Musical.ly, per anziani
Perché se avete più di 20 anni è improbabile che abbiate sentito parlare del social network per fare video popolarissimo negli ultimi tempi
Musical.ly è un’applicazione diffusa nel luglio del 2014 da una startup cinese. Ha ottenuto un successo notevole tra gli adolescenti prima negli Stati Uniti e poi nel resto del mondo. Se non avete contatti con persone tra i 12 e i 16 anni è probabile che non abbiate idea di cosa sia, se al contrario avete figli, amici, nipoti in quella fascia d’età è quasi certo che almeno una volta ne abbiate sentito parlare. Come lo hanno definito i suoi fondatori, Musical.ly è un “social network di video”: ha molto in comune con Vine, il social network con cui si condividono video brevi, e con Dubsmash, quell’applicazione per fare video fingendo di cantare canzoni di altri, ma è per certi versi una cosa più simile a “fare il karaoke sulla propria canzone preferita davanti allo specchio del bagno”. Musical.ly è strano e difficile da raccontare. Per cominciare: quelli che lo usano si chiamano “muser”.
Con Musical.ly si possono girare dei video di circa quindici secondi: si può ballare o cantare in playback su delle canzoni scelte fra una lista piuttosto vasta già presente sul social e che sono divise per categorie (popolari, dance, rap e così via) o si possono riprodurre sempre in playback brevi spezzoni tratti da serie tv, cartoni animati o film. C’è anche la possibilità di aggiungere dei filtri (bianco e nero, ad esempio) o degli effetti ai video che si registrano. Gli effetti sono cinque: epic e slow rendono la canzone veloce o velocissima mentre si registra e il video finale viene mostrato al rallentatore; con norm sia la canzone che il video sono alla velocità originale; fast e lapse rendono la canzone lenta e lentissima durante la registrazione e il video finale molto veloce. Come con Vine, anche su Musical.ly si può registrare “a scatti” interrompendo e riprendendo la registrazione come si preferisce, e questo aiuta a creare effetti strani dando tempo di spostare il telefono o organizzare coreografie quando si fanno video di gruppo. Dopo aver girato il video c’è la possibilità di salvarlo in privato sul proprio profilo di Musical.ly oppure di condividerlo sui social che accettano video come Instagram, Facebook, Twitter o direttamente su Musical.ly. C’è anche la possibilità di girare i video usando la propria voce o in livestream tramite un’applicazione collegata, Live.ly.
I video che si girano con Musical.ly – che si chiamano a loro volta Musically – quindi, sono uno strano montaggio in cui audio e immagini sono molto veloci o molto lenti, spesso in modo discordante. Si è comunque diffusa una modalità particolare e specifica per girare questi video. Da fuori, funziona così: si vede qualcuno che tiene il telefono con una mano, che lo fa andare su e giù davanti a sé facendo delle facce strane, muovendo le labbra e facendo dei gesti con la mano libera. Ogni gesto della mano libera è in pratica accompagnato da un movimento opposto della mano che regge il cellulare. Per esempio: quando la muser porta la mano destra in basso, la mano sinistra con il telefono andrà in alto. C’è anche la possibilità di avere entrambe le mani libere e di non doverne usare una per tenere premuto il tasto rosso di registrazione: basta impostare un’opzione che permette di far partire la registrazione dopo 5 secondi.
Il profilo personale di ogni utente su Musical.ly è simile a quello di Instagram: ci sono una foto profilo e il proprio nome utente, c’è il numero delle persone che si seguono, il numero di “fan” che si hanno e il numero di “like” che si sono messi ai video degli altri. Più in basso ci sono i propri video pubblicati e una cartella con i video privati. Nella pagina “home” ci sono i video delle persone che si seguono, c’è la pagina delle notifiche e quella per cercare altri utenti. I video si possono pubblicare con degli hashtag che, come su altri social network, servono da categorie per l’indicizzazione. Nei primi sei mesi dopo l’uscita, Musical.ly è stata tra le prime 25 applicazioni gratuite più scaricate nella classifica di iTunes, ha raccolto 100 milioni di dollari di finanziamento, ha un valore stimato intorno ai 500 milioni di dollari e ha 100 milioni di utenti. Molti artisti famosi hanno cominciato ad usarla per lanciare le loro nuove canzoni. L’applicazione è popolare soprattutto tra i ragazzi più giovani, anzi, tra le ragazze: il 75 per cento di chi la usa è di sesso femminile e il 54 per cento ha tra i 13 e i 24 anni. Musical.ly è molto intuitivo da usare le prime volte, ma ci vuole un po’ di “esperienza” per non risultare goffi nei video che si fanno.
