Le nazionali di calcio che non esistono più
Per quasi mezzo secolo furono tra le più forti d'Europa, poi si sono divise: come sarebbero oggi le nazionali di Jugoslavia, Cecoslovacchia e Unione Sovietica?
di Pietro Cabrio
Nel 1992, mentre in Svezia stavano per iniziare gli Europei di calcio, la guerra in Jugoslavia era cominciata già da un anno e Croazia, Slovenia e Macedonia si erano già dichiarate indipendenti. L’anno precedente la nazionale di calcio jugoslava si era qualificata da prima del suo girone alla fase finale del torneo, che sarebbe cominciata il 10 giugno 1992. La risoluzione dell’ONU numero 757 però, approvata dal Consiglio di sicurezza il 30 maggio 1992, tra le altre cose vietò a ogni nazionale jugoslava di partecipare a manifestazioni sportive internazionali fino a nuova decisione. Gli Europei del 1992 si giocarono quindi senza la nazionale jugoslava e vennero vinti inaspettatamente dalla Danimarca, che aveva ottenuto la qualificazione alla fase finale proprio a causa della squalifica della Jugoslavia. All’epoca solo la prima squadra di ciascun girone di qualificazione accedeva alla fase finale del torneo e la Danimarca aveva concluso il gruppo 4 al secondo posto, dietro la Jugoslavia.
La Jugoslavia avrebbe potuto partecipare a quegli Europei con una squadra fortissima, poiché poteva contare sui croati Davor Suker, Robert Prosinečki, Robert Jarni e Zvonomir Boban, sui serbi Sinisa Mihajlović, Dragan Stojković e Vladimir Jugović, sui montenegrini Predrag Mijatovic e Dejan Savicevic e sul macedone Darko Pancev: in molti credono che la Jugoslavia avrebbe potuto vincerli, quegli Europei. Anche nei decenni precedenti la Jugoslavia giocò spesso con tanti grandi giocatori, ma non riuscì mai a vincere niente: arrivò terza ai primi Mondiali del 1930, seconda agli Europei del 1960 e del 1968 e quarta ai Mondiali del 1962. L’ultimo torneo a cui partecipò prima dell’inizio delle guerre jugoslave fu la Coppa del Mondo del 1990, in cui venne eliminata ai quarti di finale dall’Argentina.
Nel 1992, dopo la dichiarazione d’indipendenza di Slovenia, Croazia e Macedonia, la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, che esisteva dal 1945, divenne la Repubblica Federale di Jugoslavia e la nazionale di calcio continuò a chiamarsi Jugoslavia fino al 2002. Da quell’anno in poi, quello che rimaneva della Jugoslavia divenne Serbia e Montenegro, la cui nazionale di calcio partecipò ai Mondiali del 2006. Nell’estate dello stesso anno ci fu l’ultima divisione, quando il Montenegro votò a favore della propria indipendenza. Da allora ciascuna delle sei ex repubbliche socialiste che formavano la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia hanno una propria nazionale. Tra queste, i migliori risultati li ha ottenuti la Croazia, che arrivò terza ai Mondiali del 1998 e si qualificò ai quarti di finale degli Europei del 1996 e del 2008. La Serbia invece, nonostante ogni anno riesca a mettere insieme un’ottima selezione, non ha mai ottenuto risultati rilevanti, non si è mai qualificata a un campionato europeo e ha disputato il suo ultimo Mondiale nel 2010. Gli altri quattro stati sono troppo piccoli per poter ambire a grandi risultati, e solo Slovenia e Bosnia sono riuscite a qualificarsi ai Mondiali in un paio di occasioni. Tutte e sei le ex repubbliche socialiste jugoslave, però, continuano a produrre una grande quantità di giocatori talentuosi.
In questo momento, molto probabilmente, l’ipotetica nazionale della Jugoslavia sarebbe di pari livello, se non addirittura più forte, anche di quella che non partecipò agli Europei del 1992, e che era considerata da tutti come favorita.
