Il judoka egiziano che non ha stretto la mano al suo avversario israeliano
Islam El Shahaby aveva ricevuto pressioni da alcuni gruppi conservatori egiziani per ritirarsi e non essere costretto ad incontrare l'Israeliano
Venerdì l’israeliano Or Sasson ha battuto l’egiziano Islam El Shehaby durante gli ottavi di finale nel judo maschile, nella categoria cento chilogrammi. Dopo l’incontro Sasson si è avvicinato per stringergli la mano ma El Shehaby si è rifiutato, venendo fischiato e contestato dagli spettatori.
Sasson ha battuto il suo avversario per ippon, l’equivalente del knock out nel pugilato: eseguendo una tecnica è riuscito a proiettare in aria il suo avversario, facendolo atterrare sulla schiena. Al momento di inchinarsi al suo avversario alla fine dell’incontro, come previsto dalle regole del judo sin dai livelli più bassi, El Shehaby ha semplicemente fatto un gesto con la testa, poi non ha voluto stringere la mano a Sasson. È un gesto estremamente raro nel judo, dove la correttezza nei confronti dell’avversario viene sottolineata da un inchino prima e dopo l’incontro.
Non è la prima volta che atleti di origine araba trattano con scarso rispetto quelli israeliani, e già in questa Olimpiade ci sono stati altri due episodi di presunta scortesia. Il governo egiziano e quello israeliano hanno rapporti molto più sereni rispetto al passato, ma molti egiziani rimangono comunque molti ostili a Israele. Quando il Comitato olimpico ha annunciato che era stata sorteggiata la coppia El Shehaby-Sasson, diversi gruppi conservatori egiziani hanno chiesto all’atleta di ritirare. La squadra egiziana ha annunciato che El Shehaby avrebbe disputato comunque l’incontro per evitare di mischiare lo sport con la politica.