Perché ci piacciono i film apocalittici
Perché sono volutamente esagerati e a ogni film lo diventano di più: è iniziato tutto con un film degli anni Novanta, "Independence Day"
Alla fine di uno dei trailer di Independence Day: Rigenerazione, uno dei protagonisti – David Levinson, lo specialista di telecomunicazioni che nel primo Independence Day salvò il mondo – dice, guardando gli alieni che sono tornati e stanno distruggendo metà del pianeta: «Distruggono i luoghi storici» («they like to get the landmarks», in inglese). Già solo nel trailer di Independence Day: Rigenerazione, che in Italia uscirà a settembre, si vede che gran parte di Londra è distrutta dagli alieni.
«Distruggono i luoghi storici» è una frase particolare: è fredda, distaccata e in inglese ha un’accezione quasi ironica. Probabilmente non è la frase che diremmo se vedessimo che mezza Londra è stata appena distrutta dagli alieni. Eppure Levinson va capito: tra il primo film e il trailer del secondo ne ha viste di cose, e può anche essere che ci abbia quasi fatto l’abitudine a vedere monumenti distrutti e città rase al suolo. Molte di quelle cose le abbiamo viste anche noi spettatori negli ultimi decenni di cinema: Nicholas Barber ne ha scritto sul Guardian in un articolo intitolato “Perché siamo così presi dai film sulle distruzioni di massa?“.
La distruzione di importanti luoghi storici – e la successiva osservazione con fare indifferente – è una cosa ormai così comune nel cinema che si fa fatica a ricordare quando gli spettatori ne rimasero scioccati la prima volta. Come siamo arrivati a questo punto? Quand’è che la distruzione di massa è diventata la norma per i blockbuster?
Barber scrive che è iniziato tutto poco meno di vent’anni fa, quando uscì il primo Independence Day: nel luglio 1996 negli Stati Uniti e nel settembre 1996 in Italia. In quel film gli alieni distruggono molti monumenti in giro per il mondo, ma soprattutto se la prendono con la Casa Bianca, disintegrandola con il loro potente raggio blu. La scena è stata poi ripresa, imitata e presa in giro in tanti altri film, ma al tempo non era una cosa normale e non lasciò gli spettatori indifferenti. Barber scrive che Roland Emmerich, il regista del film, dovette faticare non poco per far sì che quella scena venisse messa prima nel trailer e poi nel film, e sembra anche che fu una delle prime scene che girò, per evitare che nel frattempo la Fox, la casa di produzione di Independence Day, cambiasse idea vietandogli di metterla nel film. La scena fu girata facendo esplodere un modellino di Casa Bianca largo meno di cinque metri e alto circa un metro e mezzo (e aggiungendo poi i necessari effetti speciali). Secondo Barber, quella scena cambiò i film apocalittici.
Dopo Independence Day – il film che incassò più soldi nel 1996 – uscirono Armageddon e Deep Impact, che andarono benissimo nel 1998 e aprirono una nuova ondata di film sul genere “eventi di estinzione di massa”. Tra la fine degli anni Novanta e gli anni Duemila al cinema sono state distrutte – in certi casi più volte – la Torre Eiffel, l’Empire State Building, Piazza San Pietro, il Colosseo, la Statua della Libertà e altri importanti e riconoscibili monumenti mondiali. Tra i film responsabili delle distruzioni ci sono Cloverfield, Pacific Rim, gli Avengers, i Transformer, Al vertice della tensione e, pensando ai film diretti da Emmerich, The Day After Tomorrow – L’alba del giorno dopo e 2012, ma è impossibile elencarli tutti. La più recente distruzione di gran parte del mondo passata per i cinema è quella di X-Men: Apocalisse, uscito a maggio.
Secondo Barber i film apocalittici moderni sono iniziati con Independence Day, che corse il rischio di scioccare gli spettatori ma riuscì a stupirli. Da quel momento Independence Day mise un’asticella con cui tutti i successivi film catastrofici hanno dovuto confrontarsi. «Improvvisamente i blockbuster sono diventati tristi, tronfi e militaristici», scrive Barber: e la cosa è piaciuta al pubblico, che ha iniziato a pretendere sempre più effetti speciali e sempre più distruzione. Per quanto possano sembrare sempre più realistiche, le distruzioni dei film apocalittici sono comunque finte, e sono così esagerate che non spaventano e non fanno pensare: sono intrattenimento, divertimento. Chissà-come-sarebbe-se.
Nel 1996 Roger Ebert, uno dei più famosi critici cinematografici di sempre, scrisse che in Independence Day arriva la notizia che New York, Washington e Los Angeles sono state distrutte e non c’è disperazione, non c’è sofferenza, non c’è angoscia. «I protagonisti fanno un cenno del capo e si affrettano verso una nuova scena». Barber scrive che Ebert fu fin troppo gentile: secondo lui i protagonisti di Independence Day non solo non fanno un cenno del capo, fanno persino delle battute, «e per farle non aspettano nemmeno che la distruzione sia finita: buttano lì le loro freddure proprio durante il massacro». Per Barber «Independence Day ci ha lasciato in eredità una sfilza di film che non parlano solo di devastazione globale, parlano di amnesia selettiva».
Barber fa notare tra l’altro che con Independence Day Emmerich non inventò niente di nuovo, ma si limitò a riprendere ed esagerare quanto avevano già fatto altri film catastrofici: per esempio L’inferno di cristallo, un film del 1974 di John Guillermin e Irwin Allen. Negli anni Ottanta le cose però cambiarono e i blockbuster estivi diventarono più leggeri: la distruzione del mondo era al massimo una minaccia. «Persino James Bond riusciva a salvare il mondo senza che intere città dovessero essere cancellate dalle mappe, e i genocidi di Star Wars succedevano lontano e da lontano: non ci venivano mostrati gli abitanti di Alderaan uccisi dalla Morte Nera».
Dopo l’11 settembre 2001 i film catastrofici hanno avuto ovvi problemi. Il crollo delle Torri gemelle di New York ricordava molto certe scene di certi film d’azione (o viceversa). Joe Viskocil, l’esperto che si occupò della distruzione della Casa Bianca di Independence Day, disse: «Mi sentii in colpa per aver fatto una scena che era così bella da vedere: iniziai a pensare che forse avevo fatto il mio lavoro troppo bene e che il mio lavoro aveva forse rappresentato il nucleo dell’idea di qualcuno che pensò: “potremmo far schiantare un aereo contro la Casa Bianca”».
In realtà l’opinione di Viskocil restò piuttosto isolata. Dopo alcuni anni di attenzioni particolari nel non mostrare distruzioni, specialmente a New York, tutto tornò come prima e più di prima: la distruzione su larga scala continua a piacere agli spettatori, gli effetti speciali che continuano a migliorare la rendono sempre più imponente. L’unico problema è che ogni nuovo film deve fare le cose più grosse, più grandi, più sconvolgenti: forse siamo vicini al limite. Nel trailer di Independence Day: Rigenerazione, con la frase «Distruggono i luoghi storici» c’è anche un altro emblematico scambio di battute:
– È atterrata sull’Atlantico
– Su quale parte?
– Su tutto.