Il primo 10 ai Giochi olimpici
Nel 1976 Nadia Comaneci fece una cosa mai vista prima, tanto che i giudici non seppero neanche come segnare i punteggi sui tabelloni
Il 18 luglio del 1976 era il secondo giorno delle Olimpiadi estive di Montreal, in Canada. Al Forum, il palazzetto che ospitava le gare di ginnastica, si stava tenendo la finale femminile delle parallele asimmetriche, la disciplina della ginnastica artistica nella quale gli atleti si muovono tra due sbarre parallele, una più in alto e una più in basso. Quella gara oggi è tra le più famose di sempre nella storia delle Olimpiadi: fu quella in cui Nadia Comaneci diventò la prima atleta di sempre a ricevere un 10 come punteggio ai Giochi Olimpici.
Comaneci aveva 14 anni e negli anni precedenti aveva vinto un sacco di trofei in Romania. Si era fatta conoscere all’estero nel 1975, quando alla sua prima partecipazione aveva vinto quattro medaglie d’oro e una d’argento agli Europei di ginnastica artistica di Skien, in Norvegia. Qualche mese prima delle Olimpiadi aveva partecipato all’American Cup, una competizione internazionale che quell’anno si era tenuta al Madison Square Garden di New York. Anche in quell’occasione, Comaneci aveva ottenuto dei “10 perfetti”, ma quello alle Olimpiadi del 1976 fu accolto e celebrato in tutto il mondo perché si pensava che a quei livelli non fosse proprio possibile ottenere un punteggio simile.
Il compito di progettare e gestire i tabelloni elettronici delle Olimpiadi era dal 1932 dell’azienda svizzera Omega. Prima delle Olimpiadi di Montreal alcuni responsabili di Omega chiesero al Comitato Olimpico Internazionale (CIO) se nei tabelloni da usare alle gare dovesse essere prevista la possibilità di un punteggio pari a 10, che avrebbe richiesto l’aggiunta di una seconda cifra prima della virgola che segna i decimi e i centesimi. Il CIO rispose che no, non era possibile che un atleta ricevesse un 10.
Alla finale delle parallele asimmetriche, però, Comaneci non fece neanche un errore. I giudici andarono dal responsabile dei tabelloni Omega e gli chiesero cosa potessero fare. Lui disse loro che si poteva segnare 1.00 o 0.10, ma che il dieci non si poteva mettere. Optarono per la prima, e Comaneci ha raccontato che non capì subito: pensava che avessero cominciato segnando uno, e che poi sarebbero saliti fino ad arrivare a nove e qualcosa. Una sua compagna di squadra le fece capire a gesti che i giudici le avevano assegnato un dieci: «Non avevo idea che fosse il punteggio più alto mai preso alle Olimpiadi, sapevo solo che era il punteggio più alto che si potesse prendere. Ero molto contenta, come quando a scuola prendi un 10 in matematica». Ovviamente, Comaneci vinse la medaglia d’oro.
Fino all’inizio degli anni Settanta la ginnastica artistica alle Olimpiadi non era molto seguita. A cambiare le cose, inizialmente, era stata l’atleta russa Olga Korbut, che alle Olimpiadi di Monaco del 1972 aveva vinto quattro medaglie d’oro e attirato le attenzioni anche degli appassionati di altri sport, eseguendo delle prove basate di più sulle difficoltà atletiche che sull’aspetto estetico. Nella prova alle parallele asimmetriche, Korbut eseguì quello che poi avrebbe preso il nome di salto Korbut, un salto mortale all’indietro mai realizzato prima. Korbut ricevette come punteggio 9,8 tra le proteste delle circa 10mila persone presenti al palazzetto di Monaco, che ritenevano meritasse di più.
Dopo le Olimpiadi di Monaco, Korbut e il suo allenatore, il bielorusso Renald Knysh, divennero grandi rivali di Comaneci, del suo allenatore Bela Karolyi e anche di un’altra grande atleta russa, Ludmila Tourischeva, con il suo allenatore Vladislav Rastorotsky. La competizione tra le tre atlete e i tre allenatori contribuì a far salire moltissimo il livello tecnico della ginnastica artistica: le prove di Comaneci alle Olimpiadi del 1976 rappresentarono il culmine di questo periodo.
Quell’anno Comaneci vinse altre due medaglie d’oro, nella prova all-around (cioè la prova individuale con tutti gli attrezzi) e alla trave, una d’argento nella prova a squadre e una di bronzo nel corpo libero. Comaneci ricevette in tutto sette 10 alle Olimpiadi di Montreal, e ne ottenne due anche la ginnasta russa Neii Kim. Oggi la prestazione di Comaneci alle Olimpiadi del 1976 non è replicabile per almeno due motivi: dal 1997 l’età minima per partecipare alle Olimpiadi è di 16 anni e per un cambiamento nel sistema di assegnazione dei punteggi, dal 2006 non è più possibile ottenere un 10 perfetto.
Negli anni dopo Montreal, Comaneci continuò a vincere medaglie alle più importanti competizioni internazionali, ma non raggiunse mai più i livelli del 1976. Nei due anni successivi crebbe di diciassette centimetri e ai Mondiali di Strasburgo del 1978, dopo aver vinto una medaglia d’oro e una d’argento, disse che pensava al ritiro. Alla finale della prova all-around delle Olimpiadi di Mosca del 1980 arrivò a giocarsi la medaglia d’oro con la russa Alena Davydova. All’ultimo esercizio, quello della trave, aveva bisogno di un 9,95 per vincere: la sua prova però non fu perfetta e i giudici discussero per mezz’ora sul punteggio. Alla fine le fu assegnato un 9,85 e vinse quindi la medaglia d’argento, oltre a una medaglia d’oro nella trave e nel corpo libero, ma ci furono controversie sul comportamento dei giudici, accusati di averla favorita. Comaneci si ritirò ufficialmente nel 1984.
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