Com’è stato fare il “Mare di Hull”, nudi e dipinti di blu
Lo ha raccontato una ragazza di 22 anni che ha partecipato alla performance di Spencer Tunick (e ancora si toglie vernice dalle orecchie)
La mattina del 9 luglio 3.200 persone nude e completamente dipinte in quattro diverse tonalità di blu si sono radunate nella città inglese di Hull per farsi fotografare da Spencer Tunick, artista statunitense specializzato nella fotografia collettiva di persone nude in diversi ambienti. Le foto sono state commissionate dalla Ferens Art Gallery di Hull per celebrare la nomina della città a capitale britannica della cultura del 2017. Hannah Tomes, una ragazza di 22 anni che ha partecipato all’opera, ha raccontato al Guardian com’è andata.
Tomes non vive a Hull ma vicino a York: quando ha sentito parlare del nuovo progetto di Spencer Tunick, lo scorso marzo, si è subito iscritta con il suo ragazzo per partecipare. «Non potevo lasciarmi sfuggire l’esperienza di posare nuda per un fotografo di fama mondiale». Tomes ha spiegato di non essersi mai vergognata del proprio corpo, e di non vedere niente di strano o sbagliato nel fatto di spogliarsi per ragioni artistiche: «Il corpo dovrebbe essere celebrato, non censurato». Tomes e il suo fidanzato sono arrivati al punto di incontro prestabilito alle 3 del mattino, hanno firmato una serie di documenti e hanno ricevuto i barattoli di vernice blu. Chiacchierando con gli altri partecipanti, Tomes racconta di aver provato un «estremo nervosismo» e «un grande entusiasmo» allo stesso tempo. Quello che ha colpito Tomes è stata la varietà di persone che ha incontrato: alcune le hanno detto di aver deciso di partecipare perché poteva essere una cosa divertente, altre erano appassionate d’arte, un uomo le ha confessato di essere stato spinto «da un desiderio inconscio di esibizionismo»: «Non così inconscio», commenta Tomes.
Home and washed. The most surreal but brilliant experience of my life #seaofhull #spencertunick #nudeart pic.twitter.com/bb9f4xUxez
— Hannah Tomes (@hannahtomes_) July 9, 2016
A un certo punto, Tunick ha cominciato a dare indicazioni attraverso gli altoparlanti: «Ora potete cominciare a dipingere i vostri corpi. Spalmate la vernice come una crema solare. Mettetela in ogni fessura e piega». Molte risatine nervose e perfetti sconosciuti che si chiedevano l’un l’altro se si fossero persi qualche pezzo ancora da dipingere sul loro sedere. Lentamente Tomes ha cominciato a far cadere i vestiti sull’erba: «Mi trovavo in piedi completamente nuda in un parco a fare conversazione con due uomini che avevo incontrato qualche minuto prima. Ho immerso le mani nel barattolo di vernice e ho cominciato a passarle sul seno. Era inaspettatamente viscida, scivolava sulla mia pelle senza problemi, come una seconda pelle. Sono rimasta sorpresa anche da quanto velocemente si prende confidenza con la nudità e si perda ogni imbarazzo. Chi ha mai detto che gli inglesi sono puritani?».
Un ciclista, racconta Tomes, è quasi caduto dalla bicicletta vedendo tutte quelle persone nude e Tunick ha parlato di nuovo agli altoparlanti per rimproverare chi stava ai confini del parco solo per guardare che cosa stesse succedendo. Poi, una volta raggiunto il luogo della prima foto, tutti hanno smesso di ridere. Tunick ha trasformato una folla disorganizzata: «Ci è stato chiesto di guardare in avanti e verso l’alto, senza sorridere o ridere, per rendere la fotografia il più serena possibile. Siamo diventati un mare di silenziosi monoliti blu, di fronte a un obiettivo quasi invisibile. Siamo diventati acqua che fluisce attraverso una città che una volta era stata inondata». Tomes conclude dicendo che sdraiata per terra nella posizione finale, una strada nel centro della città, ha visto da vicino il corpo di uno sconosciuto come mai non lo aveva visto prima «ma l’esperienza non aveva niente di sessuale». Dice di essersi commossa e che lei e il suo ragazzo, giorni dopo, si stanno ancora togliendo dalle orecchie della vernice blu.