C’è il nuovo governo di Theresa May
Con dentro Philip Hammond come "Cancelliere dello Scacchiere" e Boris Johnson ministro degli Esteri
Theresa May ha annunciato stasera la lista dei ministri del nuovo governo britannico dopo essere stata nominata primo ministro del Regno Unito nel pomeriggio, in un incontro con la regina Elisabetta II. May, che ha 59 anni, è la seconda donna dopo Margaret Thatcher a ricoprire questo incarico.
Dopo aver lasciato Buckingham Palace, Theresa May ha raggiunto Downing Street e ha tenuto il suo primo discorso da primo ministro. Dopo circa un’ora sono arrivate anche le prime nomine del nuovo governo: Philip Hammond, segretario di Stato per gli Affari Esteri e del Commonwealth nel governo Cameron, è stato nominato Cancelliere dello Scacchiere, cioè ministro delle Finanze al posto di George Osborne al quale, secondo diversi giornali britannici, non è stata fatta alcuna offerta alternativa. Boris Johnson, ex sindaco di Londra e uno dei principali sostenitori dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, è stato nominato ministro degli Esteri e ha detto di essere «molto eccitato» per questo suo nuovo incarico.
New Foreign Secretary Boris Johnson welcomed to the Foreign Office by @SMcDonaldFCO pic.twitter.com/pUJwXvpPzR
— Foreign, Commonwealth & Development Office (@FCDOGovUK) July 13, 2016
Amber Rudd, ex ministro per l’Energia, ha preso il posto di May al ministero dell’Interno. Michael Fallon è stato confermato alla Difesa. David Davis è invece il ministro che si dovrà occupare delle negoziazioni per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea: è un nuovo ministero annunciato da May dopo l’esito del referendum. Liam Fox è stato nominato al Commercio internazionale.
Il primo discorso come primo ministro di Theresa May
Nel suo primo discorso dal numero 10 di Downing Street, la sede del governo e l’abitazione del primo ministro, May ha citato Cameron dicendo che è stato un leader «moderno», che ha «stabilizzato l’economia» e che «ha ridotto il deficit di bilancio».
Secondo May, la «vera eredità» di Cameron è stata però nell’ambito della giustizia sociale e ha detto di avere intenzione di proseguire su quella strada: «Il mio governo sarà guidato dai bisogni del normale cittadino, non da quelli dei privilegiati». Ha detto che i neri sono trattati «più duramente dei bianchi dal sistema giudiziario», che i ragazzi bianchi della classe operaia «hanno meno possibilità degli altri di andare all’università», che se si frequenta una scuola statale «si hanno meno probabilità di raggiungere le professioni migliori» rispetto a chi ha invece studiato nelle scuole private. Ha parlato di donne dicendo che «guadagnano meno degli uomini» e di chi ha problemi di salute mentale, spiegando che spesso non riceve un aiuto sufficiente. Ha poi definito “Brexit” una sfida e ha detto che il Regno Unito «avrà un nuovo ruolo, audace e positivo, fuori dall’Ue». In un passaggio del suo discorso, May ha anche parlato «del prezioso legame tra Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord». Il video del discorso è stato pubblicato nel primo tweet di Theresa May come nuova primo ministro.
We will make Britain a country that works not for a privileged few but for every one of us.https://t.co/4pEvp4Ga9h
— Theresa May (@theresa_may) July 13, 2016
Il saluto di Cameron
Mercoledì 13 luglio è stato anche l’ultimo giorno da primo ministro del Regno Unito di David Cameron, che aveva annunciato le sue dimissioni da capo del governo e del Partito Conservatore dopo l’esito di Brexit, il referendum con cui i cittadini britannici hanno scelto di lasciare l’Unione Europea, rendendo necessaria l’elezione di un nuovo leader. Alle 12:30 (ora italiana, le 11:30 a Londra), Cameron ha partecipato per l’ultima volta alle “domande del primo ministro”, il dibattito parlamentare in cui risponde direttamente alle domande del leader dell’opposizione, il laburista Jeremy Corbyn, e degli altri parlamentari. Per Corbyn continuano a essere giorni complicati: ha ricevuto un voto di sfiducia, non vincolante, dai laburisti che sono in Parlamento, e deve affrontare una sfida alla sua leadership lanciata da Angela Eagle nei giorni scorsi e oggi da Owen Smith, entrambi importanti membri del partito.
