In Turchia continuano gli arresti
E ci sono notizie confuse sulla confessione di uno dei presunti autori del colpo di stato, Erdogan ha detto che considererà la reintroduzione della pena di morte
Nella notte tra lunedì e martedì, l’ex comandante dell’aeronautica turca, Akin Ozturk, ha negato di essere stato l’ideatore del fallito colpo di stato di venerdì scorso in Turchia. Ozturk e altri 26 ufficiali dell’esercito sono stati accusati di tradimento e sono ancora in stato di fermo, nell’ambito delle operazioni di polizia organizzate nel paese contro i presunti autori del colpo di stato. In precedenza, l’agenzia di stampa governativa Anadolu aveva riferito che Ozturk aveva ammesso le proprie responsabilità, ma in un comunicato indirizzato a chi si sta occupando delle indagini, il comandante ha detto “Non sono la persona che ha guidato il colpo di stato”. Ha poi aggiunto di non sapere chi ne sia stato l’organizzatore, ma ha detto che potrebbe essere stato il movimento politico di Gülen.
Dal colpo di stato fallito in Turchia sono ormai passati più di due giorni, e il numero dei morti nelle violenze della notte tra venerdì e sabato è salito a 290, ha detto il ministero degli Esteri turco, di cui oltre 100 tra i golpisti. Lunedì il ministero dell’Interno turco ha detto che in tutto sono stati rimossi dal loro incarico 9mila funzionari pubblici, tra cui 30 governatori provinciali e migliaia di poliziotti.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha detto che prenderà in considerazione l’ipotesi di reintrodurre la pena di morte, che era stata abolita nel 2004 nell’ambito delle misure assunte dalla Turchia per entrare nell’Unione Europea. Erdogan ha detto di averne discusso con le opposizioni, ma che «non possiamo rimandare ulteriormente, perché in questo paese chi comincia un colpo di stato deve pagarne il prezzo». In Turchia non viene eseguita una condanna a morte dal 1984. Lunedì un portavoce del cancelliere tedesco Angela Merkel ha detto che «l’introduzione della pena di morte significherebbe la fine delle trattative per l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea». Anche Federica Mogherini, Alto rappresentante della UE per gli affari esteri, ha detto durante una riunione tra i ministri degli Esteri europei a Bruxelles la stessa cosa, invitando la Turchia a rispettare lo stato di diritto e i diritti umani nella risposta al tentato golpe.
Domenica Erdogan ha partecipato ai funerali di alcuni civili morti negli scontri contro l’esercito alla moschea di Faith di Istanbul. Erdogan ha detto che epurerà dalle istituzioni turche i seguaci di Fethullah Gülen, il religioso storico oppositore di Erdogan che vive da anni in esilio autoimposto in Pennsylvania (Stati Uniti), e che è stato accusato dal presidente turco di aver organizzato il colpo di stato (Gülen ha negato qualsiasi coinvolgimento). Erdogan ha anche confermato, come già aveva anticipato sabato, che la Turchia chiederà l’estradizione di Gülen. Il segretario di Stato americano John Kerry ha detto che sostiene l’impegno della Turchia nel cercare di «portare davanti alla giustizia» i responsabili del colpo di stato, ma ha aggiunto che Erdogan dovrà presentare delle prove se vuole l’estradizione di Gülen, il quale in un’intervista ha detto che Erdogan potrebbe aver organizzato il colpo di stato per rafforzare il suo potere.
Domenica sera, Erdogan ha parlato al funerale di Erol Olçak, un suo vecchio amico e alleato politico, e del figlio Abdullah: entrambi sono morti venerdì notte sul ponte del Bosforo, uno dei luoghi di Istanbul dove ci sono state le violenze più intense. Erdogan si è messo a piangere durante il discorso, interrompendolo. Fuori dalla moschea, come succede da due giorni, c’erano centinaia di persone con le bandiere turche, per sostenere Erdogan e il suo governo.
Sempre domenica sera, hanno scritto i giornali turchi, ci sono stati alcuni scontri tra le forze governative turche e alcuni militari coinvolti nel colpo di stato che hanno resistito all’arresto, all’aeroporto Sabiha Gökçen di Istanbul e a una base militare nella provincia di Konya: non ci sono stati feriti, e 18 soldati sono stati arrestati. In tutto, le persone arrestate nella repressione cominciata dal governo in risposta al tentato colpo di stato sono circa 6000. Tra queste c’è anche il colonnello Ali Yazici, una delle figure più importanti dell’esercito turco, e diversi altri generali, tra cui Bekir Ercan Van, il comandante della base di Incirlik, dalla quale le forze americane conducono gli attacchi allo Stato Islamico. In tutto sono stati arrestati 29 generali, sui 300 dell’esercito turco.
Domenica l’agenzia di stampa Reuters ha scritto di aver parlato con un ex membro dell’esercito che ha raccontato che nella notte tra venerdì e sabato, quella del colpo di stato, l’aereo su cui stava viaggiando Erdogan è stato avvicinato in volo da due caccia F-16 dei golpisti, che però non hanno sparato. Erdogan stava tornando da Marmaris, una località marittima del sud della Turchia dove era in vacanza, ed era diretto a Istanbul, dove è atterrato all’alba di sabato. La persona con cui ha parlato Reuters ha definito «un mistero» il fatto che gli F-16 delle forze golpiste non abbiano provato ad abbattere l’aereo di Erdogan. La notizia è stata confermata a Reuters anche da un alto funzionario turco, e un altro ancora ha confermato che ci sono stati dei problemi in volo, senza però essere più preciso. Erdogan ha detto che le forze golpiste avevano provato a ucciderlo bombardando Marmaris, ma che lui era riuscito a scappare in tempo.
Domenica la Turchia ha anche riaperto lo spazio aereo sopra la base di Incirlik, permettendo all’esercito statunitense di riprendere le operazioni contro lo Stato Islamico: sabato pomeriggio la base era stata isolata e la corrente elettrica staccata. Il governo turco aveva chiuso lo spazio aereo sopra la base e tutte le missioni di bombardamento erano state sospese.
Gli otto soldati turchi che sabato mattina sono atterrati in elicottero all’aeroporto di Alessandropoli, in Grecia, chiedendo asilo politico, saranno processati per essere entrati illegalmente nel paese e per aver danneggiato i rapporti tra Grecia e Turchia. L’avvocato greco degli otto uomini ha detto che non sono coinvolti in nessun modo con il colpo di stato: poco dopo il loro arrivo, la Turchia aveva comunque chiesto la loro estradizione.