When you get to the party right as the song drops @codyko 💯 Un video pubblicato da musical.ly (@musical.ly) in data:
Gli utenti più popolari di Musical.ly hanno milioni di follower e centinaia di migliaia di “like” sui loro video. Jacob Sartorius è un tredicenne che è diventato una specie di celebrità: ha quasi 9 milioni di follower e grazie a Musical.ly ha inciso e pubblicato una canzone vera che è stata nella classifica delle prime dieci più scaricate da iTunes. Molto popolare è anche “Baby Ariel” (15 anni, più di 11 milioni di follower), che è praticamente tutti i giorni ai primi posti della classifica di Musical.ly (ci si arriva in genere con 3-4 milioni di like in 24 ore). Altri ragazzini molto popolari sono Blake Gray (15 anni, 2,5 milioni di followers), Johnny Orlando (13 anni, 2,3 milioni), Cameron Dallas (8,6 milioni), Lisa and Lena (7,7 milioni). Vengono anche organizzati dei tour collettivi con i “musers” più famosi che vanno in giro per il mondo a incontrare i fan che non chiedono foto o autografi, ma di girare con loro un video.
Secondo alcuni, Musical.ly potrebbe danneggiare l’industria discografica e musicale. «I contenuti di dimensioni ridotte sono il più grande cambiamento per la musica dopo i video musicali» ha spiegato invece Alex Hofmann, uno dei dirigenti di Musical.ly. Secondo lui questi video possono essere considerati come milioni di piccoli annunci pubblicitari per le canzoni che possono dunque favorire il settore e avere conseguenze positive su iTunes e Spotify.
In un lungo articolo pubblicato su Elle, Elspeth Reeve ha provato a spiegare da dove arrivi il successo di Musical.ly. Secondo lei dal fatto che sia in fondo molto semplice partecipare: basta seguire le regole del gioco e – anche se non si ha nulla di particolare da dire – si possono produrre contenuti apprezzati. L’esempio che fa Reeve è YouTube: i ragazzi e le ragazze che provano ad avere successo come youtuber – che sono comunque spesso giovani e molto belli – devono per forza avere qualcosa da dire, mentre su Musical.ly è per certi versi più facile riuscire a fare qualcosa di bello. Questo naturalmente non vuol dire che chiunque possa avere successo su Musical.ly, il fatto che sia per certi versi più semplice non toglie che per saperlo usare bisogna conoscere i trucchi del mestiere. Jacob Sartorius, per esempio, è bravissimo nel modo in cui si muove, ammicca, si tocca i capelli e il collo mentre canta: gira il volto di tre quarti per mettere in evidenza gli zigomi e inclina la testa in avanti per far sembrare più grandi i suoi occhi. Chi ha successo, inoltre, sembra avvicinabile senza particolari mediazioni: è uno tra gli altri che gira un video cantando allo specchio del bagno di casa sua. Il fatto che il pubblico e gli utilizzatori di Musical.ly abbiano tutti la stessa età, inoltre aiuta processi di immedesimazione: Xavier Di Petta, esperto di social network e marketing, ha spiegato a Elle che anche se molte ragazze di 14 anni impazziscono ancora per Justin Bieber (che ora ha 22 anni), su Musical.ly possono trovare qualcuno che davvero potrebbe essere il loro fidanzato.
Musical-ly ha sede a Shanghai e ha un gruppo di lavoro anche a San Francisco: è stata fondata da Luyu Yang e Alex Zhu, un ingegnere che aveva lavorato in SAP SE, una multinazionale tedesca che produce software. Credendo molto nei MOOC (Massive Open Online Courses), corsi aperti e disponibili in rete per la formazione a distanza, Yang e Zhu crearono un’applicazione che sfruttava i video per aiutare gli educatori e gli utenti nell’apprendimento online: raccolsero 250 mila dollari e fondarono Cicada. Il progetto non ebbe però successo: gli insegnanti avevano difficoltà a riassumere le loro competenze e il contenuto dei corsi, ci voleva troppo tempo per creare un video, non era divertente e non attirava gli adolescenti. Zhu si ritrovò vicino al fallimento con solo l’8 per cento dei finanziamenti che aveva ricevuto, ma invece di restituire quello che gli era rimasto decise di farsi venire una nuova idea.
Intervistato da Business Insider Zhu ha raccontato che mentre si trovava su un treno a Mountain View, nella contea di Santa Clara in California dove c’è la sede di Google, vide un gruppo di ragazzini: la metà di loro ascoltava musica, l’altra metà si faceva foto e video, li modificava e poi li condivideva con gli amici. Decise dunque di combinare tutte queste cose e di costruire un social network per i video musicali. Zhu e Yang svilupparono la prima versione di Musical.ly in 30 giorni e la lanciarono nel luglio del 2014. In un giorno l’applicazione venne scaricata da 500 persone che cominciarono ad usarla più volte al giorno. Per i successivi 10 mesi l’applicazione continuò a crescere, ma troppo lentamente per salvare la società dal fallimento. Nell’aprile del 2015 vennero fatte alcune modifiche e il logo all’interno dei video venne riposizionato (quando i video venivano condivisi su Instagram o Twitter il logo non era visibile): due mesi dopo Musical.ly divenne la prima applicazione di iTunes e da allora non è mai scesa sotto il quarantesimo posto. Con i primi risultati arrivarono anche i primi investitori. Lo scorso giugno è stata lanciata un’applicazione collegata a Musical.ly, Live.ly, un servizio di streaming simile a Periscope.