Tutti contro Boris Johnson
La nomina dell'ex sindaco di Londra a nuovo ministro degli Esteri britannico ha fatto arrabbiare molti politici europei, che l'hanno definito bugiardo ed eccessivo
Giovedì diversi politici di molti paesi europei hanno criticato duramente la nomina di Boris Johnson a nuovo ministro degli Esteri del Regno Unito. Johnson – ex sindaco di Londra, Conservatore – è stato uno dei sostenitori più in vista di “Brexit”, cioè l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. La nomina di Johnson è stata inaspettata, anche se era chiaro a tutti che Theresa May, il nuovo primo ministro del paese, avrebbe scelto per quella carica un sostenitore del Leave. Il problema è che Johnson viene accusato di avere mentito ai britannici, fornendo loro informazioni false riguardanti i presunti benefici che il Regno Unito avrebbe ottenuto grazie all’uscita dall’Unione Europea; un altro problema è che in passato Johnson ha dispensato critiche e offese a diversi paesi e leader stranieri, gli stessi con cui ora si troverà a lavorare.
La nomina di Johnson è stata inaspettata perché sembrava che lui stesso si fosse tirato fuori dalla competizione politica dopo “Brexit”, nonostante fosse considerato uno dei vincitori politici del referendum. Il 30 giugno, però, Johnson aveva annunciato a sorpresa di avere rinunciare alla candidatura per la guida del partito Conservatore, che era alla ricerca di un nuovo leader dopo le già annunciate dimissioni dell’allora primo ministro David Cameron. La rinuncia era stata condizionata dall’annuncio della candidatura dell’ex ministro della Giustizia conservatore Michael Gove, che per giorni aveva detto di voler sostenere Johnson. Dopo quel giorno, comunque, in molti avevano creduto che Johnson avrebbe assunto un ruolo marginale nel partito, almeno per un certo periodo di tempo, magari proponendosi per cariche importanti più avanti nel tempo. Ma le cose sono andate diversamente e mercoledì Theresa May, la seconda donna dopo Margaret Thatcher a diventare primo ministro del Regno Unito, ha annunciato la nomina di Johnson a ministro degli Esteri.
Negli ultimi due giorni Johnson è stato criticato un po’ da tutti. Durante un’intervista in radio, il ministro degli Esteri francese, Jean-Marc Ayrault, ha detto, riferendosi a Johnson: «Sapete bene quali siano il suo stile e il suo metodo. Durante la campagna [per il Leave], ha detto molte bugie ai britannici e ora è lui che ha le spalle al muro»: i due dovrebbero incontrarsi la prossima settimana a una riunione con tutti i ministri degli Esteri della UE. Il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, ha detto che il comportamento di Johnson nel periodo precedente al referendum è stato ingannevole e spericolato. Frans Timmermans, il vicepresidente della Commissione europea, ha scritto di essere sempre stato un anglofilo appassionato, ma che la campagna di “odio e fanatismo” del Leave lo ha lasciato stupefatto. Ha anche ricordato che a maggio Johnson disse che l’Unione Europea stava perseguendo un obiettivo simile a quello che cercò di raggiungere Hitler, cioè la creazione di un potente super-stato. In generale le reazioni alla nomina di Johnson a ministro degli Esteri sono state molto negative anche a Bruxelles, dove ci sono le sedi di tutte le più importanti istituzioni europee. Per esempio Martin Schulz, il presidente del Parlamento europeo, ha detto: «È importante avere qualcuno in quella carica che permetta di negoziare con calma e serenità. Queste non sono le qualità che abbiamo visto finora in Boris Johnson».
Molta dell’animosità mostrata in queste ore contro Johnson deriva da sue precedenti dichiarazioni, accuse e offese contro leader esteri. Nelle ultime ore diversi giornali internazionali hanno messo insieme tutte le volte che Johnson si è rivolto in maniera offensiva nei confronti di qualche politico straniero, o che ha fatto dichiarazioni particolarmente provocatorie e discusse. Per esempio nel 2006, quando lavorava ancora come giornalista, Johnson scrisse sul Telegraph: «Per dieci anni noi nel partito Conservatore ci siamo abituati allo stile della Papua Nuova Guinea con orge di cannibalismo e uccisioni dei capi». Dopo avere tentato di ritrattare, disse che «avrebbe aggiunto la Papua Nuova Guinea nel mio itinerario globale di scuse». Nel 2007 definì Hillary Clinton «un’infermiera sadica in un ospedale psichiatrico». In un op-ed pubblicato in aprile sul Sun, Johnson sostenne che il presidente americano Barack Obama aveva deciso di togliere il busto di Winston Churchill dallo Studio Ovale perché «era il simbolo dell’avversione ancestrale del presidente in parte keniano per l’impero britannico, di cui Churchill è stato uno dei più ferventi difensori». Molti politici britannici lo criticarono e definirono le sue parole “offensive e razziste”. Anche il tabloid britannico Daily Mirror si è espresso sulla nomina di Johnson a ministro degli Esteri, titolando l’edizione di giovedì “Scusa, mondo”.
Boris Johnson ha 52 anni compiuti da poco. Il suo nome completo è Alexander Boris de Pfeffel Johnson ed è nato a New York da una famiglia britannica (ha la doppia cittadinanza). In un’intervista con David Letterman nel 2012 disse che «tecnicamente» poteva anche «diventare presidente degli Stati Uniti». Prima di diventare sindaco di Londra, nel 2008, ha fatto il giornalista al Times, al Daily Telegraph come vicedirettore e poi allo Spectator come direttore. È stato eletto al parlamento nel 2001. Tre anni dopo è diventato ministro ombra della Cultura e dal 2005 dell’Istruzione, nel governo ombra di David Cameron. Rispetto a Cameron, però – considerato un politico tradizionale, thatcheriano e che ha fatto tutta la trafila nel partito prima di diventare primo ministro – Johnson è molto diverso: capelli platinati, eccentrico, molto colto, politicamente scorretto, a volte sboccato. Come sindaco di Londra si è fatto conoscere per i suoi comportamenti spezzo bizzarri e sopra le righe.