L’arresto del più famigerato pedofilo britannico
Il Guardian ha raccontato come nel 2014 fu arrestato Richard Huckle, dopo un'indagine lunga e rocambolesca
Il giornalista del Guardian Michael Safi ha raccontato la storia dell’operazione di polizia che ha permesso di chiudere uno dei più grandi forum online di pedofili e di arrestarne centinaia di utenti, tra cui Richard Huckle, considerato per numero di reati «il peggior pedofilo britannico di sempre». Il forum è stato chiuso dopo che la polizia australiana è riuscita a prenderne il controllo senza farlo sapere ai suoi membri, e gestirlo per sei mesi sorvegliando gli utenti e le cose che facevano. Huckle ha 30 anni, viveva in Malesia, era uno dei membri più attivi del forum ed è stato arrestato nel dicembre 2014, appena atterrato all’aeroporto londinese di Gatwick. A giugno del 2015 Huckle è stato condannato a 22 ergastoli: uno per ognuno dei minorenni di cui ha abusato sessualmente. La maggior parte di loro erano figli di persone che Huckle aveva ingannato dicendo di essere un missionario cristiano. La polizia è però convinta che Huckle abbia abusato di almeno altri 169 minorenni: «Teneva diligentemente conto dei nomi in un quaderno, scrivendo nel dettaglio cosa aveva fatto a ognuno di loro». Il Guardian ha scritto che «la storia di come è stato arrestato è una storia di persistenza e fortuna»: ci sono voluti mesi e la maggior parte del merito è della task force Argos, una divisione speciale della polizia del Queensland, in Australia, che si occupa di pedofilia online.
L’inizio della storia è a Toronto, in Canada, cinque anni fa. Lì aveva sede la società di Brian Way, un uomo d’affari di 42 anni che aveva «un racket della distribuzione di film per pedofili, dal valore di quattro milioni di euro». Way – che è stato arrestato ed è accusato di 15 reati legati alla pedofilia – teneva informazioni dettagliate sui suoi 370 clienti, e un decimo di loro viveva in Queensland. Quei nomi furono comunicati a Jon Rouse, il 52enne a capo di Argos (un nome che deriva dalla mitologia greca: Argos Panoptes era il gigante che vigilava per conto di Era, senza mai chiudere insieme tutti i suoi tanti occhi).
Rouse – un «tipo rigido e serio», ha scritto il Guardian – lavora per Argos dal 2000 e negli anni Novanta aveva lavorato nella sezione della polizia del Queensland che si occupa di genitori che avevano molestato o ucciso i propri figli. Parlando del suo lavoro ha detto: «Quando ci dobbiamo occupare di un video, quando sentiamo i bambini urlare, dobbiamo ascoltare gli accenti, per provare a capire dove è avvenuto l’abuso. Il nostro lavoro è capirlo e fare finire gli abusi». Al Guardian Rouse ha parlato dello shock di quando vide per la prima volta il video di un «stupro su minore, con penetrazione»: «Ma per sopravvivere devi andare oltre l’orrore e la repulsione».
Grazie alle informazioni trovate tra i libri contabili di Way, Rouse e la sua squadra arrestarono decine di pedofili e tra loro ce n’era uno iscritto a un sito di cui Argos non aveva mai sentito parlare: «Un vasto e organizzatissimo forum, il cui nome non può essere reso noto per via di un ordine del tribunale». Il forum online «trafficava abusi»: c’erano video e immagini di bambini e bambine e di rapporti sessuali tra adulti e bambini. Il forum era difficile da trovare ma una volta entrati (utilizzando un browser criptato) ci si trovava pedofili che si vantavano delle immagini che pubblicavano e condividevano. «Il senso di appartenenza al sito era saldamente gestito. I profili poco attivi erano visti in modo sospetto e potevano essere resi inattivi all’improvviso. Per restare nel forum bisognava caricare costantemente nuovi materiali. Più di 45mila persone lo facevano», ha scritto il Guardian.
