Il portiere africano più forte di sempre
La storia di Thomas N'Kono, spettacolare portiere dell'Espanyol e del Camerun degli anni Ottanta che oggi compie sessant'anni
Nella Coppa del Mondo del 1982 la nazionale italiana passò il primo turno del torneo da seconda classificata del proprio girone soltanto grazie al maggior numero di reti segnate rispetto al Camerun, che era arrivato terzo con gli stessi punti. Nell’ultima partita del girone l’Italia aveva pareggiato 1 a 1 proprio contro la nazionale africana, eliminandola. Il gol dell’Italia venne segnato di testa da Ciccio Graziani dopo che il portiere del Camerun, il 26enne Thomas N’Kono, scivolò e perse il tempo della parata: anche grazie al gol concesso da N’Kono, l’Italia sarebbe diventata qualche giorno dopo campione del mondo per la terza volta nella sua storia. Nonostante l’episodio e l’eliminazione della sua nazionale, negli anni successivi N’Kono divenne il più grande portiere africano di tutti i tempi, nonché il primo portiere nero a giocare, con successo, in Europa.
Prima dei Mondiali del 1982 Thomas N’Kono non era per niente conosciuto, anche perché giocava nel Canon Sportif de Yaoundé, una squadra di calcio della capitale del Camerun. Già ai tempi dello Sportif però, N’Kono si fece notare da diversi osservatori europei per le sue abilità in porta e a diciassette anni iniziò ad allenarsi con la nazionale del Camerun. All’epoca — nei primi anni Settanta — l’allenatore del Camerun era Vladimir Beara, ex leggendario portiere jugoslavo, che N’Kono definirà negli anni successivi come il suo più grande maestro. L’esordio di N’Kono con la nazionale del suo paese, però, rischiò di non avvenire, come da lui stesso raccontato in un’intervista pubblicata sull’Ultimo Uomo:
«Era lunedì e io e un altro portiere, diciottenne come me, fummo convocati per un allenamento extra mercoledì alle 16, in vista della prima convocazione in Nazionale maggiore. Il campo sportivo distava due chilometri da casa ma l’allenamento del lunedì era stato talmente duro che martedì avevo ancora male dappertutto, così mercoledì decisi che sarei rimasto a casa e il mio compagno fece altrettanto, quasi come se fossimo stati in contatto telepatico. Vladimir [Beara] ci aspettò fino alle 17, poi se ne andò furioso. Per questo fummo esclusi entrambi dal gruppo per un bel po’. In quel momento mi resi conto che dedizione al lavoro e disciplina sono fondamentali. Mesi dopo Beara mi fece debuttare con la Liberia e da quel momento non persi più il posto da titolare».
Dopo i Mondiali del 1982 N’Kono venne acquistato dall’Espanyol, squadra di Barcellona: nei successivi nove anni divenne uno dei portieri più noti in Europa e con 241 partite disputate divenne il calciatore africano con più presenze nella storia della Liga spagnola, record battuto solamente più di vent’anni dopo dall’attaccante del Barcellona Samuel Eto’o, camerunese come N’Kono.
L’Espanyol, per importanza, è la seconda squadra di calcio di Barcellona e nella sua storia ha disputato quasi sempre il campionato di prima divisone spagnolo, senza mai vincerlo. Si può dire che l’Espanyol abbia sempre vissuto all’ombra dei rivali più forti, ricchi e famosi del Barcellona e gli unici importanti trofei ottenuti nella sua storia sono quattro Coppe di Spagna. L’Espanyol quindi non è una squadra nota per i suoi successi: lo è invece per alcuni suoi calciatori, quasi tutti portieri. Di questi, il più importante fu Ricardo Zamora, portiere spagnolo che giocò tra il 1916 e il 1938 e passò all’Espanyol le migliori stagioni della sua carriera. Era soprannominato “El Divino”, ed è considerato ancora oggi come uno dei portieri più forti nella storia del calcio. Molti anni dopo Zamora fu N’Kono a riprendere la tradizione dei portieri dell’Espanyol, con il suo stile spettacolare e allo stesso tempo efficace, per cui venne soprannominato “El Zamora Negro”. Con l’Espanyol non vinse niente ma ancora oggi i tifosi lo ricordano come uno dei giocatori più forti ad aver giocato per la loro squadra.
N’Kono era un portiere dotato di grandi riflessi, e per questo le sue parate risultavano spesso spettacolari. Possedeva una reattività che gli permetteva di farsi trovare pronto anche nelle azioni più caotiche. Era molto bravo anche nelle respinte con i pugni e con la palla tra i piedi: spesso riusciva a mandare in porta i suoi compagni facendogli arrivare il pallone con dei rinvii lunghissimi calciati dalla propria area di rigore. Divenne noto anche perché era solito giocare sempre con dei pantaloni lunghi neri, il suo portafortuna.
Quattro anni prima di trasferisi in Spagna, N’Kono vinse la Coppa d’Africa con il Camerun, che poi rivinse una seconda volta nel 1984: in mezzo, nel 1979 e nel 1982, venne nominato miglior giocatore africano dell’anno. Sei anni dopo la seconda Coppa d’Africa, fu il portiere titolare del Camerun ai Mondiali del 1990, nell’edizione del torneo in cui “i leoni indomabili”, il soprannome con cui sono conosciuti i calciatori della nazionale camerunense, raggiunsero i quarti di finale, che fu il miglior risultato raggiunto da una squadra africana in una Coppa del Mondo. Grazie al suo stile spettacolare, che si vide anche durante la Coppa del Mondo del 1990, divenne l’idolo di Gianluigi Buffon, e la figura che lo spinse a provare a giocare come portiere: e sappiamo com’è andata. Buffon e N’Kono si conoscono da anni e si sentono spesso: Buffon ha chiamato il suo primo figlio Louis Thomas, proprio in onore di N’Kono.
N’Kono lasciò l’Espanyol nel 1991 ma rimase ancora a giocare con squadre catalane per un paio di anni. Nel 1994 venne convocato dal Camerun per i Mondiali negli Stati Uniti, dove però non fu titolare. Giunto quasi a fine carriera se ne andò a giocare in Bolivia con il Bolívar, squadra con cui vinse due campionati nazionali e in cui si trovò quasi per caso:
“Il mio ultimo contratto da professionista arrivò dopo aver accompagnato un amico in Venezuela. Mentre ci allenavamo insieme passò di lì il presidente del Bolivar che mi vide in azione e alla fine come portiere scelse me e non lui”.
N’Kono si ritirò nel 1997, e da allora ha fatto soprattutto l’allenatore di portieri. Nel 2002, quando allenava quelli della nazionale del Camerun, venne arrestato dalla polizia maliana allo stadio di Bamako prima della semifinale della Coppa d’Africa tra Camerun e Mali, perché accusato di aver introdotto in campo degli “oggetti magici”. Ora, a sessant’anni compiuti, allena i portieri della sua vecchia squadra, l’Espanyol: è stato lui ad allenare il secondo portiere africano più forte di sempre, il camerunense Idriss Kameni, che dal 2004 al 2012 ha giocato con l’Espanyol.