I cambi delle bici stanno per cambiare?
Potrebbero diventare elettronici e senza fili: alcuni ciclisti già li stanno usando al Tour de France, ma per altri è un'eresia
Chi non ha mai guidato una bicicletta da corsa, ma solo biciclette da passeggio o mountain bike, è abituato a pensare al “cambio” come a una manopola da girare sul manubrio (con un movimento simile a quello che si fa per accelerare in moto) o come a delle levette, anche quelle sul manubrio, da spostare a destra e a sinistra. Le biciclette da corsa – quelle dei professionisti ma anche quelle di molti ciclisti in giro la domenica mattina – il cambio ce l’hanno invece sulle leve dei freni, e in certi casi è elettronico, non meccanico. Da qualche mese esistono dei cambi che oltre a essere elettronici sono anche wireless: se ne sta parlando in questi giorni perché due squadre li stanno usando al Tour de France, la più importante corsa ciclistica al mondo. Non è niente di illegale (nulla a che fare con i “motorini” nelle biciclette): è un’interessante evoluzione tecnologica del cambio delle biciclette, che va a toccare anche un po’ di questioni storiche, legate alla tradizione.
Il nuovo cambio elettronico e senza fili è stato progettato dalla società statunitense SRAM: è una delle più importanti tra quelle che fanno componenti per bici, insieme alla giapponese Shimano e all’italiana Campagnolo. Il nuovo cambio si chiama Red eTap, costa circa 1.500 euro, è composto da led, pulsanti e batterie e le due squadre che hanno scelto di usarlo al Tour de France sono la russa Katusha e la francese AG2R La Mondiale.
Le primissime bici da corsa non avevano cambi: non si poteva scegliere il rapporto leggero o quello duro, ci si faceva andare bene quello che c’era. Poi sono arrivate le biciclette con due o più corone (le ruote dentate che stanno tra la ruota e il pedale, quelle attorno alla quale gira la catena), permettendo ai ciclisti di cambiare rapporto a seconda del ritmo, della fatica e della pendenza della strada. Negli anni sono stati inventati nuovi modi per cambiare rapporto: alcune vecchie bici da corsa che si vedono per strada hanno ancora le leve dei cambi sul telaio, più o meno a metà tra i pedali e il manubrio. In molte bici le leve dei cambi sono invece le manopole dei freni: dando un colpetto a destra o a sinistra – basta anche solo un dito – si sale o si scende di rapporto. Più lungo è il giro che deve fare la catena, più ogni pedalata è efficace ma allo stesso tempo faticosa. In tutti questi casi si parla di cambio a deragliatore, perché spostando la catena la si fa “deragliare” da una ruota dentata all’altra. La maggior parte delle volte in cui la catena cade è perché le si fa fare una deragliata troppo grande, un salto troppo difficile da una ruota dentata all’altra.
Il meccanismo del cambio a deragliatore è sempre lo stesso, a prescindere dal punto in cui si cambia: il colpetto o l’azionamento di una levetta tira un cavo che aziona il deragliatore, che a sua volta sposta la catena su o giù rispetto a dove si trovava. In tutti questi casi si parla di cambio meccanico. Da qualche anno le principali società di componenti di bici – tra cui anche Shimano e Campagnolo – hanno messo sul mercato dei cambio elettronici: basta schiacciare un pulsante e, attraverso un cavetto, una centralina messa vicino alla catena le “ordina” dove andare. Il nuovo Red eTap di SRAM è elettronico, ma anche senza fili: l’ordine arriva quindi senza passare da un cavo. Il New York Times scrive che SRAM ci ha messo cinque anni a progettarlo e ora dovrà riuscire a convincere i ciclisti che «avere un piccolo sistema wi-fi per cambiare rapporto sulle proprie bici è un’innovazione utile». SRAM punta a introdurre un nuovo standard del sistema di cambio per riuscire a recuperare il terreno che ha perso nei confronti di Shimano, i cui sistemi per il cambio sono montati da 17 delle 22 squadre che stanno partecipando al Tour de France.
Shimano fu la prima a spostare le levette per i cambi dal telaio al manubrio ed è stata la prima a introdurre i cambi elettronici: il primissimo fu il Dura ACE DI2, nel 2009. In passato ci sono stati piccoli e mai efficaci tentativi di fare cambi elettronici e senza fili: costavano troppo, richiedevano troppa manutenzione, non funzionavano sempre o, semplicemente, erano lenti. Ci sono per esempio stati dei cambi senza fili che sfruttavano la tecnologia Bluetooth ma in quel caso il problema era che dal momento dell’input (la pressione di un pulsante) al momento del risultato (la catena che si spostava) passava troppo tempo. Basta aver provato a stare su una salita con la necessità di cambiare per usare un rapporto più leggero per capire quanto poco può diventare troppo tempo. Per il suo cambio elettronico e wireless SRAM ha quindi dovuto rendere praticamente nullo il tempo tra input e risultato: per farlo ha collaborato con una società che progetta gli abitacoli per i piloti di jet da guerra.
Il cambio Red eTap di SRAM ha anche cambiato il modo in cui i ciclisti passano da un rapporto all’altro: finora in quasi ogni caso la leva azionata con la mano destra cambia la posizione della catena sulla ruota dentata vicino alla ruota posteriore e la mano sinistra comanda i movimenti sulla ruota dentata vicino ai pedali. Per farla facile: la mano destra comanda i cambi che sono tanti (6-7-8, ma anche 11), la mano sinistra quelli che sono pochi (2 o 3). Per cambiare rapporto i ciclisti devono quindi usare entrambe le mani, cambiando la posizione della catena sulla ruota davanti e su quella dietro. Il nuovo cambio SRAM permette di usare quasi sempre una mano, che è un grande cambiamento: come dire a un autista che le marce dalla prima alla quinta stanno in una posizione diversa da quella in cui sono sempre state. È un cambiamento che il New York Times descrive come «tendente all’eresia» e perché la maggior parte dei ciclisti lo inizino a usare serve convincerli che sia davvero più vantaggioso. È difficile – per ovvie ragioni – che i ciclisti parlino male di strumenti e componenti offerti dagli sponsor ed è ancora presto per delle vere opinioni. L’idea generale è che il nuovo cambio SRAM stia piacendo: per ora è ancora caro (costa quanto una bici da corsa di buona qualità) ma potrebbe cambiare il modo in cui si cambia in bici.