Il vertebrato vivente più vecchio del mondo
È lo squalo della Groenlandia, che secondo un nuovo studio può arrivare a vivere molti secoli
di Rachel Feltman – The Washington Post
Il vertebrato vivente più vecchio del mondo è uno squalo di cui probabilmente non avete mai sentito parlare. Gli abitanti della Groenlandia considerano la specie di squali locali – il Somniosus microcephalus – una scocciatura. Questo animale carnivoro, che quando raggiunge il pieno sviluppo ha delle dimensioni simili a quelle del grande squalo bianco, ha l’abitudine di rimanere impigliato nelle lunghe lenze che servono per pescare gli halibut. Quando viene catturato e ucciso, lo squalo deve essere fatto essiccare prima di poterne mangiare la carne o darla in pasto ai cani da slitta, perché la grande quantità di tossine contenute nei muscoli dell’animale può causare una sensazione simile all’ubriachezza.
Quando Peter G. Bushnell della University of Indiana di South Bend è arrivato in Groenlandia per fare delle ricerche scientifiche, gli sono probabilmente arrivate alle orecchie diverse di queste lamentele. Una in particolare era più interessante delle altre: quella che diceva che gli squali riuscivano a raggiungere un’età incredibilmente avanzata. In uno studio pubblicato giovedì 11 agosto dalla rivista Science, Bushnell e i suoi colleghi spiegano come questa specie di squali viva più a lungo di ogni altro vertebrato conosciuto sul pianeta. Anche se i loro metodi di datazione hanno un ampio margine di errore, gli scienziati stimano che gli squali possano vivere per quattro secoli o anche di più. Le stime più conservative sulla durata della loro vita – circa 272 anni – sono comunque di gran lunga superiori a quelle della balena della Groenlandia (Balaena mysticetus), che sembra possa vivere fino ai 211 anni. In quanto a longevità, lo squalo della Groenlandia potrebbe essere superato solo da una vongola di 507 anni. «La durata della vita dei grandi squali bianchi è nell’ordine degli 80 o 90 anni», ha detto Bushnell al Washington Post, «che è notevole…ma hei, non stiamo facendo una gara».
Il segreto della longevità dello squalo della Groenlandia è piuttosto semplice: questi pesci sono molto grandi e molto freddi. «Se ricordate le lezioni di chimica del liceo, sapete che la temperatura ha un grande effetto sulle reazioni chimiche», ha raccontato Bushnell. «Più una cosa si scalda, più velocemente avvengono le reazioni chimiche. Gli squali della Groenlandia vivono in acque con un temperatura di poco superiore al congelamento. I loro tessuti sono freddi, come le reazioni chimiche che avvengono al loro interno, compresi i processi metabolici che trasformano il cibo in carburante e fanno funzionare il loro corpo. È risaputo che i grandi animali hanno un metabolismo più lento rispetto a quelli piccoli: un topo ha un tasso metabolico di gran lunga superiore a quello di un elefante. Se il tuo tasso metabolico rallenta, rallenta anche tutto il resto all’interno del corpo, come il processo dell’invecchiamento». Stando ai dati preliminari raccolti, il tasso metabolico dello squalo della Groenlandia è «decisamente basso», ha detto Bushnell.
George H. Burgess, un ittologo e biologo della pesca del Museo di storia naturale della University of Florida che non è stato coinvolto nel nuovo studio, è d’accordo sul fatto che queste caratteristiche rendano probabilmente lo squalo della Groenlandia un vertebrato capace di vivere incredibilmente a lungo. «Immagino che se dovessi indicare la specie che secondo me vive più lungo, d’istinto, lo squalo della Groenlandia sarebbe in cima alla lista». Ma l’età massima indicata dallo studio di Science – ha aggiunto Burgess – è più alta di quanto la maggior parte degli scienziati si aspetterebbe. Questo non significa necessariamente che non sia corretta, ma solo che servono altri dati, soprattutto considerando il fatto che gli scienziati hanno usato una nuova tecnica per datare i reperti degli squali.
Quando si cerca di datare uno squalo della Groenlandia, la prima cosa da fare è cercare segni di test nucleari: a differenza dei pesci con più ossa, questi squali non hanno dei particolari “anelli di accrescimento” come quelli degli alberi. Per risalire alla loro età, i ricercatori usano la datazione al carbonio 14, cercando gli isotopi lasciati dal periodo in cui i test nucleari erano al loro apice. «Il picco di isotopi di radiocarbonio presenti nell’atmosfera è stato inglobato virtualmente in tutte le reti alimentari del pianeta, e quindi in tutti i tessuti degli esseri viventi», ha detto Bushnell. I ricercatori hanno cercato tracce degli isotopi al centro del cristallino dell’occhio degli squali che hanno esaminato. Dopo essersi sviluppato nel feto dell’animale, questo tessuto non ha molte interazioni con il mondo esterno e, in teoria, è in grado di fornire un’istantanea della situazione dell’atmosfera nel momento in cui lo squalo è stato concepito. Dei 28 esemplari femmine di squalo della Groenlandia esaminati dagli scienziati, solo i più piccoli hanno mostrato segni che indicano che la loro gestazione è avvenuta durante il periodo dei test nucleari, il che significa che gli squali più grandi avevano almeno 75 anni.
Da questo punto in avanti, ammette candidamente Bushnell, la datazione diventa più azzardata. I ricercatori possono usare la stessa tecnica di datazione per rintracciare i cambiamenti dei livelli di fondo di isotopi radioattivi, che però avvengono lentamente quando non c’è un periodo di picco a cui far riferimento. Quando i ricercatori hanno esteso i periodi di misurazione di solo qualche secolo, la tendenza ha raggiunto quasi lo zero. Aggiungendo altri fattori nel loro modello matematico – come per esempio il fatto che uno squalo più lungo dovrà essere anche più vecchio, e che con il tempo il tasso di crescita diminuisce – i ricercatori credono di aver determinato in modo ragionevolmente accurato l’età di tutti e 28 i loro squali. Sono in grado di dire con il 95 per cento di certezza che lo squalo più vecchio che hanno trovato aveva tra i 272 e 512 anni, ma sospettano abbia vissuto fino all’incirca a 390 anni. Burgess ha detto che il metodo deve essere confermato con studi ulteriori, e lo stesso vale anche per i risultati. «Bisogna vedere come funziona questa tecnica su altri animali».
Se le stime sono corrette, in media uno squalo della Groenlandia non raggiunge la maturità sessuale prima dei 150 anni. Per Burgess è questo il punto centrale dello studio. «Il fatto che possa avere una centinaio d’anni in più o in meno è quasi irrilevante», ha detto. «La cosa che conta è che questi animali vivono molto a lungo». Per via delle acque fredde dell’oceano profondo, molti pesci e altri animali che vivono nelle profondità del mare hanno una durata della vita simile, e devono raggiungere un’età analoga prima di potersi riprodurre. Al momento, lo squalo della Groenlandia, nonostante non sia molto amato dalle persone del posto, non è a rischio d’estinzione: non ci sono persone che cercano di pescare il pesce di proposito. Per Burgess i risultati dello studio, per quanto entusiasmanti, sono un promemoria di quanto fragile sia la vita nell’oceano profondo. «La morale, ovviamente, è che questo rende gli animali estremamente vulnerabili. In un’era in cui la tecnologia ci permette di muoverci nelle zone più profonde del mare – e in cui in realtà siamo obbligati a farlo, visto che siamo stati così bravi a esaurire i pesci nelle acque più superficiali – gli animali che ci vivono sono sull’orlo di un precipizio, e non c’è molto margine di errore».
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