Boris Johnson non si candida più
L'ex sindaco di Londra ha rinunciato alla leadership dei Conservatori, Theresa May si è candidata, a sorpresa anche Michael Gove
Questa mattina l’ex sindaco di Londra, Boris Johnson, ha annunciato a sorpresa di avere rinunciato alla candidatura per la guida del partito Conservatore, alla ricerca di un nuovo leader dopo le annunciate dimissioni del primo ministro David Cameron per la sconfitta di Brexit, il referendum sull’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea della scorsa settimana. Johnson aveva sostenuto il Leave ed era considerato da anni rivale di Cameron per la guida del partito, quindi oggi il meglio posizionato per succedergli. La sua rinuncia è arrivata un paio d’ore dopo un altro annuncio a sorpresa, questa volta da parte del ministro della Giustizia conservatore Michael Gove, che si è candidato per la leadership del partito dopo avere detto per giorni che avrebbe sostenuto la candidatura di Johnson.
Gove ha detto che Johnson non sarebbe stato adeguato per guidare il partito e il Regno Unito in un periodo così difficile della loro storia, e che di conseguenza è arrivato alla conclusione che fosse opportuno candidarsi direttamente. Oltre a essere un ministro tra i più rispettati del governo Cameron, Gove ha un discreto seguito tra i parlamentari Conservatori, ma dopo avere scaricato di colpo Johnson molti non si fidano più di lui. Inoltre, secondo i detrattori, ha il difetto di non avere molto carisma, cosa che potrebbe penalizzare il partito durante le campagne elettorali.
Oltre a Gove, questa mattina hanno formalizzato le loro candidature altri quattro esponenti del partito Conservatore: Stephen Crabb, ministro del Lavoro, Liam Fox, ex ministro della Difesa, Andrea Leadsom, ministro dell’Energia e Theresa May, ministro dell’Interno. Tra questi, May sembra essere la candidata più credibile e con più ampi consensi all’interno del partito, quindi la probabile sfidante di Gove. Nei prossimi giorni i parlamentari conservatori dovranno votare i 5 candidati, riducendo la lista a due soli potenziali leader, che saranno poi votati dagli iscritti al partito: il processo si concluderà entro il prossimo 9 settembre. Nel sistema politico britannico, il capo del partito che ha la maggioranza in Parlamento diventa automaticamente il primo ministro: quindi chi vincerà la leadership del Partito Conservatore diventerà anche automaticamente il nuovo primo ministro del Regno Unito e sostituirà il dimissionario Cameron.
Tra i Laburisti, intanto, continuano le contestazioni e le richieste di dimissioni nei confronti del leader Jeremy Corbyn. È già stato sfiduciato giorni fa dai suoi parlamentari, ma con un voto non vincolante, e si prospetta per lui una sfida alla leadership da parte di un altro esponente del partito, forse Angela Eagle. Oggi Corbyn ha dato diversi indizi circa la volontà di continuare, nonostante il suo stesso gruppo di collaboratori sia diviso sul da farsi.
Il governatore della Banca centrale del Regno Unito, Mark Carney, ha intanto annunciato che nell’estate ci potranno essere modifiche ai tassi d’interesse e iniziative per aumentare la liquidità nel paese, in modo da aiutare la sterlina e stimolare l’attività economica. La settimana scorsa Carney aveva già detto di avere un piano per gestire Brexit, preventivando eventuali immissioni di nuovo denaro fino a 250 miliardi di sterline.
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