Le prime unioni civili italiane
A Castel San Pietro Terme, vicino a Bologna, se ne è celebrata una dopo la firma del decreto attuativo sulle unioni civili (bisogna però ancora trascriverla nei registri ufficiali)
Il 23 luglio è stato firmato il decreto attuativo sulle unioni civili: è il decreto che fa entrare in vigore le unioni civili diventate legge l’11 maggio e lo hanno firmato il primo ministro Matteo Renzi, il ministro della Giustizia Andrea Orlando e il ministro dell’Interno Angelino Alfano (responsabili dei due ministeri interessati dalla questione). Nel pomeriggio di oggi la pagina Facebook della sezione Repubblica di Bologna ha pubblicato su Facebook il video – dura più di un’ora – di quella che viene definita «prima unione civile in Italia». In realtà già un mese fa, il 24 giugno, era stata celebrata l’unione di Giovanni Giovannini e Gianluca Zoffoli, anche se ancora non c’era il decreto attuativo (inoltre, ieri ANSA ha scritto che il Ministero degli Interni deve ancora approvare le formule e i moduli adeguati). Giovannini e Zoffoli si erano uniti a Lugo di Romagna, in provincia di Ravenna.
La cerimonia di oggi, aperta al pubblico, è stata fatta a Castel San Pietro Terme, a circa 20 chilometri da Bologna. A legarsi in una unione civile sono state Elena Vanni e Deborah Piccinini, di cui la Repubblica di Bologna aveva parlato il 19 luglio, intervistandole e annunciando l’unione civile. La cerimonia è stata celebrata da Fausto Tinti, sindaco del Partito Democratico di Castel San Pietro Terme. L’autrice del video di Repubblica ha spiegato che «l’unione civile è stata registrata nel registro dei matrimoni e appena arriveranno i registri ufficiali sarà trascritto in quello delle unioni civili, ma con l’approvazione dei decreti [quella tra Vanni e Piccinini] si può considerare davvero la prima unione civile» in Italia. Alle 18 di domenica 24 luglio il video era stato visto da più di 125mila persone, condiviso da più di 600 persone e aveva ricevuto più di duemila “mi piace”.
Le cose da sapere sulle unioni civili
Le unioni civili sono diventate legge a maggio, quando la Camera ha approvato con 372 voti favorevoli e 51 contrari il ddl Cirinnà. Poche ore prima la stessa aula aveva votato e approvato la questione di fiducia posta dal governo sul testo della legge. Il testo era già stato approvato – identico – il 25 febbraio dal Senato, con un voto di fiducia su un maxi-emendamento che riscriveva la legge sulla base dell’accordo trovato tra il Partito Democratico e il Nuovo Centro Destra e con alcune sostanziali modifiche rispetto alla prima versione della legge: erano stati eliminati i riferimenti alla stepchild adoption e all’obbligo di fedeltà. Per il resto la legge sulle unioni civili estende alle coppie dello stesso sesso i diritti previsti dal matrimonio civile.
L’unione civile tra persone dello stesso sesso è stata istituita come “specifica formazione sociale”. Per contrarla bisogna essere “due persone maggiorenni dello stesso sesso” e bisogna fare una dichiarazione pubblica davanti a un ufficiale di stato civile alla presenza di due testimoni. La dichiarazione viene registrata nell’archivio dello stato civile. Non possono contrarre unioni civili le persone che sono già sposate o sono parte di un’unione civile con qualcun altro; quelle interdette per infermità mentale; quelle che sono parenti; quelle che sono state condannate in via definitiva per l’omicidio o il tentato omicidio di un precedente coniuge o contraente di unione civile parte; quelle il cui consenso all’unione è stato estorto con violenza o determinato da paura.