La storia di “Olympia”
Il film documentario che la regista tedesca Leni Riefenstahl girò alle Olimpiadi del 1936, quelle di Hitler
Tra le ragioni per cui si ricordano le Olimpiadi di Berlino del 1936 – quelle di Hitler – c’è Olympia, il lungo documentario sui Giochi girato dalla regista tedesca Leni Riefenstahl. Olympia – che uscì nel 1938 perché Riefenstahl impiegò quasi due anni per guardare i più di 400mila metri di pellicola di girato, selezionare le scene del film e montarle – è uno dei film più famosi tra quelli dedicati allo sport. È anche il primo film in assoluto sulle Olimpiadi. Fu commissionato per documentare i Giochi di Berlino ma anche per essere una riflessione sul loro significato – oltre a celebrare i successi sportivi dei tedeschi.
Chi era Leni Riefenstahl
Leni Riefenstahl, il cui nome completo era Helene Bertha Amalie Riefenstahl, nacque a Berlino nel 1902. Fin da bambina studiò danza, pittura e teatro, e poi divenne una ballerina. Nel 1924 dovette abbandonare la danza a causa di un’infortunio al ginocchio rimediato durante una tournée a Praga, e iniziò a recitare nei film muti. Si appassionò a un genere che allora andava di moda, quello del “cinema di montagna”, e recitò in La montagna dell’amore, un film di Arnold Fanck in cui il protagonista maschile era interpretato dall’attore italiano Luis Trenker. Il suo primo film da regista (oltre che da attrice) fu La bella maledetta, ambientato nella zona di Cortina d’Ampezzo; il film uscì nel 1932, quando le donne registe erano pochissime, e fu presentato alla prima edizione del Festival di Venezia.
Riefenstahl si avvicinò ad Adolf Hitler e al Partito Nazista dopo aver sentito un discorso di Hitler a un comizio del 1932: fu affascinata dal suo talento di oratore e volle conoscerlo. Anche Hitler, che aveva visto La bella maledetta, apprezzava il lavoro di Riefenstahl e le chiese di dirigere un film di propaganda sul congresso del Partito Nazista che si svolse a Norimberga nel settembre del 1933. Di quel film, un cortometraggio intitolato La vittoria della fede, resta una sola copia: dopo la cosiddetta “Notte dei lunghi coltelli” (29 giugno 1934) – in cui alcuni membri del Partito tra cui Ernst Röhm, uno dei primi seguaci di Hitler, furono uccisi – tutto le immagini in cui si vedeva Röhm furono distrutte. Hitler chiese poi a Riefenstahl di filmare anche il congresso del 1934: ne uscì Il trionfo della volontà, considerato un classico dei film di propaganda politica. Il progetto successivo di Riefenstahl fu Olympia.
Leni Riefenstahl durante le riprese di Olympia; davanti a lei c’è l’operatore Walter Frentz (Wikimedia Commons)
Com’è fatto Olympia
Olympia è diviso in due parti: la prima si intitola Festa di popoli (in tedesco Fest der Völker) ed è lunga 123 minuta, la seconda Festa di bellezza (in tedesco Fest der Schönheit) e dura 94 minuti. Ne furono però realizzate tre versioni – una in inglese e una in francese oltre a quella in tedesco – che sono in parte diverse le une dalle altre per la lunghezza e il montaggio di alcune scene. Nonostante il legame di Riefenstahl con il nazismo, nel 1955 Olympia fu definito da un gruppo di registi di Hollywood come uno tra i 10 migliori film mai realizzati. Riefenstahl usò tutta la tecnologia più avanzata disponibile all’epoca, aveva un budget molto alto per coprire le spese e moltissime persone che lavoravano per lei. Inoltre le fu dato l’accesso a tutti gli eventi, cosa che nessun altro regista aveva mai ottenuto dagli organizzatori.
Come furono riprese alcune scene di Olympia:
Festa di popoli inizia mostrando delle rovine dell’Antica Grecia, tra cui delle statue che si trasformano in atleti nudi e ballerini (c’è anche la stessa Riefenstahl). Il racconto si sviluppa poi come un viaggio nel tempo in cui i tedofori si passano la torcia olimpica fino al braciere di Berlino. I Giochi del 1936 furono i primi in cui fu organizzata la staffetta della torcia, anche se il braciere era già stato usato nelle edizioni precedenti. Nella prima parte di Festa di popoli, si vede anche la cerimonia di apertura delle Olimpiadi e poi le gare, accompagnate da un commento entusiasta e dalle musiche composte da Herbert Windt.
