Sta per uscire il videogioco con dentro un universo
Matteo Bordone racconta su Internazionale cos'è e com'è nato “No man's sky”, un videogioco di esplorazione spaziale tra i più attesi dell'anno
Il 10 agosto uscirà per Playstation 4, e il 12 per PC, No man’s sky, un videogioco di ambientazione spaziale tra i più vasti e ambiziosi che siano mai stati realizzati. Le dinamiche di No man’s sky sono abbastanza simili a quelle dei tradizionali giochi di esplorazione spaziale. Il giocatore deve esplorare pianeti e raccogliere risorse per migliorare la propria nave spaziale con cui può commerciare o scontrarsi con altri giocatori. La caratteristica unica di No man’s sky è la vastità dell’universo in cui il giocatore può compiere queste azioni. Grazie a un algoritmo che disegna i pianeti e le razze aliene che lo abitano, l’universo di No man’s sky è composto da più di 18 miliardi di miliardi di pianeti (di questo sistema avevamo parlato qui). Come ha scritto Matteo Bordone, che ha raccontato il gioco su Internazionale: «Se un giocatore molto meticoloso volesse visitarli tutti stando su ogni pianeta solo un secondo, ci metterebbe 584 miliardi di anni».
La prima volta che ho incontrato Sean Murray è stato a Colonia, in occasione della Gamescon (principale fiera europea del settore) di due anni fa. Murray è un bel ragazzo inglese, luminoso nello sguardo, rilassato nei modi e nell’abbigliamento, uno che a occhio comunica una sicurezza spensierata.
Ma quel giorno doveva raccontare per la prima volta ai mezzi d’informazione l’idea che lui e pochi altri nerd ossessivi noti come Hello Games avevano cominciato a realizzare con l’aiuto di PlayStation. Salutati i presenti, una ventina di giornalisti, Murray aveva cominciato a dire che stava per succedere un disastro, che il gioco era troppo indietro, che sarebbe stato fatto a pezzi, che gli spiaceva molto essere in quella situazione e che avrebbe preferito che noi non fossimo lì.
Noi ovviamente ci eravamo guardati l’un l’altro con un certo stupore. Anche perché in genere alle fiere sono tutti sorridenti, emozionati all’idea di mostrare il loro fantastico gioco ai giornalisti e ansiosi di darlo al pubblico il prima possibile. O almeno così dicono, con una formula talmente standard che non ci si crede mai.
Invece Murray, toccandosi la testa e la barba con nervosismo, era andato avanti a lagnarsi per 23 minuti (ho preso nota). Poi si era reso conto che non c’era modo di evitare il confronto, aveva fatto una breve pausa, e con rassegnazione aveva cominciato a mostrarci una versione primordiale di No man’s sky. Tutti erano rimasti colpiti dalla paranoia dell’uomo, prima, e a bocca aperta per il gioco, poi.