Gli atleti che nascondono la marca delle scarpe
Forse li avete visti, ora che a Rio è iniziata l'atletica: è una cosa abbastanza diffusa, per questioni di sponsor
Le Olimpiadi del 2012 sono state l’evento più visto nella storia della televisione statunitense. Visto che tra Stati Uniti e Brasile non ci sono grandi problemi di fuso orario, ci si aspetta che le Olimpiadi di Rio superino quelle del 2012. Le gare olimpiche più seguite sono di solito quelle di atletica leggera, perché sono le più facili da seguire: tutti corrono, a tutti interessa chi è “l’uomo più veloce del mondo”. A molti interessa quindi sapere anche con che scarpe corrono Usain Bolt o il campione olimpico dei 10mila metri: potrebbe essere un’informazione utile nel decidere quali scarpe indossare quando alle sei di sera va a fare quattro chilometri di jogging.
Bolt indossa scarpe Puma, molti altri atleti indossano invece scarpe il cui logo non si vede perché è stato volutamente coperto da vernici, scotch o nastri adesivi. Il New York Times ha spiegato che i motivi sono due: in alcuni casi gli atleti non vogliono far vedere di che marca sono le scarpe che usano, in altri casi lo fanno per non far vedere che stanno indossando scarpe fatte da un marchio concorrente a quello che fa loro da sponsor.
Le scarpe di Johnny Dutch, un atleta che è senza uno sponsor da tre anni (Cal Sport Media via AP Images)
Quando sono gli atleti a scegliere in modo autonomo di non far vedere che scarpe usano è perché non hanno nessuno contratto di sponsorizzazione e vogliono quindi evitare di fare pubblicità gratuita a un marchio, rovinandosi magari la possibilità di firmare un contratto con una società diversa da quella che ha fatto le scarpe che indossano: gli sponsor sono il principale guadagno di molti atleti, soprattutto di quelli che vincono raramente premi. Quando gli atleti sono obbligati a nascondere la marca e il logo delle scarpe che indossano durante le gare, è perché hanno un contratto con un’altra azienda ma in quel momento stanno indossando scarpe della concorrenza. Lo fanno perché pensano siano migliori e più utili alla loro prestazione. Jeremy Taiwo è un atleta statunitense di 26 anni del decathlon, lo sport in cui si compete in 10 diverse discipline dell’atletica leggera. Taiwo è sponsorizzato dall’azienda statunitense Brooks e in molte discipline indossa scarpe Brooks. La società non produce però il tipo di scarpe che si usa per i salti e i lanci, dove Taiwo indossa Nike, Adidas e Asics: ogni volta deve nascondere loghi e marche, per far sì che non si veda.
Ci sono anche casi di atleti che devono coprire le loro scarpe perché stanno passando da un contratto di sponsorizzazione all’altro. Per esempio: se un centometrista dovesse avere firmato un mese fa un contratto con Adidas dopo la scadenza del precedente contratto con Nike, potrebbe scegliere di correre con le gare olimpiche con le sue vecchie Nike, che magari sono state realizzate su misura per lui, dopo mesi di test e ricerche sulla forma del suo piede e sul suo modo di correre. Quel centometrista apparirebbe sui cartelloni con le sue nuove Adidas, ma Adidas non avrebbe fatto in tempo a progettare e realizzare le sue nuove scarpe: e come sa chiunque fa sport a ogni livello, è meglio non arrivare alla gara importante con le scarpe nuove comprate la mattina.
Ci sono anche casi di atleti che hanno contratti di sponsor non in scadenza ma non sono soddisfatti delle loro scarpe e allora usano sempre quelle di un’altra marca. Le società che producono scarpe non la prendono però sempre bene. Mike Hazle, forte giavellottista statunitense di qualche anno fa, era sponsorizzato da Nike ma indossava scarpe Asics o Li-Ning (un’azienda cinese) perché le riteneva più comode. Hazle copriva però quei loghi e per farlo usava cose con il marchio della Nike. Non ci fu nessun problema per anni, fino a quando Hazle vinse il campionato statunitense e finì sulla copertina di un’importante rivista di atletica leggera. In quella foto si vedeva il marchio Li-Ning e Nike, che non la prese bene: sfruttò una clausola che impediva ad Hazle di firmare altri contratti con altre aziende senza però rinnovargli il contratto, nonostante nel frattempo fosse diventato un atleta molto importante. Il New York Times ha chiesto informazioni a Nike, che ha risposto che gli atleti che sponsorizza «devono indossare sempre i prodotti Nike, a meno che non ci sia un’eccezione specifica su cui Nike e l’atleta si sono accordati in precedenza». Succede con Derek Drouin, campione mondiale di salto in alto, che ha un contratto con Nike e sopra alle sue scarpe non-Nike indossa delle specie di calze, con sopra il logo Nike.
Derek Drouin (Ben Hoskins/Getty Images)
Nel 2013 successe invece che Brad Walker – un atleta di salto con l’asta vincitore di un oro ai Mondiali e detentore del record statunitense – mise del nastro adesivo sulle scarpe offertegli dal suo sponsor Nike. Disse di averlo fatto per necessità, perché le scarpe si stavano rompendo. La Nike decise di annullare il suo contratto con Walker.
Brad Walker (Bernd Thissen/picture-alliance/dpa/AP Images)
Secondo le stime di Forbes il giamaicano Usain Bolt, che corre i 100 e i 200 metri con scarpe Puma, prende circa 25 milioni di euro all’anno da Puma e gli sponsor sono la parte principale dei suoi guadagni. Altri atleti olimpici – quelli meno famosi, magari non da medaglia – guadagnano invece molto meno dagli sponsor: tra gli 8mila e i 22mila euro l’anno, scrive il New York Times. Vuol dire che tutte le questioni sugli sponsor e i problemi nel mostrare o no il logo delle scarpe che si usano non sono solo capricci, per atleti che campano praticamente quasi solo di questo.