I collegi elettorali americani più assurdi
Da due secoli vengono divisi in forme assurde e arzigogolate, per precisi fini politici: una pratica che si chiama "gerrymandering"
Il gerrymandering è una famosa e controversa pratica politica diffusa da due secoli negli Stati Uniti: consiste nel disegnare strumentalmente i confini dei collegi elettorali in modo da influenzare il risultato elettorale. Intuitivamente verrebbe da pensare che in un’elezione per rinnovare il Parlamento di uno stato il partito che ottiene numericamente più voti, ottiene di conseguenza anche più seggi. Questo non avviene nella maggior parte dei sistemi elettorali, perché non è stato ancora trovato un sistema considerato unanimemente il migliore per trasformare i voti in seggi. I 50 stati degli Stati Uniti sono divisi in 435 collegi elettorali (più propriamente chiamati Distretti congressuali), che eleggono con un sistema uninominale i 435 membri della Camera dei Rappresentanti. Gli stati non hanno tutti lo stesso numero di collegi, ma il numero dipende dalla popolazione: in California per esempio ce ne sono 53, in stati poco abitati come l’Alaska o il Delaware solo uno. Ogni stato invece elegge due senatori, a prescindere da popolazione e dimensioni.
Se ogni collegio elegge indipendentemente un rappresentante, può capitare che in uno stato un partito prenda complessivamente più voti ma ottenga meno seggi. Se i voti per un partito sono concentrati in alcuni collegi (dove, per esempio, il partito ha preso in media il 65 per cento dei voti) può succedere che l’altro partito ottenga più seggi vincendo (anche solo con il 51 per cento) in un numero maggiore di collegi. Insomma, dato un certo territorio, con una certa distribuzione delle preferenze elettorali, la spartizione di quel territorio in collegi può dare risultati molto diversi: e quindi può anche essere modificata in modo da favorire un partito. Attraverso i sondaggi e la storia dei voti passati si può individuare per esempio in quali aree dello stato sia più popolare il Partito Democratico (solitamente nei centri urbani) e in quali il Partito Repubblicano (nelle zone rurali) e tracciare i confini del distretto per modificare il risultato finale.
Il ridisegno dei confini dei collegi avviene solitamente una volta ogni dieci anni, spesso dopo un censimento: nella maggior parte degli stati americani i confini dei collegi sono decisi dalla maggioranza al Parlamento dello stato, ma in alcuni stati vengono disegnati da organi indipendenti. Spesso il ridisegno dei confini, che nella maggior parte degli stati viene approvato come una normale legge al Parlamento statale, è oggetto di dure battaglie politiche, soprattutto quando il governatore di uno stato è di un partito diverso da quello che ha la maggioranza al Parlamento.
L’inventore della pratica fu il governatore dello stato del Massachusetts Elbridge Gerry nel 1812: dal suo cognome, unito alla parola salamander (l’animale che fu usato per rappresentare il distretto di Gerry in una famosa caricatura dell’epoca), il Boston Centinel creò il nome gerrymander; e da lì quindi il verbo, “gerrymandering”. Una storia più approfondita del gerrymandering, delle sue trasformazioni nel tempo e del suo funzionamento è qui.
In un recente articolo, il New Yorker ha raccontato alcune storie sul gerrymandering: tra queste c’è quella del 14esimo collegio del Michigan, disegnato dai Repubblicani, che infatti ne controllano il seggio. Il seggio si sviluppa a partire dal centro di Detroit fino ad arrivare ai quartieri a est della città, per poi salire a nord: qualcuno ha notato che la sua forma ricorda Bart Simpson con una canna da pesca in mano. Ma gli esempi di collegi con forme arzigogolate e assurde sono molti: il terzo collegio del Maryland, per esempio, è soprannominato “la girandola della morte”. Il decimo dello stato di New York invece parte dall’Upper West Side, scende per Hell’s Kitchen e il Greenwich Village e sconfina a Brooklyn. Abbiamo raccolto alcuni dei collegi americani più strani e inspiegabili, per capire di cosa si parla.