«Quando arrestammo uno dei membri, prendemmo il controllo del suo profilo», ha detto Rouse. Argos iniziò a capire come funzionava il forum, quanto era grande e che tipo di rapporti c’erano tra chi ne faceva parte. Il Guardian ha parlato di una «intricata gerarchia». C’erano amministratori, gruppi, categorie e regole: per stare nel forum bisognava pubblicare nuovi materiali almeno una volta al mese. Gli utenti del forum erano classificati in base a cosa e quanto facevano nel forum. In cima a tutto c’era quello che sembrava essere il CEO, il capo, il responsabile di tutto. Il forum era stato fatto con molte cautele: era difficile capire le vere identità degli utenti. L’unico, piccolo, indizio a disposizione di Argos era una parola, con cui il “capo del forum” salutava al termine dei suoi messaggi: «hiyas».
Mentre cercava – all’inizio senza successo – di dare un senso alla parola «hiyas», Argos identificò circa 25 utenti: erano i più attivi del forum, i più pericolosi. Tra loro c’era anche (nascosto dietro un nome utente) Huckle, che produceva e caricava online molto materiale, sempre molto recente. «Era entusiasta di quello che faceva. Criticava gli altri utenti dicendo che non erano dei [veri] pedofili. Li accusava di starsene seduti a casa a guardare le esperienze [gli abusi sessuali su minori] degli altri, mentre lui invece era là fuori, a fare le cose per davvero». Queste cose le ha raccontate Paul Griffiths, un poliziotto inglese «con uno sguardo severo e i capelli tagliati corti» che lavora per Argos, dove è l’esperto nell’identificazione delle vittime. Griffiths deve scansionare molti gigabyte di immagini pedo-pornografiche e in ognuna deve cercare indizi – una marca, un oggetto d’arredamento, un paesaggio visto da una finestra – utili a identificare un luogo. Griffiths ha detto che Huckle «diceva di voler lasciare un’eredità, qualcosa che gli permettesse di essere ricordato grazie ai materiali che pubblicava. Era addirittura arrivato a dare un titolo ai suoi video, dicendo che erano fatti dal suo “studio di produzione”. Faceva branding».
Huckle era anche molto attento: oscurava facce e sfondi e cancellava ogni tipo di dato che poteva dare informazioni su quando, dove, come e con cosa aveva girato i suoi video. Era probabilmente stato aiutato da alcuni manuali disponibili sul forum: ce n’era per esempio uno di 180 pagine intitolato La guida passo-passo per fare sesso con i bambini in modo sano e sicuro. Anche Huckle aveva scritto e pubblicato un suo manuale: era lungo 80 pagine, era intitolato Pedofili e povertà: una guida per gli amanti dei bambini.
Intanto Griffiths, Rouse e tutta Argos stavano cercando di capire da dove arrivava la parola “hiyas”. Griffiths ha detto che cercandola su Google sembrava che «tutte le persone che la usavano – sempre come forma di saluto – erano donne». Alcuni indizi – di cui il Guardian non fornisce i dettagli – portarono a sospettare che il capo del forum – quello che salutava con “hiyas ” – fosse australiano, probabilmente di Adelaide, una città della costa sud. Molti dei suoi video mostravano bambini aborigeni e in una delle immagini da lui caricate – una bambina su un letto – si leggeva, sullo sfondo, la parola “Aussie”. È l’aggettivo che gli australiani usano per parlare di tutto ciò che è australiano.
Controllando tutti gli usi online della parola “hiyas” – un intraducibile modo di salutare – Argos scoprì un utente che la usava su un forum che parlava di jeep 4×4. Quell’uomo viveva ad Adelaide, in Australia, e il suo nome utente era simile a quello usato sul forum dei pedofili. Quell’uomo aveva chiesto consigli per fare delle modifiche alle sospensioni della sua jeep e Argos trovò un uomo che su Facebook stava cercando i pezzi di ricambio per sospensioni per jeep che erano stati consigliati all’utente del forum che scriveva sempre “hiyas”. La polizia arrivò quindi a un vero nome-e-cognome: Shannon McCoole, di 32 anni. Lavorava nel settore “servizi per l’infanzia”. McCoole fu arrestato nel giugno 2014: c’erano stati casi in cui i suoi colleghi avevano parlato di atteggiamenti sospetti verso i bambini, ma non se n’era fatto niente. C’era stato un incontro tra McCoole e uno psicologo, che l’aveva definito «pericoloso», «instabile» e quindi inappropriato per il lavoro, ma anche in quel caso la cosa fu ignorata e McCoole aveva continuato a fare il suo lavoro.
