Theresa May sarà primo ministro del Regno Unito
Dopo il ritiro di Andrea Leadsom, è rimasta l'unica candidata ed è stata nominata leader dei Conservatori: sarà capo del governo mercoledì
Theresa May sarà il prossimo primo ministro del Regno Unito e succederà a David Cameron, che aveva annunciato le sue dimissioni dopo il risultato di Brexit, il referendum con cui i britannici hanno deciso di lasciare l’Unione Europea. May fa parte del Partito Conservatore e oggi è ministro dell’Interno nel governo Cameron: stava preparando la sua campagna elettorale interna contro Andrea Leadsom, ministro dell’Energia e altra candidata alla guida del partito. Oggi Leadsom ha annunciato di avere rinunciato alla candidatura: di conseguenza May è rimasta l’unica candidata, cosa che secondo le regole del partito non rende necessaria una votazione tra i suoi iscritti per la scelta del nuovo leader, e quindi è stata dichiarata immediatamente eletta. I Conservatori sono il partito di maggioranza nel Parlamento, di conseguenza nel sistema britannico il loro leader diventa automaticamente anche il primo ministro del paese. Durante la campagna per il referendum, Theresa May era contraria all’uscita dalla UE.
David Cameron ha detto che domani, martedì 12 luglio terrà un ultimo Consiglio dei ministri, e che il giorno dopo per l’ultima volta parteciperà alle “domande del primo ministro” presso il Parlamento del Regno Unito. Nel pomeriggio, lascerà ufficialmente l’incarico che sarà quindi assunto da Theresa May.
Leadsom ha rinunciato in seguito a giorni di polemiche su una sua intervista, pubblicata dal Times, nella quale aveva detto che sarebbe stata una migliore leader e primo ministro perché ha dei figli, mentre May non ne ha. L’articolo aveva fatto molto discutere ed era stato smentito dalla stessa Leadsom, che aveva accusato il Times di avere travisato le sue parole. Il giornale ha pubblicato diversi altri articoli per confermare i contenuti dell’intervista, mentre Leadsom ha più volte chiesto scusa per quello che aveva detto, aggiungendo comunque di essere stata fraintesa. Con la prospettiva di ulteriori polemiche, che avrebbero diviso ulteriormente il partito, nel fine settimana Leadsom ha deciso di ritirarsi e oggi ha dato il proprio sostegno a Theresa May.
Durante la campagna referendaria, Andrea Leadsom aveva sostenuto il Leave e quindi promosso l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. May, invece, aveva mantenuto una posizione per il Remain, ma dopo l’esito del referendum ha confermato che da primo ministro seguirà la volontà popolare per fare uscire il paese dalla UE; in più occasioni ha detto che: “Andarsene significa andarsene”.
La selezione del nuovo leader nel partito Conservatore prevede diversi passaggi. Chi vuole fare il nuovo leader presenta formalmente la sua candidatura e, nel caso in cui ci siano più di due candidati, spetta ai parlamentari conservatori il compito di organizzare votazioni per eliminare, a ogni voto, la persona che ha ricevuto meno consensi. I due candidati rimanenti sono poi sottoposti a un voto da parte di tutti i membri del partito, per la designazione finale del leader. Le regole però dicono che se c’è un solo candidato questo diventa automaticamente il nuovo leader, come è accaduto ora con Theresa May.
Michael Gove – il ministro della Giustizia che dopo Brexit aveva annunciato a sorpresa la sua candidatura bruciando quella del suo amico ed ex sindaco di Londra, Boris Johnson – ha detto che May dovrebbe diventare primo ministro “il prima possibile” e che non intende riaprire i giochi per la leadership. Gove era stato eliminato nell’ultimo voto parlamentare, quindi avrebbe potuto chiedere di subentrare alla candidatura di Leadsom: la sua rinuncia ha ulteriormente chiuso la vicenda.
