Cos’è successo la sera del colpo di stato in Turchia
Venerdì l'esercito è sceso in strada a Istanbul e ad Ankara, e ha detto di aver preso il potere: ci sono stati molti scontri, Erdoğan ha dato la colpa a Fethullah Gülen
In Turchia venerdì sera c’è stato un tentativo di colpo di stato, ammesso anche dal primo ministro Binali Yildirim. La situazione è stata molto confusa per tutta la serata: l’esercito è effettivamente sceso in strada sia ad Istanbul sia ad Ankara, e fatto sapere di aver preso il potere. Nelle ore successive Erdogan ha parlato in pubblico condannando i golpisti. Verso l’una e mezza italiana il capo dell’intelligence ha detto che il colpo di stato è fallito, ma la situazione sembra ancora molto complicata ad Ankara, dove l’agenzia di stato turca ha detto che secondo alcuni testimoni è stato bombardato il parlamento (per il momento la notizia non è ancora stata confermata).
A inizio serata l’esercito ha diffuso un comunicato in cui dice di avere preso il controllo del paese per ricostruire l’ordine nazionale. L’esercito è sceso in strada a Istanbul – dove ha occupato i due ponti principali e l’aeroporto – e Ankara. Sono poi circolati racconti e immagini di spari ed esplosioni, ponti bloccati, code ai bancomat e ai supermercati, persone in fuga o in piazza a sostegno di Erdogan. I social network sono stati difficilmente raggiungibili per tutta la serata. A un certo punto il presidente Erdogan si è rivolto al paese attraverso uno smartphone, con l’app Facetime, invitando i suoi sostenitori a scendere in piazza e dando la colpa del golpe al suo avversario politico Fetullah Gulen (che però si è dissociato dall’attacco). Nessuno dei partiti di opposizione ha appoggiato il golpe, e il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha detto che sosterrà il governo di Erdogan. Resta da capire se ci siano morti o feriti causati negli scontri.
Nella storia moderna della Turchia ci sono stati tre colpi di stato riusciti, sempre da parte dell’esercito, l’ultimo nel 1980. La Turchia fa parte della NATO e ha solidi rapporti con l’Unione Europea, soprattutto per quel che riguarda la gestione dell’immigrazione.
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