Twitter ora permette a tutti di chiedere la verifica dell’account
Con un nuovo modulo online e un sistema più trasparente del precedente, i profili di pubblico interesse avranno la priorità
Twitter ha messo a disposizione di tutti un nuovo strumento per chiedere che il proprio account sia verificato, in modo da fare sapere agli altri iscritti che il proprio profilo è autentico tramite il simbolo azzurro con un segno di spunta al suo interno (). Finora il processo di certificazione non poteva essere chiesto formalmente tramite un modulo online, ma facendo richiesta ai responsabili di Twitter o attendendo che fosse lo stesso social network a proporre di verificare il proprio profilo. Il nuovo servizio rende più semplice l’invio di una richiesta da parte di chiunque, a patto che il proprio profilo abbia un qualche interesse pubblico: Twitter si concentrerà soprattutto sulla verifica degli account che fanno parte dei media, della musica, dello spettacolo, dello sport, della politica e più in generale della comunicazione.
Per richiedere la verifica dell’account si parte da qui e il sistema è piuttosto semplice. Oltre ad avere un profilo pubblico e completo (quindi con biografia, fotografia, numero di cellulare per la verifica, foto del profilo, data di compleanno), si devono indicare almeno due fonti online che permettano di controllare che l’account segnalato appartenga effettivamente alla persona che sta chiedendo la verifica. Nel caso di un politico o di un’azienda, possono essere sufficienti i link verso le pagine di un sito istituzionale nel quale ci sono rimandi al proprio profilo Twitter, per esempio. Il sistema chiede anche di allegare una fotografia di un documento di identità, in modo che la fotografia possa essere confrontata con quella utilizzata nel profilo. Viene anche richiesto di inserire una breve dichiarazione, nella quale si spiega perché si pensa che il proprio account debba essere verificato.
Twitter non specifica entro quanto tempo prenderà in considerazione ogni richiesta, ma è possibile che i tempi siano piuttosto lunghi considerato l’alto numero di persone e organizzazioni che sono da tempo interessate a farsi verificare l’account. Il sistema aggiorna sull’avanzamento della richiesta tramite l’indirizzo email con cui si è registrato il proprio profilo. Nel caso in cui la domanda sia respinta, ogni utente ha la possibilità di fare una seconda richiesta, a patto di attendere almeno 30 giorni dalla notifica ricevuta. La verifica è a discrezione di Twitter, che continuerà ad aggiungere il badge con la spunta ai profili “di interesse pubblico”.
Tina Bhatnagar, vicepresidente di Twitter, ha detto che con questa iniziativa il social network spera di “offrire agli utenti nuovi sistemi per trovare account di qualità da seguire, e per consentire ai creatori di contenuti di mettersi in contatto con un pubblico più ampio”. Si stima che attualmente gli account verificati su Twitter siano 187mila circa, pochi se confrontati con i 310 milioni di utenti attivi ogni mese sul social network. L’estensione delle verifiche dovrebbe permettere di avere più account affidabili da seguire, disincentivando almeno in parte il fenomeno dei profili fasulli e delle violenze verbali. Gli account verificati hanno infatti qualche strumento in più per escludere i profili offensivi o per segnalarne il comportamento ai responsabili di Twitter.
Nonostante abbia messo a disposizione diversi servizi per segnalare i casi di abuso, Twitter non è ancora riuscito a risolvere il problema dei tweet offensivi e della violenza verbale. Spesso gli autori di questi messaggi non vengono banditi dal servizi e possono continuare indisturbati a molestare altri utenti, cosa che ha portato a molte critiche nei confronti dell’azienda. In futuro potrebbero essere introdotti altri sistemi per verificare i profili o per lo meno per ridurre l’anonimato su Twitter, come fa da tempo Facebook imponendo che ogni utente si iscriva indicando nome e cognome (regola comunque aggirata da molti). Nonostante qualche progresso, Twitter finora ha preferito non introdurre troppe restrizioni, nel timore di disincentivare il suo utilizzo da parte degli utenti o di ridurre il numero di nuove iscrizioni, che procede a rilento già di suo.