Theresa May (il cui nome completo è Theresa Mary May, nata Brasier) ha 59 anni ed è ministro degli Interni dal 2010: è la persona che ha ricoperto questo ruolo più a lungo negli ultimi sessant’anni. È figlia di un pastore anglicano, ha studiato all’Università di Oxford ed è stata eletta in Parlamento per la prima volta nel 1997. È sposata e non ha figli. Nel 2002 è diventata la prima donna a ricoprire il ruolo di segretario generale del partito Conservatore. È considerata molto ambiziosa e Nick Clegg, ex leader del partito dei Liberal Democratici ed ex vice-primo ministro del Regno Unito, l’aveva soprannominata “la Vergine di Ghiaccio” per via del suo carattere poco alla mano. Dopo che si era candidata per prendere il posto di Cameron, il quotidiano di sinistra Independent aveva pubblicato un editoriale intitolato La noiosa e competente Theresa May è ciò che serve alla nazione dopo lo shock del voto su Brexit.
Nel discorso con cui ha presentato la sua candidatura il 30 giugno, May ha detto di non essere uno di quei politici “che si fanno notare” e di non fare pettegolezzi sugli altri parlamentari. Il punto principale del suo discorso però è stato quello a riguardo dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea: «Brexit significa Brexit (…) Non dovrà esserci nessun tentativo di rimanere all’interno dell’UE o di rientrarci dall’ingresso sul retro». Durante la campagna prima del referendum comunque May era per il Remain, ovvero per fare restare il Regno Unito nell’Unione Europea, seppure in molti l’abbiamo accusata di aver tenuto una posizione ambigua.
Per ottenere il favore di chi ha votato per far uscire il Regno Unito dall’Unione Europea, May aveva scelto Chris Grayling, un importante sostenitore della campagna del “Leave” per guidare la sua campagna elettorale, e promettendo di creare un dipartimento per la contrattazione dell’uscita dalla UE.
Durante gli anni da ministro dell’Interno, Theresa May si è impegnata molto per ridurre la corruzione all’interno del corpo di polizia e ne ha tagliato le spese riuscendo al contempo a impedire che il numero di crimini commessi nel paese aumentasse. Nel 2014, davanti a una platea composta esclusivamente da agenti di polizia, ha fatto un discorso elencando una serie di gravi e noti casi di cattiva condotta e abuso di potere che hanno riguardato la polizia britannica negli ultimi anni, sottolineando come questi abbiano fatto crollare la fiducia dei cittadini nelle forze dell’ordine: alla fine del discorso nessuno ha applaudito. In quell’occasione May promise che avrebbe tagliato i finanziamenti pubblici al sindacato della polizia (l’equivalente di circa 235mila euro all’anno) visto che un’indagine aveva mostrato che il sindacato disponeva di circa 30 milioni di sterline (circa 37 milioni di euro) distribuiti in diversi conti “secondari”.
May ha anche vietato l’uso dei tre idranti acquistati in Germania per la polizia londinese da Boris Johnson ai tempi in cui era sindaco di Londra, cosa per cui fu molto preso in giro. I tre idranti erano costati in totale di 200mila sterline e l’1 luglio il nuovo sindaco di Londra Sadiq Khan ha detto che li venderà per finanziare dei progetti per i giovani. Fra le altre cose notevoli di questi anni, May si è anche opposta all’estradizione negli Stati Uniti dell’hacker scozzese Gary McKinnon, che fu accusato di essersi introdotto illegalmente in 97 server militari degli Stati Uniti e della NASA tra il 2001 e il 2002.
May è nota per avere posizioni abbastanza intransigenti sull’immigrazione: negli scorsi mesi ha detto di essere contraria alle quote di migranti siriani che i paesi dell’Unione Europea avrebbero dovuto accogliere. A settembre aveva detto che è importante aiutare le persone che vivono nelle zone di guerra, ma non quelle “abbastanza forti e ricche per venire in Europa”. Nel discorso con cui aveva presentato la sua candidatura a leader del Partito Conservatore, May aveva detto che è necessario avere più controllo del numero di persone che arrivano nel Regno Unito dall’Europa.