Come se la passa Fidel Castro
Oggi compie 90 anni: perlopiù riceve capi di governo nel soggiorno di casa indossando una tuta, ma a Cuba continua ad avere un seguito quasi religioso
Lo scorso aprile, nella sua ultima apparizione ufficiale, Fidel Castro era seduto accanto al fratello Raul nella sala dove era in corso il VII Congresso del Partito comunista cubano. Indossava quella che è diventata la sua nuova uniforme: una camicia di flanella a quadri sotto una tuta di poliestere (Castro preferisce le marche Adidas e Puma). Nel 2006, in seguito a una malattia che aveva fatto temere per la sua vita, Castro ha delegato il potere al fratello Raul, ma dieci anni dopo esercita ancora una grande influenza sulla vita politica del paese. Nel suo discorso al Congresso, Fidel ha messo in chiaro quale sarà secondo lui il futuro di Cuba: «Le idee del comunismo cubano rimarranno!».
Castro partecipa raramente alle occasioni solenni della vita pubblica cubana. Le sue apparizioni più frequenti sono gli incontri privati con leader politici e religiosi nella sua casa di L’Havana. Castro accoglie gli ospiti indossando le sue inseparabili tute e quasi sempre nello stesso soggiorno, una stanza poco appariscente con qualche tocco kitsch. Lo stile casalingo di questi incontro è sottolineato dal fatto che le fotografie ufficiali distribuite alle agenzie vengono scattate dal suo secondogenito, il fotografo Alex Castro. Arrivato a 90 anni – che compie oggi – e affetto da malattie che spesso lo costringono a sparire per mesi, Castro oggi somiglia più a un nonno che un leader rivoluzionario.
Ma nonostante il suo comportamento dimesso, il “Líder Máximo” gode ancora di un seguito quasi religioso e di una profonda influenza sulla struttura del partito. Jon Lee Anderson, un giornalista del New Yorker esperto di Cuba e del Sud America, ha visitato l’isola ad aprile dopo la storica visita di Barack Obama, la prima di un presidente americano in più di 50 anni. Anderson racconta che dopo la partenza di Obama molti cubani aspettavano ansiosi il commento di Fidel, che per tutto il tempo della visita aveva lasciato la scena a sua fratello Raul, uno dei principali artefici del riavvicinamento tra i due paesi.
Il commento è arrivato sotto forma di una lettera lunga una pagina intera, pubblicata sul quotidiano di partito Granma. Castro non è arrivato a rimangiarsi le aperture del fratello, ma il suo tono era molto infastidito. Sotto il titolo “Al fratello Obama”, Castro spende parecchie righe per commentare il discorso tenuto dal presidente americano pochi giorni prima. Riferendosi a quando Obama ha ricordato le origini che entrambi i paesi hanno nella lotta alla schiavitù, Castro ha sottolineato che a Cuba è stata la rivoluzione comunista a mettere fine alle discriminazioni razziali e che il governo della minoranza bianca era appoggiato proprio dagli Stati Uniti. In una delle parti più dure, Castro ha rimarcato con forza: «Non ci serve nulla di quello che arriva dall’Impero».
Al congresso di aprile, poco dopo la visita di Obama, quando molti si aspettavano un cambio ai vertici del partito, sono stati riconfermati quasi tutti i membri della “vecchia guardia”, gli ultra-settantenni che hanno partecipato alle prime fasi del nuovo governo rivoluzionario. Si tratta di personaggi come Jose Ramon Machado Ventura, 86 anni, ex comandante delle milizie rivoluzionarie di Castro e oggi vice-presidente di Cuba. Pochi giorni fa, sull’Huffington Post, la giornalista cubana Miriam Leiva ha raccontato come la vecchia guardia consideri ancora Fidel Castro l’ultimo baluardo contro le aperture compiute da Raul. Nonostante il fratello sia riuscito a rimuovere molti dei suoi alleati dal partito, episodi come il congresso di aprile mostrano che le resistenze al cambiamento sono ancora molto forti.
La vecchia guardia non accetta le aperture di Raul, sostenendo che sono troppe e fatte troppo in fretta. Ma un cambiamento è necessario a Cuba: la crisi del Venezuela ha colpito duramente Cuba, che riceveva finanziamenti e petrolio a basso costo in cambio di appoggio politico e dell’invio di medici esperti. Ultimamente i negozi sono più vuoti del solito e sono iniziati dei blackout. L’economia crescerà dell’1 per cento nel 2016 (come in Italia: non un gran risultato quindi), mentre per il 2017 si prevede l’inizio di una recessione. La situazione non è grave come lo fu durante le crisi degli anni Novanta, ma, scrive Leiva, Raul deve usare “guanti di velluto” per mantenere la pace sociale. E deve anche aprire il paese, in modo che turisti ed investimenti esteri aiutino l’economia cubana a restare a galla. I cubani, racconta Anderson, dicono che basterebbe una sola parola di Fidel per fermare tutto e riportare indietro il paese di vent’anni. Resta da vedere se, passati i 90 anni, Castro ne avrà ancora la volontà e la forza.