La strage durante un corteo a Kabul
Migliaia di persone di etnia Hazara stavano manifestando pacificamente quando c'è stata un'esplosione: ci sono 80 morti, l'agenzia di stampa dell'ISIS ha rivendicato l'attacco
A Kabul, in Afghanistan, c’è stata un’esplosione durante una manifestazione in sostegno dell’etnia Hazara. Secondo le stime del ministero della Salute afghano citate dalle agenzie internazionali, nell’attacco sono morte 80 persone e 231 sono rimaste ferite. È il più grave attentato che avviene a Kabul dal 2011. L’esplosione è avvenuta nella piazza Deh Mazang, dove migliaia di persone di etnia Hazara – prevalentemente musulmani sciiti, al contrario della maggior parte degli afghani – stavano manifestando pacificamente contro la costruzione di un’importante linea elettrica ad alta tensione, che stando ai progetti non passerebbe da alcune regioni abitate prevalentemente dagli Hazara. L’agenzia stampa Amaq, legata allo Stato Islamico, ha rivendicato l’attacco spiegando che gli attentatori erano due e che indossavano cinture esplosive.
Secondo Al Jazeera le ambulanze hanno fatto fatica a raggiungere i feriti perché parte delle strade erano bloccate da container disposti per evitare che i manifestanti arrivassero nella zona della città dove si trovano i palazzi diplomatici. I talebani hanno detto di non essere responsabili dell’attacco e lo hanno condannato con una email mandata dal portavoce Zabiullah Mujaheed.
Gli Hazara – un’etnia probabilmente di origine mongola, e pari al 15-20 per cento della popolazione dell’Afghanistan – protestavano perché vorrebbero che la linea elettrica in costruzione passasse per le province di Bamyan e Wardak, che si trovano nel centro dell’Afghanistan, poco a ovest di Kabul, e nelle quali vivono molti di loro. Hanno sempre subito delle discriminazioni, in particolar modo durante il regime dei talebani: in quel periodo molti Hazara fuggirono in Pakistan, in Iran o in Tagikistan. Dopo la guerra in Afghanistan e la caduta del regime talebano, gli Hazara sono stati maggiormente integrati nella vita politica e sociale afghana.
Una foto della manifestazione prima dell’esplosione (AP Photo/Massoud Hossaini)
Una manifestante fotografata prima dell’esplosione (AP Photo/Rahmat Gul)
La linea elettrica fa parte del TUTAP, un progetto sostenuto dalla Asian Development Bank – una banca istituita per promuovere lo sviluppo dei paesi asiatici – per collegare Turkmenistan, Uzbekistan e Tajikistan, paesi che producono molta energia elettrica, con l’Afghanistan e il Pakistan. Attualmente solo il 30 per cento del territorio afghano è raggiunto dall’energia elettrica: l’Afghanistan importa il 75 per cento dell’energia elettrica, di cui dispone però solo il 40 per cento della popolazione. Il governo afghano sostiene che far passare la linea per le province di Bamyan e Wardak costerebbe di più e ritarderebbe di almeno tre anni un progetto considerato molto urgente; e sostiene comunque che anche mantenendo l’attuale tragitto quelle province potranno disporre di energia elettrica sufficiente. Gli Hazara chiedono invece che si torni al progetto precedente a quello attuale, che prevedeva il passaggio della linea elettrica attraverso le province di Bamyan e Wardak. Dopo alcune proteste passate, il governo aveva già emanato un decreto per rimandare di sei mesi la realizzazione dell’opera, e istituito una commissione per decidere se cambiare il percorso della linea elettrica.
Poliziotti afghani alla manifestazione prima dell’esplosione (AP Photos/Massoud Hossaini)
Un gruppo di manifestanti prima dell’esplosione (AP Photos/Massoud Hossaini)