Brexit, una settimana dopo
Nel Regno Unito è iniziata la sfida per la leadership del partito Conservatore, mentre i Laburisti continuano a litigare
A una settimana dal risultato di Brexit, il referendum con cui il Regno Unito ha deciso di lasciare l’Unione Europea, la politica britannica è ancora in subbuglio con grandi divisioni e lotte interne ai suoi due più importanti partiti. Tra i Conservatori è iniziata la sfida per la leadership del partito, dopo la decisione del primo ministro David Cameron di dimettersi per il risultato del referendum. Il successore di Cameron alla guida dei Conservatori sarà anche il nuovo primo ministro britannico.
Questa mattina il ministro della Giustizia, Michael Gove, ha tenuto una conferenza stampa nella quale ha spiegato perché ha deciso di candidarsi a sorpresa alla guida del partito, scaricando Boris Johnson, considerato il favorito alla leadership dopo le dimissioni di Cameron. In un lungo discorso, Gove ha detto di considerarsi la persona più adatta per gestire l’uscita del Regno Unito dalla UE e allo stesso tempo riunire il partito, che durante la campagna referendaria si è diviso tra chi voleva restare nell’Unione e chi era favorevole a Brexit.
Gove ha un discreto seguito nel partito, ma non è ancora chiaro se riuscirà a fare meglio degli altri suoi quattro sfidanti alla guida dei Conservatori. Tra questi la favorita è l’attuale ministro dell’Interno, Theresa May, che ha già ricevuto decine di dichiarazioni di sostegno da parte dei parlamentari Conservatori. Candidandosi ieri, May ha detto di volere stabilità e sicurezza, mentre Gove ha centrato tutto il suo discorso sull’idea di cambiamento. I cinque candidati saranno votati dai parlamentari Conservatori nel corso dei prossimi giorni, a ogni votazione sarà escluso il candidato con meno voti: i due restanti saranno votati dagli iscritti al partito Conservatore, che indicheranno quindi il nuovo leader entro il prossimo 9 settembre.
Le cose sono complicate anche nel partito Laburista, dove molti parlamentari e iscritti chiedono da giorni a Jeremy Corbyn di dimettersi per il risultato di Brexit, accusandolo di non avere fatto abbastanza per la campagna a favore della permanenza nella UE: Corbyn per ora non sembra intenzionato a farlo e ci sono quotidianamente polemiche intorno al suo modo di gestire il partito.
Sul piano economico, intanto, la Banca centrale del Regno Unito ha annunciato che nei prossimi mesi dovrà probabilmente intervenire con un taglio dei tassi d’interesse e con iniezioni di denaro per stimolare l’economia, a rischio a causa delle incertezze sul futuro del paese fuori dalla UE. Il ministro delle Finanze, George Osborne, ha detto che l’obiettivo del surplus di bilancio tra il 2019 e il 2020 non potrà essere raggiunto, per le conseguenze economiche dell’uscita dalla UE. Osborne ha detto che si dovrà agire rapidamente per trovare nuovi accordi con i paesi europei, almeno per quanto riguarda il commercio, per non penalizzare troppo le aziende britanniche. Nel complesso il discorso di Osborne è apparso più pessimista rispetto alle sue precedenti dichiarazioni. Osborne era, come David Cameron, a favore del Remain.