Cameron ha tenuto un breve discorso finale dicendo che da domani osserverà gli scambi in Parlamento da qualche fila più in dietro, rispetto a quella del primo ministro: «L’ultima cosa che desidero dire è che si possono ottenere molte cose in politica. Puoi fare un sacco di cose. E alla fine, riguarda tutto il servizio pubblico, l’interesse nazionale. Nulla è davvero impossibile se ti ci impegni. Dopo tutto, come dissi una volta, un tempo io ero il futuro”» La frase finale è un’autocitazione dal suo primo domande al primo ministro del 2005, quando da leader dell’opposizione rimproverò l’allora capo del governo, Tony Blair, per non avere risposto a una sua domanda; dicendo di volere parlare del futuro disse a Blair: «Era lui il futuro, un tempo». L’aula lo ha applaudito a lungo, con i parlamentari Conservatori in piedi in ulteriore segno di rispetto.
Dopo avere risposto alle domande a Westminster, la sede del Parlamento, Cameron è tornato al numero 10 di Downing Street. Ieri Cameron ha tenuto anche il suo ultimo consiglio dei ministri, che è stata anche l’ultima riunione da membri del governo per diversi Conservatori, considerato che a May spetta il compito di fare un rimpasto con nuove nomine.
Poco prima delle 18, Cameron ha tenuto un breve discorso davanti a Downing Street dove ha detto di essere stato onorato di avere governato il paese, e di essere stato per 11 anni il leader del partito Conservatore. Con lui c’erano la moglie Samantha e i loro tre figli. Cameron è poi partito per raggiungere Buckingham Palace, la sede principale della monarchia britannica. L’incontro con la regina Elisabetta II del Regno Unito è stato il momento in cui sono state rassegnate formalmente le sue dimissioni. La regina ne ha preso atto e ha sentito dallo stesso ex primo ministro il consiglio formale sulla persona cui affidare il governo: Theresa May, in quanto leader del partito di maggioranza in Parlamento.
L’arrivo di Theresa May
Dopo l’udienza di Cameron, a Buckingham Palace è arrivata Theresa May per assumere l’incarico di nuovo primo ministro, il 54esimo nella storia moderna del Regno Unito e la seconda donna dopo Margaret Thatcher. Durante la cerimonia, molto breve e informale, c’è stato il rito del “bacio delle mani”: un tempo il primo ministro appena incaricato baciava le mani del sovrano in segno di rispetto, ora si limita a stringere la mano della regina per formalizzare l’assunzione della carica.
Lasciato Buckingham Palace, Theresa May ha raggiunto per la prima volta Downing Street da primo ministro del Regno Unito e ha fatto il suo primo discorso. May ha lavorato nella giornata alla sua lista di ministri del nuovo governo, che secondo i media britannici sarà più “equilibrato” per quanto riguarda il genere, con più donne nei ministeri più importanti. Stasera sono stati nominati cinque ministri molto importanti, ma finora c’è una sola donna.
May ha davanti a sé due compiti difficili e che vanno di pari passo: riunire il partito dopo le divisioni nate tra chi era a favore o contro l’uscita dalla UE e gestire Brexit, rispettando l’esito del referendum. Sarà May ad avviare l’Articolo 50 del Trattato di Lisbona che consente a uno stato membro di chiedere di lasciare l’Unione Europea, e sarà il suo governo ad avviare le trattative con le autorità europee su modalità e tempi per l’uscita. In più occasioni May ha ricordato che “Brexit significa Brexit”, ma non è ancora chiaro quale sia il suo piano per rispettare l’impegno: anche se con scarsa convinzione rispetto ad altri Conservatori, durante la campagna referendaria May aveva sostenuto il Remain.
