L’ISIS sta perdendo a Sirte
Le milizie alleate al governo libico di unità nazionale hanno riconquistato un importante centro di comando dell'ISIS, ma per riprendere la città potrebbero volerci settimane
Mercoledì alcune milizie libiche, col sostegno degli attacchi aerei statunitensi, hanno conquistato una delle strutture più importanti di Sirte, la città libica che da oltre un anno è sotto il controllo dello Stato Islamico (o ISIS). Le milizie hanno ripreso Ouagadougou, che il Corriere della Sera ha definito «un massiccio palazzone in calcestruzzo costruito da una ditta italiana» e che per mesi era stato il centro di comando dello Stato Islamico il Libia. La vittoria di ieri è considerata molto importante nella guerra delle milizie libiche contro lo Stato Islamico, anche se non definitiva: il gruppo estremista controlla ancora le aree residenziali del centro di Sirte e ha cominciato a minare praticamente tutta la città, rallentando molto gli avanzamenti dei suoi nemici. La battaglia a Sirte è diventata una guerriglia urbana, di quelle lunghe e violente che si combattono per il controllo di ogni pezzo di città.
Le milizie che stanno combattendo contro lo Stato Islamico a Sirte sono per lo più quelle di Misurata, città costiera della Libia occidentale che si trova tra Tripoli e Bengasi: sono considerate l’esercito del nuovo governo libico di unità nazionale, quello guidato dal primo ministro Fayez Serraj e sostenuto dalle Nazioni Unite. Nonostante il nome, il nuovo governo non è davvero di unità nazionale: nell’est della Libia, a Tobruk, ha sede un altro governo, che non riconosce l’autorità di Serraj e che è identificato in Khalifa Haftar, un generale molto potente che combatte sia lo Stato Islamico che altre milizie islamiste (Haftar è sostenuto soprattutto dall’Egitto e dagli Emirati Arabi Uniti, e prima che si insediasse Serraj anche da molti governi occidentali). La presenza di due governi rende ancora più complicata la guerra contro lo Stato Islamico e ancora più significativa la riconquista di Ouagadougou, che ha un’importanza particolare.
Come ha spiegato Lorenzo Cremonesi sul Corriere, il complesso di Ouagadougou era stato voluto dall’ex presidente libico Muammar Gheddafi per simboleggiare il rapporto privilegiato della Libia con gli altri paesi africani. Le sue truppe lo avevano usato come base militare durante l’ultima fase della guerra del 2011, e poi – più di recente – era stato conquistato dallo Stato Islamico: «Nei suoi sotterranei si trovano depositi di cibo e munizioni, i suoi muri spesso di cemento armato rappresentano ottime difese contro le bombe», ha scritto Cremonesi.
Oltre alle milizie libiche, non è chiaro chi stia partecipando alla battaglia di Sirte. Da diversi mesi si parla della presenza in Libia di forze speciali statunitensi, britanniche, francesi e italiane, soprattutto con funzioni di intelligence e raccolta informazioni sullo Stato Islamico. Probabilmente le forze speciali americane si stanno occupando anche di guidare gli attacchi aerei compiuti dalla loro aviazione militare (è una cosa molto importante, che gli americani preferiscono fare loro stessi piuttosto che incaricare degli alleati non sempre affidabili). Vincenzo Nigro, inviato di Repubblica a Tripoli, ha scritto che i britannici stanno ricoprendo un ruolo ancora più importante: starebbero guidando le operazioni delle milizie anti-ISIS, decidendo per esempio cosa colpire e quando.
Per quanto riguarda gli italiani la storia è un po’ diversa. Il governo italiano ha sempre smentito la presenza di forze speciali in Libia, nonostante diverse inchieste giornalistiche mostrassero il contrario. Mercoledì Repubblica ha scritto però che questa ipotesi sarebbe stata confermata da un documento segreto inviato dal governo al Copasir (il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, l’organo del Parlamento che si occupa di controllare i servizi segreti). Gli uomini delle forze speciali italiane sarebbero in Libia con compiti di addestramento per l’esercito libico fedele a Serraj, soprattutto nel settore dello sminamento. Nigro ha ricostruito così quello che il governo libico ha chiesto all’Italia, e quello che l’Italia ha dato finora al governo di Serraj:
«Sono state chieste tre cose: schierare una nave ospedale, ma anche su questo l’Italia da due mesi non ha dato risposta. Schierare allora un ospedale da campo oppure trasferire dei chirurghi in sicurezza all’ospedale di Misurata. E ancora niente. Oppure addestrare gli sminatori. La collaborazione sullo sminamento ci viene confermata in persona dal capo dell’unità di sminatori di Tripoli schierata a Sirte.»
L’assalto a Sirte è cominciato lo scorso maggio. Da allora molti combattenti delle milizie anti-ISIS sono morti colpiti da cecchini o a causa delle mine messe ovunque in città. Per settimane i bombardamenti statunitensi sono stati sporadici, un fattore che sembra avere contribuito a rallentare le operazioni di riconquista di Sirte, mentre nelle ultime ore si sono intensificati. Nonostante le recenti vittorie, diversi analisti pensano che la riconquista completa di Sirte potrebbe non essere così rapida: potrebbero volerci ancora diverse settimane, nel migliore dei casi.