Com’è nato il plagio di Melania Trump
Una collaboratrice della famiglia Trump si è presa la colpa, dicendo di avere tratto ispirazione dalle frasi di Michelle Obama senza controllare se le stesse citando alla lettera
La notizia della nomina ufficiale di Donald Trump come candidato del Partito Repubblicano alle elezioni presidenziali del prossimo novembre negli Stati Uniti, arrivata ieri, è stata oscurata sui media internazionali dal caso del discorso tenuto dalla moglie, Melania Trump, durante la Convention del Partito Repubblicano e contenente diversi plagi del discorso tenuto nel 2008 dall’attuale First Lady Michelle Obama. Melania Trump, che è nata in Slovenia ed è un’ex modella, ha pronunciato intere frasi praticamente identiche a quelle usate otto anni fa da Michelle Obama, che non sono sfuggite a diversi osservatori, sorpresi dal fatto che in un discorso così atteso e importante per la candidatura di Trump potessero esserci plagi tanto evidenti. Oltre alle polemiche e alle prese in giro sui social network, in molti si sono chiesti come sia stato possibile un errore così grave e tutto sommato facile da evitare, per il primo importante discorso pubblico della moglie di un candidato alla presidenza.
Nel pomeriggio di martedì 20 luglio, sul sito della campagna elettorale di Donald Trump è stata pubblicata una lettera, firmata da Meredith McIver, per spiegare come è nato il plagio nel discorso di Melania Trump. McIver è una scrittrice che collabora spesso con la famiglia di Donald Trump e alla scrittura di alcuni suoi saggi, compreso “Pensa come un miliardario”. Ha detto che nei giorni di preparazione del suo discorso, Melania Trump l’aveva contattata per aiutarla a scrivere il testo. Spiega McIver: “Abbiamo parlato di molte persone che l’hanno ispirata e dei messaggi che voleva condividere con il popolo americano. Una persona che le è sempre piaciuta è Michelle Obama. Al telefono, mi ha letto qualche passaggio del discorso di Michelle Obama per farmi degli esempi. Me li sono appuntati e in seguito ho incluso gli appunti nella bozza finale del discorso. Non ho controllato i discorsi di Obama. Questo è stato il mio errore, e mi dispiace molto per il caos che questo ha comportato per Melania e per la famiglia Trump, così come per Michelle Obama. Non intendevo fare del male a nessuno.”
McIver ha inoltre spiegato di avere proposto le sue dimissioni a Donald Trump, che le ha però rifiutate dicendole che “le persone a volte fanno qualche errore e che si cresce e si impara anche da queste esperienze. La versione di McIver è sostanzialmente complementare alla ricostruzione fatta dal New York Times sulla nascita del discorso e i suoi contenuti plagiati, realizzata consultando diverse fonti, per lo più vicine alla campagna elettorale di Trump, arrivando alla conclusione che buona parte della responsabilità sia stata della stessa Melania Trump, e non degli autori originali del discorso. L’incarico per la stesura del testo era stato affidato a Matthew Scully e John McConnell, due dei più conosciuti e importanti scrittori di discorsi politici (speechwriter, in inglese) degli ultimi decenni, gli stessi che aiutarono George W. Bush a preparare alcuni interventi dopo gli attentati terroristici dell’11 settembre 2001.
Il New York Times scrive che Scully e McConnell avevano inviato una prima stesura del discorso nel mese di giugno, in attesa di avere un parere dallo staff di Trump per eventuali interventi e modifiche. Le settimane sono però passate senza che nessuno si facesse vivo, mentre a quanto pare Melania Trump era intenta a stravolgere buona parte del testo con l’aiuto di alcuni suoi collaboratori. Al termine del pesante lavoro di modifica, solo alcune frasi del testo originale sono rimaste al loro posto. Scully e McConnell si sono resi conto delle modifiche solo quando Melania Trump è salita sul palco della Convention e ha iniziato a leggere il discorso, che credevano fosse stato approvato praticamente così com’era.
I due autori hanno sentito Melania Trump pronunciare frasi sull’importanza del mondo, dei sogni e della volontà di lavorare per raggiungerli, sulla necessità di essere coerenti, di avere e promuovere le proprie passioni: tutte messe nello stesso ordine e in molti casi costruite con le stesse identiche parole usate da Michelle Obama nel 2008, quando tenne un discorso molto apprezzato alla Convention democratica che indicò Barack Obama come candidato alle presidenziali di quell’anno. Quelle frasi sono state aggiunte da Melania Trump con la collaborazione di McIver.
Come ha scritto Blake Hounshell su Politico, il fatto che un discorso così importante contenesse plagi smaccati dimostra lo scarso livello di organizzazione e di capacità all’interno dello staff che gestisce la campagna elettorale per Donald Trump. Chi scrive i discorsi per le Convention nazionali sa benissimo che quei testi saranno sottoposti ad analisi e approfondimenti di ogni tipo, soprattutto quelli dei candidati e dei personaggi a loro più vicini e in vista, come può essere una possibile futura First Lady. Per questo motivo ogni discorso viene esaminato con attenzione, da più persone, e si verifica che non contenga frasi o passaggi troppo simili a discorsi già tenuti in passato da qualcun altro. Le verifiche passano anche attraverso alcuni software, piuttosto elementari, che controllano il testo alla ricerca di somiglianze con altri documenti, disponibili online.
Il discorso di Melania Trump ha mantenuto i plagi perché probabilmente nessuno ha pensato di fare qualche ulteriore controllo, forse sviato dallo staff dei collaboratori più stretti della stessa moglie di Trump. Per fare un confronto, il discorso che tenne Mitt Romney nel 2012 per accettare la candidatura alle presidenziali statunitensi arrivò a 27 giri di bozze, con correzioni e modifiche di vario tipo, sia per verificare la correttezza dei fatti elencati, sia per controllare che non ci fossero plagi.
The media is spending more time doing a forensic analysis of Melania's speech than the FBI spent on Hillary's emails.
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) July 20, 2016
Good news is Melania's speech got more publicity than any in the history of politics especially if you believe that all press is good press!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) July 20, 2016
Nonostante l’evidente presenza di intere frasi copiate, i responsabili della campagna elettorale di Donald Trump hanno fatto di tutto per nascondere l’evidenza, o per lo meno per minimizzare l’inciampo. Katrina Pierson, la portavoce di Trump, ha per esempio detto che “Melania voleva dire cose agli americani usando frasi che avevessero già sentito in precedenza”. Altri hanno sostenuto che le “citazioni” siano servite per dare a Melania Trump un tono più presidenziale, altri ancora hanno parlato di un “complotto” ordito da Donald Trump per fare in modo che si parlasse di più della Convention. Questa tesi non tiene però in considerazione il fatto che nei giorni delle Convention, negli Stati Uniti, non si parla comunque d’altro. Sui social network sono circolati diversi meme per commentare il plagio nel discorso, il più diffuso è consistito nell’attribuire a Melania Trump frasi storiche famose, “I have a dream” di Martin Luther King su tutte.