Quando eravamo Mel Brooks
Oggi compie novant'anni, e ci sono delle sue cose che ci fanno ridere da decenni solo a pensarle: provate, "Quale gobba?"
di Luca Sofri
Da bambini quando ero bambino io, Mel Brooks stava nell’eterogeneo campionato di quelli più divertenti di tutti, fossero Fantozzi, Woody Allen o – devo dirlo, un po’ staccati – Bud Spencer e Terence Hill. Non tanto per il poi leggendario Frankenstein Junior – che ci avrebbe avuto come cultori in una fase successiva, liceale – e meno che mai per tutte le cose comiche che aveva fatto in tv negli Stati Uniti di cui qui non sapevamo niente, ma soprattutto per L’ultima follia di Mel Brooks, come fu inventivamente intitolato qui il suo Silent Movie, del 1976. L’idea che qualcuno avesse fatto un film muto divertente, nel 1976, già ci sembrava eccezionale: e una trovatona far dire l’unica battuta a uno che faceva il mimo – Marcel Marceau -, ma alcune delle gag entrarono nel vocabolario dei nostri tormentoni citati mille volte (gli avidi “Trangugia e Divora” su tutti), e nessun distributore di lattine fu più solo un distributore di lattine, da lì in poi.
Con Frankenstein Junior ci affezionammo alla coppia Gene Wilder e Marty Feldman (complice anche il dimenticatoIl fratello più furbo di Sherlock Holmes, diretto dallo stesso Wilder) almeno quanto lo eravamo alla di certo più affascinante e coeva coppia Robert Redford e Paul Newman. E poi in mezzo a cose più o meno sbilenche (l’allora assai popolare Balle Spaziali non mi prese tanto, sarà che lo trovavo irrispettoso nei confronti dell’originale) Mel Brooks fu il protagonista in un vecchio capolavoro di commedia, Essere o non essere, che a sua volta mi ha lasciato indimenticabile la gag dell’attore che vede sempre uscire uno spettatore del teatro all’inizio del suo monologo, e non riesce ad accettare questo quotidiano fallimento, senza sapere che quello sta approfittando del tempo a disposizione per andare dalla sua amante, la moglie dell’attore (cast meraviglioso, a cominciare dalla meravigliosissima Ann Bancroft, peraltro moglie di Mel Brooks).
Nel frattempo Mel Brooks si era inventato anche rapper con un paio di pezzi uguali che andarono pure bene.
Poi ne fece ancora un sacco, più deboli: chissà se invecchiò lui oppure noi. Lui oggi compie novant’anni, noi quasi.