Il tutto è montato per ottenere l’attenzione dello spettatore e intrattenerlo, ma è evidente che ciò che interessava a Riefenstahl non era mostrare le competizioni e le vittorie degli atleti migliori: si volevano rendere interessanti dal punto di vista cinematografico i movimenti dei corpi. Per farlo Riefenstahl usò la tecnica dello slow motion, le carrellate, tante diverse angolazioni di ripresa e molti primi piani, che combinati aumentano la drammaticità delle scene. Questo può anche essere considerato un difetto del suo film. Di sicuro è uno sforzo per aumentarne il valore estetico a prescindere dalla resa realistica delle performance degli atleti. L’esempio migliore di questo approccio è la scena dedicata ai tuffi, alla fine di Festa di bellezza: non solo i tuffi sono mostrati al rallentatore, alcuni sono anche stati montati al contrario e si vedono i tuffatori che emergono dall’acqua per volare in cima al trampolino.
All’inizio il montaggio sembra realistico, ma più la scena prosegue, più diventa astratta. In generale in Festa di bellezza, che inizia con immagini naturali, di alberi e animali, girate in un bosco, tutti gli aspetti estetici sono sottolineati. Le immagini hanno come un potere ipnotico grazie al montaggio.
Ovviamente nel film non si vedono solo gli atleti. Si vede Hitler che applaude i successi dei tedeschi e mostra disappunto quando loro vengono battuti. Una cosa interessante di Olympia, nonostante fosse un film di propaganda, è il modo positivo in cui vengono mostrate le performance e i successi degli atleti neri, primo fra tutti Jesse Owens, che vinse quattro medaglie d’oro in diverse discipline di atletica. Nel film si sente il commentatore che descrive più volte Owens «l’uomo più veloce del » e lo stesso Owens a un certo punto sorride alla telecamera.
Il fatto che in generale gli atleti americani e le loro vittorie abbiano un grande spazio potrebbe anche indicare un interesse di Riefenstahl a farsi notare a Hollywood, dove la regista andò dopo che il film fu ultimato, senza ricevere però una buona accoglienza (solo Walt Disney accettò di incontrarla) per via dei suoi legami con Hitler. Anche perché la sua visita avvenne poco dopo la cosiddetta “Notte dei cristalli” (9 novembre 1938) quando più di mille sinagoghe furono bruciate e 30mila ebrei di Germania, Austria e Cecoslovacchia furono portati nei campi di concentramento. All’epoca all’estero non si sapeva come fosse la vita degli ebrei tedeschi dall’emanazione delle leggi razziali, ma alcune notizie ogni tanto uscivano: Riefenstahl era negli Stati Uniti quando si seppe della “Notte dei cristalli” e la regista disse di non credere a quanto si diceva.
Leni Riefenstahl dopo la Seconda guerra mondiale
Leni Riefenstahl visse una vita molto lunga: morì a 101 anni, nel 2003. Dopo la guerra fu processata quattro volte per le sue attività filonaziste, ma fu sempre assolta perché non era stata coinvolta né nella guerra né nello sterminio degli ebrei. Fece però molta fatica a lavorare ancora nel mondo del cinema perché ormai la sua reputazione era compromessa. Dopo la sua morte, i suoi biografi stabilirono che i suoi rapporti con Hitler e Joseph Goebbels, il capo della propaganda nazista, furono molto più stretti di quanto lei abbia voluto far pensare alla fine della Seconda guerra mondiale. Inoltre più volte dopo la guerra si parlò della realizzazione del film Tiefland in cui Riefenstahl, grazie a un accordo con le SS, usò come comparse delle persone rom provenienti dai campi di concentramento di Maxlan-Leopoldskron e di Marzahn, dove tornarono alla fine delle riprese per essere mandati ad Auschwitz e in altri campi di sterminio.
Nel 1973, quando aveva 71 anni, Riefenstahl prese il brevetto per fare immersioni subacquee: fece una serie di reportage fotografici subacquei, dedicati in particolare alle barriere coralline, che furono pubblicati nel 1978 e nel 1992. Anche il suo ultimo film, il documentario del 2002 Meraviglie sott’acqua, è fatto con riprese sottomarine. Nel 2002 Riefenstahl si fece fare una lunga intervista in cui raccontò la sua vita.