“Brexit”: e ora che cosa succede?
È una domanda enorme e complicata, ma partiamo da quello che sappiamo: quali sono le procedure per l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea
I cittadini del Regno Unito hanno deciso di lasciare l’Unione Europea con il referendum del 23 giugno, in cui ha votato il 72,2 per cento della popolazione. Il Regno Unito era entrato nell’Ue nel 1973. Serviranno settimane per trovare le risposte a tutte le questioni che ora si aprono, anche perché il risultato del referendum avrà probabilmente moltissimi effetti indiretti fuori dal Regno Unito: le conseguenze di una nuova recessione europea, per esempio, potrebbero essere le più svariate, e così quelle dei referendum simili che potrebbero essere indetti nei prossimi mesi per emulazione. Ma cerchiamo di rimanere alle cose che sappiamo.
1. Il primo ministro britannico David Cameron, che aveva voluto il referendum ma poi aveva fatto campagna per la permanenza nell’Unione Europea, ha annunciato le sue dimissioni entro tre mesi. Sarà sostituito da un nuovo primo ministro scelto dal partito conservatore.
2. Il Regno Unito dovrà comunicare formalmente al Consiglio europeo la sua intenzione di lasciare l’Unione Europea, facendo appello all’articolo 50 del Trattato di Lisbona, il documento fondamentale dell’Unione Europea.
Ogni Stato membro può decidere, conformemente alle proprie norme costituzionali, di recedere dall’Unione.
Lo Stato membro che decide di recedere notifica tale intenzione al Consiglio europeo. Alla luce degli orientamenti formulati dal Consiglio europeo, l’Unione negozia e conclude con tale Stato un accordo volto a definire le modalità del recesso, tenendo conto del quadro delle future relazioni con l’Unione. L’accordo è negoziato conformemente all’articolo 218, paragrafo 3 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Esso è concluso a nome dell’Unione dal Consiglio, che delibera a maggioranza qualificata previa approvazione del Parlamento europeo.
3. Regno Unito e Unione Europea cominceranno allora a rinegoziare gli accordi che regolano i loro rapporti. L’articolo stabilisce un limite di tempo di due anni per questo processo, e in questo spazio di tempo il paese che vuole uscire dovrà continuare a rispettare i regolamenti europei, ma non parteciperà più al processo decisionale dell’Unione.
4. Nello stesso tempo, il Regno Unito e l’Unione Europea dovranno stabilire un nuovo accordo che regoli i loro rapporti commerciali. È possibile che il nuovo accordo tenda a ridurre le conseguenze sul commercio dell’uscita dall’UE del Regno Unito, ma molti considerano plausibile anche lo scenario opposto: l’UE vorrà dimostrare che uscire ha un prezzo, e non che tutto sommato si può fare senza perdere niente.
5. L’articolo 50 del Trattato di Lisbona prevede che, al termine dei due anni, il Consiglio europeo formuli una proposta di accordo con un voto a maggioranza dei suoi membri. L’accordo andrà poi approvato anche dal Parlamento europeo e infine il paese che vuole uscire avrà la possibilità di accettare o respingere la proposta. Il Regno Unito, probabilmente, la sottoporrà a un voto del Parlamento.
6. Il problema è che queste trattative rischiano di richiedere molto più dei due anni previsti dal trattato. Canada ed Unione Europea, ad esempio, stanno trattando da oltre sette anni per stabilire un nuovo accordo commerciale e il risultato dei negoziati deve ancora essere ratificato. L’articolo 50 prevede la possibilità di estendere ulteriormente il tempo dei negoziati, ma soltanto se entrambe le parti sono d’accordo. Questo significa che, dopo due anni, l’Europa potrebbe presentare un accordo al Regno Unito “prendere o lasciare”.
7. Quando l’accordo verrà trovato e votato, il Regno Unito cesserà di essere un membro dell’Unione Europea.