Cosa sta succedendo alle banche italiane
Da due giorni stanno perdendo molto in Borsa: c'entrano gli "stress test" di venerdì e il timore che il salvataggio di MPS sarà più difficile di quanto annunciato
Da lunedì le banche italiane sono nuovamente in grande difficoltà e stanno perdendo molto in borsa; alle 13 di martedì l’indice bancario italiano perde più del 3,5 per cento. Unicredit, che insieme a Banca Intesa è il più importante istituto di credito italiano, ha perso ieri il 9,4 per cento. Banca Monte dei Paschi di Siena (MPS), la banca italiana di grosse dimensioni che si trova più in difficoltà, lunedì è riuscita a chiudere in positivo ma martedì è tornata a perdere di nuovo.
I risultati di questi giorni arrivano dopo la pubblicazione degli stress test dell’Autorità bancaria europea, una serie di simulazioni sulla salute delle principali banche europee in una situazione di crisi economica. Gli stress test hanno evidenziato tra le altre cose il gravissimo stato in cui si trova MPS – l’unica tra le 51 banche esaminate che alla fine della simulazione è risultata insolvente, cioè fallita – e una situazione di Unicredit peggiore del previsto; Banca Intesa, Banco Popolare e UBI hanno invece ottenuto risultati superiori alle aspettative. I timori per Unicredit e MPS stanno pesando su tutto il sistema bancario, da tempo ritenuto uno dei più deboli e problematici d’Europa (della questione se n’era occupato anche l’Economist un mese fa, che aveva dedicato alla situazione delle banche italiane il suo editoriale di copertina).
I problemi del settore bancario italiano sono noti oramai da anni e hanno un’origine soprattutto locale: dirigenti e sistemi di governance antiquati, frequenti collusioni con la politica, molte più filiali e dipendenti di quanti siano giustificati dalle dimensioni degli istituti e una sorta di campanilismo finanziario che ha portato alla nascita di decine di istituti minuscoli e spesso poco efficienti. Il problema di cui si parla in questi giorni, direttamente collegato a quelli di più lunga durata, è quello dei cosiddetti NPL, cioè i crediti deteriorati che “pesano” sui bilanci delle banche e rendono difficile erogare nuovi prestiti.
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha detto in questi giorni che la situazione di MPS è oramai risolta, ma gli operatori di mercato continuano a vendere le azioni della banca. L’ottimismo di Renzi deriva dal piano di salvataggio della banca annunciato ufficialmente venerdì scorso. In molti però non sono ancora convinti che il piano avrà successo, come ha scritto oggi Stefano Righi sul Corriere della Sera. Il piano prevede un aumento di capitale da 5 miliardi di euro, che potrà avvenire solo dopo che Atlante, un fondo privato creato con il sostegno del governo italiano, avrà rilevato 9,7 miliardi di sofferenze, la tipologia di crediti deteriorati più difficile da riscuotere.