La morte di Lorenzo Amurri
Aveva 45 anni, era paralizzato da quando ne aveva 26, nel 2013 era arrivato in finale al Premio Strega con la sua autobiografia
Lorenzo Amurri, scrittore noto in particolare per la sua autobiografia Apnea, è morto oggi a 45 anni. La notizia è stata data inizialmente con un post su Facebook dal cantante Niccolò Fabi, amico di Amurri. Il suo libro d’esordio, Apnea, è stato pubblicato nel 2013 da Fandango ed è arrivato in finale al Premio Strega: racconta la storia autobiografica di Amurri, musicista e produttore musicale, rimasto paralizzato dopo un incidente sugli sci a 26 anni. Nel libro vengono raccontati i lunghi mesi di terapia e le difficoltà di Amurri nel tornare a svolgere una vita normale. Il secondo libro di Amurri, invece, si intitola Perché non lo portate a Lourdes, e racconta della decisione dello scrittore di fare un viaggio a Lourdes, nonostante non fosse credente. Qui avevamo pubblicato il primo capitolo di Apnea, che iniziava così:
È quasi l’ora di pranzo.
Sto sciando insieme alla mia fidanzata, in realtà la precedo perche è troppo lenta. È quasi l’ora di pranzo. Ho la faccia immersa nella neve. Non sento più niente, come fossi dentro un batuffolo d’ovatta. Non riesco a respirare. Qualcuno mi prende la testa tra le mani e la gira: respiro.Ora sono in un garage, sembra l’officina di un meccanico. Ho la sensazione di avere una persona davanti girata di spalle e una dietro che mi tocca la testa, ma non le distinguo chiaramente.
Ho sete. Qualcuno mi fa bere. Sento il liquido fresco scendere giù fino allo stomaco e oltre; lo sento nella vescica e non posso trattenerlo dentro; lo sento fluire in mezzo alle gambe: è bellissimo, paragonabile a un orgasmo.Il garage è l’elicottero che mi sta trasportando d’urgenza in ospedale. Sono sveglio ma la mia coscienza vaga scioccata, costruendo una difesa visionaria che confonde quello che in realtà sta succedendo. Mi diranno in seguito che in molti, trasportati in elicottero dopo gravi incidenti, raccontano di essere stati in un garage; mi diranno anche che all’arrivo al pronto soccorso ho detto che qualcuno mi aveva dato da bere, scatenando un attimo di panico generale. Se qualcuno l’avesse veramente fatto, non sarei qui a scrivere.