C’è un pericolo terrorismo alle Olimpiadi di Rio?
Per ora non ci sono particolari allarmi, ma l'ISIS sta diffondendo la sua propaganda anche in portoghese e la polizia brasiliana si sta preparando a eventuali attacchi
Il 21 luglio, due settimane prima dell’inizio delle Olimpiadi in Brasile, la polizia federale brasiliana ha arrestato dieci persone – a cui poi se ne sono aggiunte altre due, tutte di nazionalità brasiliana – sospettate di pianificare degli attacchi terroristici durante i Giochi olimpici. I dieci sospetti facevano parte di un gruppo islamista estremista chiamato “I difensori della sharia”: non si erano mai incontrati di persona e comunicavano tra loro usando dei nomi in codice in arabo, anche se nessuno sembra avere origini arabe. Il ministro della Giustizia brasiliano, Alexandre de Moraes, ha detto che i sospetti avevano partecipato a una cerimonia online di iniziazione allo Stato Islamico (o ISIS), avevano discusso di prendere lezioni di arti marziali e di comprare su internet un fucile di assalto dal Paraguay. Nonostante molti brasiliani abbiano reagito a tutta la storia con sarcasmo e divertimento – per esempio un utente Twitter ha paragonato il comportamento dei sospettati a un film di Chuck Norris e in diversi hanno ipotizzato che la polizia brasiliana si fosse inventata tutto –, la notizia degli arresti ha fatto il giro del mondo: perché del pericolo di attentati in Brasile durante le Olimpiadi si parla da tempo, anche se fino ad ora non sono emerse minacce concrete al riguardo.
La paura che possa succedere qualcosa di grave a un’Olimpiade non è una cosa esclusiva dei Giochi a Rio de Janeiro. Già nelle ultime edizioni le misure di sicurezza attorno alle gare e alle strutture olimpiche erano state particolarmente massicce, preparate per il timore di attentati terroristici. In Brasile l’allerta sta raggiungendo livelli notevoli: sia per i recenti attacchi in Europa e l’esplicita richiesta dello Stato Islamico di colpire a Rio, sia per l’inesperienza delle autorità brasiliane nell’affrontare minacce terroristiche di questo tipo.
Da settimane lo Stato Islamico sta traducendo il suo materiale di propaganda anche in portoghese, una lingua che fino a poco tempo fa il gruppo ignorava. Il 19 luglio un canale Telegram dello Stato Islamico ha consigliato ai cosiddetti “lupi solitari” di ogni paese del mondo di andare in Brasile per compiere attacchi, elencando anche 17 modi diversi per colpire i nemici. Lo stesso canale aveva consigliato in precedenza di prendere ispirazione dal massacro degli atleti israeliani durante le Olimpiadi di Monaco del 1972, compiuto da alcuni terroristi palestinesi di “Settembre nero”. Uno degli obiettivi che lo Stato Islamico cerca di raggiungere con questi messaggi, ha scritto il New York Times, è quello di reclutare terroristi in Brasile e inserirli in una rete che dichiari la propria fedeltà ad Abu Bakr al Baghdadi, il leader del gruppo.
Da mesi gli agenti dell’antiterrorismo statunitense stanno addestrando quelli dell’antiterrorismo brasiliano, soprattutto riguardo al pericolo di attacchi chimici e biologici: gli agenti brasiliani, per esempio, hanno osservato le misure di sicurezza messe in piedi dagli americani in occasione di grandi eventi sportivi, come l’ultimo Superbowl, lo scorso febbraio. La collaborazione riguarda anche l’individuazione di alcuni possibili obiettivi non direttamente legati alle strutture olimpiche, come bar e ristoranti che potrebbero essere presi di mira dai terroristi. Gli stessi arresti di luglio – quelli del gruppo “I difensori della sharia” – sono stati compiuti grazie ad alcune informazioni raccolte dall’FBI e poi passate alle autorità del Brasile. Il Brasile sta collaborando anche con l’antiterrorismo francese, soprattutto sulla sicurezza dei sistemi ferroviari e degli aeroporti. Gli americani, ha scritto il New York Times, sono stati a lungo preoccupati che il governo brasiliano potesse prendere alla leggera le minacce del terrorismo islamista, anche perché il Brasile si è sempre rifiutato di prendere posizioni nette riguardo ai contrasti del Medio Oriente. Gli ultimi attacchi compiuti in Europa hanno fatto però cambiare atteggiamento anche al governo brasiliano: per esempio a marzo la presidente Dilma Rousseff ha firmato una legge antiterrorismo che rafforza i poteri del governo riguardo ad arresti e detenzione di sospetti terroristi.
Agenti di polizia brasiliani durante un’esercitazione militare in collaborazione con la polizia nazionale francese nella metropolitana di Rio de Janeiro (YASUYOSHI CHIBA/AFP/Getty Images)
Il risultato è che le misure antiterrorismo sono state incrementate intorno a tutti i bersagli ritenuti più sensibili. Sabato, il primo giorno di gare, diversi eventi – tra cui alcune gare di ginnastica ed incontri di boxe – si sono svolti con gli spalti in gran parte vuoti e con gli spettatori bloccati nelle lunghe code per i controlli di sicurezza. Ieri sera, la polizia ha fatto esplodere un bagaglio incustodito, abbandonato vicino alla zona di arrivo della gara maschile di ciclismo su strada.
Per il momento, comunque, non sembra esserci troppa preoccupazione in Brasile per eventuali attacchi terroristici; probabilmente, ha scritto il Financial Times, perché i brasiliani si trovano ad affrontare una diversa forma di terrore a frequenza quotidiana:
«Solo nello stato di Rio, vengono uccise di media 13 persone al giorno. I crimini macabri riempiono le pagine dei giornali. Prendiamo come esempio giovedì della scorsa settimana: si è parlato di una donna che ha investito un bambino con un quad, di un’adolescente che ha accoltellato il suo ragazzo mentre facevano sesso, di un 15enne che ha preso a bottigliate un bambino e poi lo ha gettato in un canale, di un pompiere che ha ucciso un’insegnante nella sua classe, e di molti furti violenti. Un giorno come un altro in Brasile.»