Dovremmo smettere di guardare i trailer?
Sono troppi – siamo arrivati a guardare i trailer dei trailer, ormai – e mostrano così tante cose da rovinare i film che vogliono promuovere
In tutto l’anno non ci sono quattro giorni in cui escono così tanti trailer importanti come nei quattro giorni del Comic-Con di San Diego, che quest’anno è durato dal 21 al 24 luglio ed è una grandissima convention in cui chi produce film, videogiochi, serie tv e fumetti ne parla e li presenta al pubblico. Il modo migliore per presentare e promuovere un film è un trailer, e lo è da decenni. Negli ultimi anni – diciamo gli ultimi dieci – i trailer però sono cambiati: non sono più solo quella cosa che si vede al cinema prima di un film, sono quella cosa che si cerca su internet per placare l’attesa per l’uscita di un film e che i produttori usano per aumentare l’attesa intorno a una nuova uscita. Un film importante, ormai, viene preceduto da un teaser trailer (un trailer del trailer), tre-quattro-cinque diversi trailer, versioni diverse per diverse paesi, e poi contenuti inediti, scene in anteprima, speciali sui protagonisti, e così via. Chris Ryan di The Ringer – il sito del famoso giornalista americano Bill Simmons – ha deciso che i trailer sono troppi, che stanno rovinando i film e che dovremmo smettere di guardarli. Il suo articolo comincia così:
State comprando un prodotto danneggiato. I trailer sono gratis? No, voi pagate per vedere i film e quando guardate un trailer state facendo scendere il valore dei biglietti che comprerete al cinema. State svalutando la vostra esperienza al cinema. Tutto ha un costo. I trailer stanno rovinando i film belli e stanno rendendo inguardabili quelli un po’ meno belli. I trailer sono difettosi ed è il momento di rimandarli alla fabbrica che li ha prodotti.
I trailer esistono dai primi anni del Novecento e allora erano alla fine dei film, non all’inizio: in inglese trailer vuol dire “rimorchio”, perché arrivavano dopo, a rimorchio. I primi trailer erano molto semplici, anche perché promuovevano film muti. Poi è arrivato il sonoro e sono cambiati i film, e con loro i loro trailer. Per molti decenni – diciamo fino agli anni Sessanta – i trailer svelavano pochissime cose sul film: puntavano sul sensazionalismo oppure erano molto originali (è il caso del trailer di Psyco, in cui il regista Alfred Hitchcock accompagna gli spettatori sul set del film).
Il sito Hopes and Fears ha spiegato in due frasi come sono cambiati i trailer tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta: «Prima i trailer facevano promesse come “Il Mostro Parla” (succede per esempio nel trailer di La moglie di Frankenstein). Oggi i trailer sono invece una versione accorciata del film». La vera svolta è stata con Lo squalo, il film di Steven Spielberg del 1975: da lì in poi la maggior parte dei trailer diventarono dei mini-film. Da allora sono cambiate le tecniche di montaggio – in genere sempre più sincopate – ma il principio di base è sempre lo stesso: un trailer dev’essere la versione condensata del film a cui si riferisce, mostrandone il meglio. Poi è arrivato YouTube e i trailer si sono moltiplicati: per promuovere Animali fantastici e dove trovarli – lo spin-off della saga su Harry Potter, che uscirà a novembre – uscì, prima del teaser trailer, un teaser del teaser. Era un video di 15 secondi che il 10 dicembre diceva più o meno «ehi, il 15 dicembre uscirà il teaser del film». E basta, nient’altro. È stato visto più di 800mila volte.
