che era stata coinvolta nel complotto ai danni del Partito Democratico svelato dall’inchiesta. Il libro divenne un progetto concreto soprattutto grazie all’insistenza di Redford, che suggerì ai due giornalisti di mettere al centro del racconto la loro inchiesta e non la storia del complotto. Redford si offrì anche di acquistare i diritti cinematografici, producendo il film tratto dal libro. Tutti gli uomini del presidente costò circa otto milioni di dollari e ne incassò quasi dieci volte di più.
Redford non ha solo recitato negli anni Settanta: è stato anche in La mia Africa con Meryl Streep, in Havana di Sydney Pollack, in Spy Game con Brad Pitt. Dagli anni Ottanta ha iniziato anche a dirigerli, i film: il primo è stato Gente comune, grazie al quale vinse un Oscar alla regia e l’Oscar per il Miglior film; il più famoso è L’uomo che sussurrava ai cavalli, di cui fu anche protagonista; il più recente è La regola del silenzio, un thriller del 2012 di cui è anche co-protagonista insieme a Shia LaBeouf. È capitato più di una volta che Redford recitasse nei film di cui era regista, ma ha detto: «Da regista non mi vorrei come attore, da attore non mi vorrei come regista».
Oltre che regista, attore, creatore di festival e produttore di film, Redford è anche stato autore del libro The Outlaw Trail: uscì negli anni Settanta ed è sia un libro di critica nei confronti dell’espansione industriale in certe aree degli Stati Uniti sia il resoconto del viaggio che Redford e altri membri del cast di Butch Cassidy fecero nei luoghi in cui visse il fuorilegge.
Ci sono anche stati molti ruoli che Redford avrebbe potuto fare e non ha fatto: si pensò a lui per il ruolo di Michael Corleone in Il padrino ma pare che qualcuno nella produzione del film preferì Al Pacino, perché Redford non sembrava abbastanza siciliano. Si dice anche che si pensò a lui per il ruolo del giovane Ben in Il laureato, quello che poi andò a Dustin Hoffman. Ci sono due versioni diverse sul perché alla fine si scelse Hoffman, entrambe affascinanti: secondo la prima Redford rifiutò la parte dicendo qualcosa del tipo «non sono mai sembrato un 21enne appena uscito dal college», la seconda – simile – dice che Mike Nichols, il regista, preferì Hoffman perché pensava che sarebbe stato difficile rendere credibile che un personaggio interpretato da Redford fosse insicuro e titubante con le donne.
Meno male che alla fine ha fatto l’attore Redford, e non il giocatore di baseball. Che poi per vederlo giocare a baseball basta guardare il film del 1984 di cui è protagonista. È tratto da un romanzo di Bernard Malmud ed è diretto da Barry Levinson. Il titolo italiano è Il migliore.