Il primo che ha “finito” Pokémon Go
Ha 28 anni, vive a Brooklyn e ha preso tutti i 142 Pokémon che ci sono negli Stati Uniti: ora sta girando il mondo per cercare quelli che gli mancano
Pokémon Go, il gioco per cacciare i Pokémon sfruttando la realtà aumentata, è molto difficile da “finire”: sia perché viene continuamente aggiornato, sia perché non ha un vero e unico obiettivo finale; ma si può tentare di catturare tutti i Pokémon esistenti, che al momento in Pokémon Go sono 151: «Gotta catch ‘em All», come si dice. Per ora non sembra esserci riuscito nessuno: alcuni Pokémon sono rarissimi e si trovano solo in alcune parti del mondo, altri non sono stati ancora avvistati, ma da qualche parte dovrebbero esserci. Per finire il gioco si dovrebbe girare il mondo e avere tanto tempo a disposizione. Intanto, il primo a catturare tutti i Pokémon disponibili nella sua area geografica è stato Nick Johnson, che ha 28 anni, vive a New York e lavora per Applico, una startup specializzata in tecnologie mobile. Johnson ha catturato un esemplare di ognuno dei 142 Pokémon che si pensa siano disponibili negli Stati Uniti: in tutto ha catturato 4.629 Pokémon, ha fatto schiudere 303 uova e ha camminato per più di 150 chilometri. Ora sta girando a caccia di Pokémon, con aerei e hotel di lusso pagati, ma ci arriviamo tra un po’.
Il 142esimo Pokémon catturato da Johnson è stato un Omastar, ottenuto facendo evolvere un Omanyte. Johnson ha “finito” il gioco il 21 luglio: prima ha pubblicato un’immagine su Reddit, accompagnata dal testo: «Ho catturato tutti i Pokémon disponibili negli Stati Uniti»; poi ha contattato Matt Weinberger, un suo amico che lavora per il sito Business Insider e che ha raccontato la sua storia. Per arrivare a 151, a Johnson mancano tre Pokémon rari che si trovano solo in certe aree del mondo e altri 6 che per ora sembrano introvabili. Johnson vive a Brooklyn e a differenza di altri che hanno mollato tutto per andare a caccia di Pokémon è riuscito a finire Pokémon Go nel tempo libero: una volta uscito dal lavoro, più o meno verso le sei di sera, iniziava a camminare per Brooklyn e Manhattan, anche per diverse ore. L’app contapassi sul suo iPhone dice che nelle due settimane che ha impiegato per prendere i suoi 142 Pokémon ha percorso in media 12 chilometri al giorno (Pokémon Go conta invece solo i passi fatti quando l’app è aperta). Ha anche detto di essere dimagrito di circa tre chili.
Johnson fa parte della squadra rossa e ha iniziato il gioco con Squirtle, ma solo perché non aveva capito che avrebbe potuto scegliere Charmander, volendo. Il Pokémon più difficile da prendere è stato il penultimo, un Porygon, quello famoso soprattutto per essere stato protagonista dell’episodio della serie animata che causò centinaia di casi di epilessia in Giappone e che fu censurato nel resto del mondo. Per catturare il suo Porygon, Johnson è dovuto andare in New Jersey, che confina con lo stato di New York: lì ha preso un’auto Uber e si è messo a girare finché non l’ha trovato. Il suo primo consiglio per giocatori di Pokémon è piuttosto semplice: «compratevi un buon paio di scarpe». Ne ha poi dato un altro, che implica spendere soldi nel gioco: secondo lui quelli investiti meglio sono quelli per gli incubatori delle uova.
Qualche giorno dopo l’articolo di Business Insider, la storia di Johnson è stata raccontata da molti altri siti e giornali. Alcuni hanno intervistato Johnson, che di volta in volta ha aggiunto dettagli alla sua storia. A Rolling Stone ha raccontato che giocò ai primi videogiochi sui Pokémon, – Pokémon Rosso e Pokémon Blu, di fine anni Novanta – e che in entrambi i casi riuscì a prendere tutti i Pokémon possibili. Johnson ha detto di avere iniziato a giocare a Pokémon Go per lavoro, più che per passione. Oltre a lavorare per Applico, è stato coautore di Modern Monopolies, un libro che prova a spiegare i modelli economici di Google, Snapchat, Tinder e altre società tecnologiche: si è messo a giocare per capire perché un prodotto di questo tipo avesse avuto così tanto successo, ha specificato. Poi, pian piano, ci ha preso gusto. A Mic ha detto che il Pokémon di cui ha più esemplari è Pidgey: «a Manhattan e a Brooklyn sono ovunque. Secondo i dati del gioco ne ho presi 626 e ne ho visti 761. Forse ho visto più Zubat, ma ho iniziato a ignorarli quasi subito, perché sono davvero noiosi».
Dopo Johnson, che ha finito Pokémon Go il 21 luglio, si sono fatti avanti altri utenti che hanno detto di aver fatto la stessa cosa: BBC ha raccontato per esempio la storia di Sam Clark – che dice di aver preso tutti quelli disponibili nel Regno Unito (per ora non sembra esserci il primo italiano ad avere fatto la stessa cosa). Nel frattempo Johnson ha cominciato a mettersi in contatto con siti che si occupano di viaggi per trovare qualcuno che fosse disposto a sponsorizzare un suo giro per il mondo a caccia di Pokémon. E ci è riuscito: pochi giorni fa Marriott – la società che gestisce lussuosi alberghi in giro per il mondo – ed Expedia – un famoso sito di viaggi – sono diventati gli sponsor di Johnson. Lui e la sua ragazza sono partiti per il viaggio a caccia di Pokémon: hanno già fatto tappa a Parigi, dove Johnson ha trovato Mr. Mime.
#MrMime is Mr. Mine. #gottacatchemall #FriendOfMR #NickKetchum @MarriottRewards pic.twitter.com/iowIB71Oai
— Nick Johnson (@NLJ_1) July 30, 2016
Johnson – che ora è da qualche parte tra l’Asia e l’Oceania – ha detto di contare molto sull’aiuto delle comunità locali di giocatori di Pokémon Go. Comunque vada la caccia, alla fine del viaggio Johnson e ragazza potranno passare qualche giorno di vacanza al Mariott Hotel di Tokyo. Johnson sta raccontando dove va, cosa fa e quali Pokémon vede e cattura sul suo profilo Twitter e su Snapchat (si chiama nja212).