Il problema, scrive Ryan, è che se si devono fare tanti trailer diversi e si vuole che tutti mostrino il meglio del film si finisce per mostrarlo quasi tutto, il meglio del film: «Pensate di andare a vedere Suicide Squad? Se la vostra risposta a questo domanda non è “cosa diavolo è Suicide Squad?”, allora probabilmente non avete bisogno di guardarne l’ennesimo trailer». Secondo Ryan chi doveva decidere di andare a vedere Suicide Squad [un film di supereroi, che in Italia esce il 13 agosto] l’ha già deciso, non sarà un nuovo trailer a cambiare le cose. Ryan si chiede quindi che senso abbia guardare l’ennesimo trailer che toglie un altro pezzettino di sorpresa durante la visione del film. Che bisogno c’era, chiede Ryan, di un trailer come questo: il trailer di Suicide Squad fatto apposta per il Comic-Con, con un remix della colonna sonora (visto finora più di cinque milioni di volte).
Ryan spiega che, specialmente nel caso di film d’azione, la trama non è la cosa più importante: «C’è una situazione di crisi, un eroe risponde a una richiesta d’aiuto, di solito con alcuni amici; tutto sembra mettersi malissimo, ma poi arriva la svolta e tutto si sistema; ma ci sono cose irrisolte e usciamo dal cinema che già non vediamo l’ora del sequel». Se la trama non è così importante quello che conta sono scontri, inseguimenti, effetti speciali e battute dei personaggi: tutte cose che però abbondano nei trailer che magari abbiamo visto nei sei mesi precedenti all’uscita del film.
Secondo Ryan i trailer stanno anche rovinando le commedie e i film horror, perché per mostrare il meglio di quei film finiscono per mostrare le battute che fanno più ridere e le scene che fanno più paura. Ryan ha scritto che si potrebbe essere tentati dal “dare la colpa a internet”. Invece pare di no, o almeno non solo: «Forse il problema siamo noi, non i trailer. Sono andato a rivedermi i trailer di Il paziente inglese, Codice d’onore e Trappola di cristallo [tre film degli anni Ottanta e Novanta] e sapete una cosa? Quei trailer commettono gli stessi peccati di quelli di oggi». Erano già allora dei mini-film. La differenza, scrive Ryan, è che quei film non li vedeva quasi nessuno. «La gente cercava di evitarli, erano profondamente noiosi».
Ryan scrive che c’è però stato un momento nella storia dei trailer – qualche anno dopo Codice d’onore e qualche anno prima di Suicide Squad – in cui i trailer erano proprio belli. Ha fatto tre esempio: quello di Hunger, il film del 2008 di Steve McQueen, con quel pianoforte; quello di Inception, con quel BRAAAM (poi copiato da tutti); quello di Prometheus, il film del 2012 di Ridley Scott. Forse, scrive Ryan, i trailer hanno raggiunto il loro periodo d’oro in quegli anni, e poi hanno iniziato la discesa. Di conseguenza Hollywood ha forse bisogno «di tornare nel laboratorio e lavorare a un nuovo modo per far sì che le persone non vedano l’ora di andare al cinema».
Nel frattempo basterebbe anche prendere le immagini di vecchi film per fare i trailer di quelli nuovi: «Nel nuovo trailer di Doctor Strange c’è per caso qualcosa che non si possa ottenere montando tra loro le scene di Matrix o Inception?».
Una critica simile a quella di Ryan l’ha fatta qualche mese fa Tom Bond di Little White Lies, che ha scritto che «la promozione dei film sta rovinando i film» e ha chiesto ai lettori «Qual è l’ultima volta in cui siete andati a vedere un film senza sapere niente di quel film?». A Bond e a Ryan si potrebbe rispondere in due modi. Primo: esistono delle persone che preferiscono spalmare in tanti piccoli momenti l’attesa per un film, senza che questo rovini la loro visione del film. Secondo: il primissimo trailer di Suicide Squad – uscito a gennaio, con Boheminan Rhapsody dei Queen come colonna sonora – è considerato da molti davvero bello.
Intanto, scrive Ryan con riferimento al film Le pagine della nostra vita: «I trailer vogliono farci amare i film. Noi vogliamo amare i film. Quella tra i film e le persone è una delle più grandi storie d’amore dell’età post-industriale. Noi siamo Rachel McAdams e i film sono Ryan Gosling, e stiamo correndo uno verso l’altro. Lo sappiamo come andrà a finire. Però non continuate a fare spoiler».