McCoole fu arrestato, ma Argos mantenne vivo il suo profilo sul forum. Il Guardian ha scritto: «Iniziò tutto un altro campionato, molto diverso da quello in cui Argos gestiva un normale profilo. Ora uno dei più grandi network mondiali di pedofili era gestito direttamente dal quartier generale della polizia del Queensland». Argos poté per esempio accedere a tutti i messaggi privati di tutti gli utenti del forum. Lesse quindi quelli di Huckle (di cui ovviamente ancora non si sapeva l’identità): a un pedofilo delle Filippine che gli diceva «peccato tu sia così lontano» aveva risposto «sono più vicino di quanto tu creda». Dialoghi di questo tipo e altre operazioni d’intelligence di cui non sono stati forniti i dettagli hanno permesso di capire che Huckle si trovava in effetti nel sud-est dell’Asia. Argos riuscì anche a trovare alcune sue foto in cui non tutti i dati “tecnici” erano stati cancellati: si capì che aveva scattato le sue foto con una fotocamera di marca Olympus, e se ne capì anche il modello.
La polizia del Queensland cercò quindi su tutti i più popolari siti di foto online (per esempio Flickr) foto scattate nel sud-est dell’Asia con una macchina Olympus di quel modello. «Ne trovammo alcune di perfettamente legali scattate in Laos, Cambogia e Vietnam», ha detto Griffiths. Il fotografo aveva anche una particolare predilezione per foto – anche in quel caso però «con niente di illegale al loro interno» – a bambini, in certi casi nudi. Argos arrivò quindi alla mail dell’autore di quelle foto, e dalla mail individuò altri suoi profili online. Così come McCoole, anche Huckle aveva fatto l’errore di usare un nome utente simile per il forum di pedofili e per altri siti normali e legali. Argos arrivò anche a uno studio fotografico: lo Huckool Photography Productions. Aveva sede in Malesia ed era collegato alla pagina Facebook di Richard Huckle. Su quella pagina Huckle era molto sfacciato: in alcune immagini c’erano – anche se in altre pose – gli stessi bambini che venivano abusati nei suoi video. «A quel punto non c’erano possibilità che quella persona non fosse lui», ha detto Griffiths.
Argos passò le informazioni su Huckle alla polizia britannica e a quella malese: ci furono un po’ di problemi (con reciproche accuse tra la polizia malese e quella britannica) e l’arresto per qualche mese non ci fu. Huckle era comunque identificato e controllato. A un certo punto, a fine 2014, scrisse su Facebook: «Grandi notizie, ho appena prenotato un volo per tornare a casa per Natale». Griffiths ha detto: «Aveva persino messo un hashtag con il nome della compagnia aerea. È stato quasi troppo facile». Fu arrestato appena atterrato a Gatwick, il 19 dicembre 2014. Aveva computer e dischi rigidi che contenevano più di 20mila immagini di bambini, e circa mille di quelle 20mila foto mostravano bambini che lui aveva abusato personalmente. Finora Huckle si è rifiutato di fornire le informazioni per accedere ad altri suoi file criptati, che è molto probabile contengano altre immagini e altri video di altri bambini.
Nei giorni in cui veniva arrestato Argos scrisse sul forum, usando il profilo di McCoole: «Il forum esiste ancora. Abbiamo avuto un po’ di alti e bassi. Ci prenderemo una pausa fino a fine anno, poi dal 2015 torneremo migliori di prima». In quei giorni le polizie di tutto il mondo arrestarono decine di utenti del forum. La polizia dovette chiudere il forum perché, ancora prima dell’arresto di Huckle, alcuni utenti iniziarono ad accorgersi che altri utenti diventavano improvvisamente inattivi (perché arrestati). Alcuni utenti avevano anche iniziato a scrivere al profilo di McCoole (quindi di Argos) dicendogli che erano preoccupati che la polizia si fosse infiltrata nel suo forum.
Huckle ha detto di essere colpevole di 71 reati. Durante il processo ha detto di essere pentito per quello che ha fatto. Dovranno però passare almeno 25 anni prima che possa chiedere un’eventuale riduzione di pena o la possibilità di libertà condizionata. È difficile pensare che qualcosa gli sarà concesso. Nel pronunciare la sua sentenza il giudice ha detto: «Per quanto mi riguarda può anche essere che tu provi dispiacere, ma non vedo nessun segno di un sentimento di genuino rimorso».