Di nazionali in grado di poter schierare giocatori così forti in tutti i ruoli, al mondo ne esistono poche. Fra gli undici giocatori presenti nell’ipotetica formazione, molti giocano titolari nelle squadre più forti d’Europa. Altri, molto probabilmente, ci giocheranno a breve. E i giocatori dell’ex Jugoslavia sono così tanti e così forti che si potrebbero schierare praticamente due formazioni molto diverse tra di loro, e comunque lasciando fuori altri giocatori notevoli.
Tra i giocatori esclusi da queste due formazioni, per capirci, ci sono l’attaccante della Roma Edin Džeko, i centrocampisti croati Marcelo Brozović dell’Inter e Mateo Kovačić del Real Madrid, i terzini bosniaci Senad Lulić e Dusan Basta, entrambi della Lazio, il trequartista del Southampton Dusan Tadić e quello del Bayer Leverkusen Kevin Kampl.
Cecoslovacchia
Un’altra nazionale che non esiste più da poco più di vent’anni è la Cecoslovacchia, stato che dal 1993 è diviso in Repubblica Ceca e Slovacchia. Nella sua storia ha ottenuto risultati anche più importanti della Jugoslavia: arrivò seconda ai Mondiali del 1934 e del 1962, terza agli Europei del 1960 e del 1980 e vinse quelli del 1976. La nazionale cecoslovacca non ebbe un gran numero di campioni (il più forte fu Josef Masopust, il primo giocatore ceco ad aver vinto un Pallone d’Oro) ma ottenne i suoi risultati più importanti grazie alla solidità delle proprie squadre, sempre molto difficili da battere.
Oggi il livello dell’ipotetica formazione della Cecoslovacchia sarebbe simile a quello della nazionale che giocò fino all’inizio degli anni Novanta, con tanti buoni giocatori, due in particolare: il centrocampista del Napoli Marek Hamsik e il portiere dell’Arsenal Petr Cech.
Unione Sovietica
La nazionale dell’Unione Sovietica ebbe una storia simile a quella della Cecoslovacchia. Dalla metà del Novecento agli inizi degli anni Novanta, l’URSS venne sempre considerata fra le nazionali più forti d’Europa. Il miglior piazzamento in una Coppa del Mondo che riuscì ad ottenere fu il quarto posto nell’edizione del 1966. Nella altre edizioni della Coppa del Mondo arrivò spesso ai quarti di finale mentre negli ultimi dieci anni della sua esistenza fece fatica a superare i primi turni. L’URSS vinse il suo unico trofeo internazionale nel 1960, battendo per 2 a 1 la Jugoslavia nella finale dei primi campionati europei. L’Unione Sovietica è passata alla storia per aver avuto delle nazionali sempre molto forti fisicamente, più di ogni altra nazionale europea. Ebbe anche diversi grandi campioni, come il portiere Lev Yashin, l’attaccante ucraino Oleh Blochin, gli attaccanti della Torpedo Mosca Eduard Streltsov e Valentin Ivanov e il difensore Igor Netto.
In 25 anni, cioè dalla disgregazione dell’Unione Sovietica a oggi, le nazionali di Ucraina e Russia hanno provato a riprendersi, ma fino ad ora non hanno mai ottenuto risultati rilevanti, ad eccezione della semifinale raggiunta dalla Russia agli Europei del 2008. In questo momento, un’ipotetica nazionale sovietica potrebbe essere considerata di poco inferiore alle cinque squadre più forti d’Europa, soprattutto grazie alla presenza trequartista armeno Henrikh Mkhitaryan e alle due ali ucraine Andriy Yarmolenko e Yevhen Konoplyanka.
Sia l’Ucraina che la Russia sono state eliminate nella fase a gironi degli ultimi campionati europei, e probabilmente sono state le due nazionali che hanno deluso di più. Entrambe hanno mostrato grossi problemi in difesa e in attacco, e al momento non sembrano esserci nemmeno molti margini di miglioramento. Per la Cecoslovacchia invece il discorso è diverso. La Repubblica Ceca partecipa regolarmente agli Europei dal 1996, anno in cui perse la finale contro la Germania. Nell’ultima edizione è stata eliminata ai gironi e probabilmente ha avuto la squadra meno forte degli ultimi vent’anni. La Slovacchia, invece, in estate ha disputato i suoi primi Europei da quando è indipendente ed è riuscita ad arrivare fino agli ottavi di finale.