Chi è Theresa May
Theresa May (il cui nome completo è Theresa Mary May, nata Brasier) ha 59 anni ed è stata ministro degli Interni dal 2010: è la persona che ha ricoperto questo ruolo più a lungo negli ultimi sessant’anni. È figlia di un pastore anglicano, ha studiato all’Università di Oxford ed è stata eletta in Parlamento per la prima volta nel 1997. È sposata e non ha figli. Nel 2002 è diventata la prima donna a ricoprire il ruolo di segretario generale del partito Conservatore. È considerata molto ambiziosa e Nick Clegg, ex leader del partito dei Liberal Democratici ed ex vice-primo ministro del Regno Unito, l’aveva soprannominata “la Vergine di Ghiaccio” per via del suo carattere poco alla mano. Dopo che si era candidata per prendere il posto di Cameron, il quotidiano di sinistra Independent aveva pubblicato un editoriale intitolato La noiosa e competente Theresa May è ciò che serve alla nazione dopo lo shock del voto su Brexit.
Nel discorso con cui aveva presentato la sua candidatura il 30 giugno, May aveva detto di non essere uno di quei politici “che si fanno notare” e di non fare pettegolezzi sugli altri parlamentari. Il punto principale del suo discorso però è stato quello a riguardo dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea: «Brexit significa Brexit (…) Non dovrà esserci nessun tentativo di rimanere all’interno dell’UE o di rientrarci dall’ingresso sul retro». Per ottenere il favore di chi ha votato per far uscire il Regno Unito dall’Unione Europea, May aveva scelto Chris Grayling, un importante sostenitore della campagna del “Leave” per guidare la sua campagna elettorale, e promettendo di creare un dipartimento per la contrattazione dell’uscita dalla UE.
Durante gli anni da ministro dell’Interno, Theresa May si è impegnata molto per ridurre la corruzione all’interno del corpo di polizia e ne ha tagliato le spese riuscendo al contempo a impedire che il numero di crimini commessi nel paese aumentasse. Nel 2014, davanti a una platea composta esclusivamente da agenti di polizia, ha fatto un discorso elencando una serie di gravi e noti casi di cattiva condotta e abuso di potere che hanno riguardato la polizia britannica negli ultimi anni, sottolineando come questi abbiano fatto crollare la fiducia dei cittadini nelle forze dell’ordine: alla fine del discorso nessuno ha applaudito. In quell’occasione May promise che avrebbe tagliato i finanziamenti pubblici al sindacato della polizia (l’equivalente di circa 235mila euro all’anno) visto che un’indagine aveva mostrato che il sindacato disponeva di circa 30 milioni di sterline (circa 37 milioni di euro) distribuiti in diversi conti “secondari”.
May ha anche vietato l’uso dei tre idranti acquistati in Germania per la polizia londinese da Boris Johnson ai tempi in cui era sindaco di Londra, cosa per cui fu molto preso in giro. I tre idranti erano costati in totale di 200mila sterline e l’1 luglio il nuovo sindaco di Londra Sadiq Khan ha detto che li venderà per finanziare dei progetti per i giovani. Fra le altre cose notevoli di questi anni, May si è anche opposta all’estradizione negli Stati Uniti dell’hacker scozzese Gary McKinnon, che fu accusato di essersi introdotto illegalmente in 97 server militari degli Stati Uniti e della NASA tra il 2001 e il 2002.
May è nota per avere posizioni abbastanza intransigenti sull’immigrazione: negli scorsi mesi ha detto di essere contraria alle quote di migranti siriani che i paesi dell’Unione Europea avrebbero dovuto accogliere. A settembre aveva detto che è importante aiutare le persone che vivono nelle zone di guerra, ma non quelle “abbastanza forti e ricche per venire in Europa”. Nel discorso con cui aveva presentato la sua candidatura a leader del Partito Conservatore, May aveva detto che è necessario avere più controllo del numero di persone che arrivano nel Regno Unito dall’Europa.