Contro gli abiti delle tenniste
Se ne riparla dopo le critiche a quello realizzato da Nike per il torneo di Wimbledon, paragonato dal New York Times a un baby-doll
Negli ultimi giorni si è parlato molto dell’abito realizzato da Nike per le tenniste con cui ha un contratto per il torneo di Wimbledon, in corso a Londra. Wimbledon è il più antico e prestigioso torneo di tennis al mondo, e prevede anche alcune rigide regole di abbigliamento, prima tra tutte quelle di vestirsi esclusivamente di bianco, intimo compreso. Il vestito, che si chiama NikeCourt Premier Slam Dress, è stato criticato perché è parecchio corto e ha una forma simile a quella di una sottoveste: non aderisce al corpo ma svolazza, si solleva durante i movimenti delle tenniste intralciandole e scoprendo i pantaloncini e la pancia. Il New York Times lo ha paragonato ai babydoll, le camicie da notte inventate nel 1942 dalla stilista Sylvia Pedlar per risolvere il problema della carenza di tessuto negli anni di guerra.
Molte tenniste si sono rifiutate di indossarlo o hanno usato degli stratagemmi per non farlo svolazzare troppo. L’inglese Katie Boulter ha utilizzato una cintura per tenerlo fermo, la ceca Lucie Hradecka ha indossato i leggings sotto il vestito (trasformandolo di fatto in una maglietta). La svedese Rebecca Peterson ha indossato sopra una maglietta a manica lunga e l’inglese Katie Swan se l’è infilato sotto i pantaloncini. Poco prima della fine delle qualificazioni Nike ha fatto delle modifiche all’abito: non l’ha allungato, ma l’ha cucito per tenerlo più fermo.
Tenniste con il NikeCourt Premier Slam Dress
Nike ha anche proposto alle tenniste che non volevano indossarlo un completo gonna e maglietta alternativo. L’italiana Roberta Vinci, la russa Daria Kasatkina, la tedesca Sabine Lisicki e l’americana Samantha Crawford (che è molto alta e per questo evita di indossare abiti) hanno preferito non indossarlo. L’abito invece è piaciuto alla tennista greca Maria Sakkari e alla canadese Eugenie Bouchard, che ha fatto anche da testimonial per la pubblicità. Per quanto riguarda Serena Williams, Nike le fornisce abiti personalizzati e quindi il NikeCourt Premier Slam Dress non le è mai stato proposto.
Perché le tenniste indossano gonne e abitini?
Dopo le critiche al NikeCourt Premier Slam Dress, Christina Cauterucci di Slate ha ripreso un articolo di Eliza Truitt pubblicato dal sito nel 2001, che criticava la consuetudine delle tenniste di indossare abiti e gonnelline anziché i più comodi completi con i pantaloncini. Secondo Cauterucci l’abito di Nike è solo l’ennesimo esempio di uno stile poco pratico, fatto di abiti svolazzanti che scoprono gli indumenti intimi. Per Truitt le gonne non sono più comode o pratiche dei pantaloncini e quindi non ci sono ragioni per preferirle, a meno di non voler strumentalizzare il corpo delle atlete. Come tutti i dibattiti sul corpo delle donne, anche qui ci sono molte posizioni contrastanti: secondo alcuni non ci sarebbe niente di male in vestiti che esaltano corpi muscolosi, eleganti e belli da vedere.
Quello su gonne e abitini non è l’unico dibattito sull’aspetto esteriore delle tenniste. Molte atlete sono state criticate per il loro aspetto fisico, prima tra tutte la fortissima Serena Williams, che è stata spesso accusata di essere grassa, poco aggraziata e troppo “maschile”. In passato una delle tenniste più criticate per ragioni simili – era troppo sgraziata e poco femminile – è stata Martina Navratilova, che ha giocato dagli anni Settanta agli anni Novanta, e lo stesso è successo alla francese Amelie Mauresmo e all’italiana Francesca Schiavone.
Altre tenniste invece fanno ancora fatica ad accettare un corpo troppo atletico e muscoloso: ad esempio, Maria Sharapova, che è alta e slanciata, ha sempre detto di non sollevare pesi per evitare di avere muscoli troppo grossi nella braccia, così come la polacca Agnieszka Radwanska.