La storia dell’atleta Callum Mouncey, diventata Hannah
È australiana, gioca a pallamano e potrebbe diventare la prima a passare dalla nazionale maschile quella femminile
Callum Mouncey era il nome di un atleta di pallamano che faceva parte della nazionale maschile australiana. Alla fine del 2015 Callum Mouncey ha cominciato un processo di transizione per il cambio di sesso. Ora si chiama Hannah e ha chiesto pubblicamente di poter essere considerata tra le donne convocabili per la nazionale femminile del suo paese: se dovesse succedere, Hannah Mouncey diventerà la prima atleta al mondo ad avere giocato sia in una nazionale maschile che in una femminile. Hannah Mouncey ha detto di voler partecipare alle competizioni internazionali a partire dal prossimo ottobre – cercando tra le altre cose di qualificarsi per le Olimpiadi di Tokyo del 2020 – e di essere in attesa del permesso dell’Australian Handball Federation (la federazione australiana di pallamano).
Hannah Mouncey ha 26 anni ed è alta 1 metro e 89. Nel 2013 ha partecipato ai Mondiali che si sono svolti in Spagna e nell’ottobre del 2015, dopo che la nazionale di pallamano di cui faceva parte non è riuscita a qualificarsi alle Olimpiadi di Rio 2016 – che cominceranno venerdì 5 agosto – ha iniziato il processo di transizione. La sua consapevolezza è arrivata tardi, durante un percorso di psicoterapia. Con la transizione non voleva tanto cambiare il proprio corpo, ha spiegato, ma modificare il modo in cui veniva vista dagli altri. Al quotidiano Canberra Times ha raccontato di aver preso la decisione molto velocemente mentre si trovava nella piscina sul tetto di un hotel in Qatar: ha detto di essere uscita, di essersi asciugata e di aver inviato un messaggio tramite Facebook a sua madre, perché voleva che fosse la prima a saperlo. A novembre ha cominciato il trattamento ormonale che si è concluso lo scorso maggio.
Qualche giorno fa Hannah Mouncey ha deciso di parlare pubblicamente della propria storia per promuovere e far accettare la diversità di genere nello sport: «Ho avuto contatti con un gruppo di Sydney chiamato Pride in Sport per dimostrare che sono tanti gli atleti e le atlete transessuali là fuori e che ci sono tanti atleti transgender che vivono un grande disagio». Mouncey ha poi parlato delle nuove regole introdotte dal Comitato Olimpico Internazionale e che hanno a che fare proprio con chi ha deciso di cominciare una transizione sessuale.
Il trattamento riservato alle atlete di sesso femminile, e alle donne intersessuali in particolare, ha una storia molto lunga e poco edificante. Nel gennaio del 2016 c’è stata comunque una svolta. Il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha stabilito che sarà possibile gareggiare tra le donne se nati come uomini o viceversa senza doversi sottoporre a un intervento chirurgico di riassegnazione del sesso (l’operazione chirurgica che interviene sui genitali), come era invece necessario prima.
La decisione era stata presa dopo alcuni casi molto discussi a livello internazionale: quello dell’atleta indiana Dutee Chand e quello dell’atleta sudafricana Mokgadi Caster Semenya. Le nuove linee guida, che riguardando tutte le federazioni sportive, stabiliscano come parametro per poter gareggiare nella categoria maschile o in quella femminile il livello di testosterone presente nel sangue. Il testosterone è un ormone che si trova principalmente nei maschi (è prodotto nei testicoli) e in misura minore nella donna come prodotto intermedio degli estrogeni, gli ormoni sessuali femminili. Per essere considerate delle donne questo livello non dovrà superare per un anno intero prima della competizione sportiva alla quale si vuole partecipare i 10 nanogrammi per litro. Prima, invece, il sesso biologico contava più dell’identità di genere e per partecipare nella categoria alla quale si sentiva di appartenere era necessario essersi sottoposti o sottoposte a un intervento chirurgico, seguito poi da almeno due anni di terapia ormonale. I livelli di testosterone di Hannah Mouncey sono già al di sotto di quelli che sono considerati i livelli richiesti, ed è per questo che l’atleta spera di poter gareggiare con la nazionale femminile già dal prossimo ottobre.