Parole scritte, di moda e in disuso
"Questo, Codesto, Quello" sono le più stabili della lingua scritta, tutti usano "assolutamente", e qual è l'aggettivo mirabolante più diffuso?
di Giacomo Papi – @giacomopapi
La lingua è l’organo più mobile del corpo umano. Anche se di solito non ci si presta troppa attenzione, non sta mai ferma, si muove da ogni parte. La stessa cosa avviene alla lingua che parliamo e scriviamo. Le parole che ci escono di bocca o dalle dita che picchiano sulla tastiera entrano nell’uso o vanno in declino, diventano o passano di moda in continuazione. Il linguaggio parlato e quello scritto scorrono in parallelo, ma restano distinti. Se una parola incomincia a essere pronunciata e ascoltata, probabilmente, qualcuno finirà anche per scriverla, ma la scrittura fa anche scelte diverse, preferisce alcune parole invece di altre, che vengono pronunciate di più.
Ngram Viewer è un servizio di Google Books che consente di misurare la frequenza con cui le parole compaiono nei libri pubblicati in varie lingue, tra cui l’italiano. Può essere utilizzato per ricavarne qualche indicazione su come è cambiato e sta cambiando l’italiano scritto, quali parole si usino di più e quali siano cadute in disuso. La ricerca è limitata alle parti fisse del discorso, quindi pronomi, aggettivi dimostrativi, avverbi di causa, tempo e luogo, congiunzioni coordinative. In più abbiamo aggiunto veri o pseudo superlativi che negli ultimi anni si sentono molto: avverbi come «assolutamente», aggettivi come «straordinario» oppure negativi, come «insensato» o «pazzesco». Al momento non è possibile condurre ricerche per generi linguistici, analizzando separatamente, per esempio, le parole utilizzate nei romanzi o nei saggi. I risultati sono comunque interessanti.
Io, Tu, Egli, Lui, Ella, Lei, Noi, Voi, Essi, Costui, Costei, Costoro
L’utilizzo dei pronomi personali nei libri scritti in italiano è in caduta libera a partire dall’inizio Ottocento. L’emorragia si arresta intorno al 1980, con quattro eccezioni: Egli, che viene soppiantato da Lui, Essi a cui probabilmente ormai si preferisce Loro, Voi, il cui uso di cortesia al posto del Lei è in disuso, ed Ella che ormai ha quasi raggiunto per irrilevanza Costui, Costei e Costoro. Il più utilizzato è Lui, seguito da Io, che sempre intorno al 1980 – anno che curiosamente si fa coincidere con l’avvento dell’individualismo di massa – coerentemente ricomincia a salire. La cosa notevole, in generale, è che nella lingua italiana scritta l’uso dei pronomi è sempre meno diffuso.
Mio, Suo, Nostro, Vostro
Esclusi Loro, che in italiano viene usato anche come pronome personale, e Proprio che è anche un avverbio, i pronomi possessivi sono entità linguistiche poco esposte alle mode. Da registrare l’erosione di Suo, che però domina la scena e almeno dal 1950 ha un andamento regolare. Nel 1980 incomincia a salire anche Mio, come Io tra i pronomi personali, sorpassando Nostro alla metà degli anni Novanta.
Questo, Codesto, Quello
Sono le parole più stabili della lingua italiana. Dall’Ottocento al 2008 scorrono senza particolari oscillazioni nei libri italiani, mantenendo quasi invariate le distanze: Codesto – secondo le attese – rimane inchiodato intorno al nulla, mentre Questo è usato il doppio di Quello, forse perché si scrive più spesso di ciò che è vicino.
Perché, Poiché, Dal momento che, Visto che, Perciò, Giacché, Siccome
Da segnalare il crollo di Siccome, che all’inizio dell’Ottocento era la più frequente tra le congiunzioni causali. Alla fine del secolo incrocia Perché che in quegli anni sta iniziando la sua irresistibile ascesa che, intorno al 1930, lo porterà a sorpassare Perciò e a cannibalizzare, di fatto, tutti i suoi sinonimi.
Là, Lì, Dove, Qui, Qua, Giù, Su, Sotto, Sopra
Va su Su, che stacca tutti, a cominciare da Qui e Dove, il più regolare tra gli avverbi di luogo. La ragione dell’ascesa del Su è evidentemente il crollo del sinonimo Sopra, che nell’Ottocento stava sopra tutti gli altri, ma è scivolato sotto e ormai sembra sul punto di estinguersi. Il fenomeno reciproco rispetto al basso, invece, non è avvenuto: alla caduta di Sotto non corrisponde, infatti, una crescita comparabile di Giù, che in classifica, coerentemente con quanto predica, rimane giù. Regolare Là, ormai quasi raggiunto da Lì.
Dopo, Poi, Già, Ormai, Mai, Ora, Adesso, Prima
Prima viene prima, poi arriva Quando, Dopo viene dopo, ma prima di Poi. Declina Già, crolla Ora che nella seconda metà dell’Ottocento fu di gran moda, ma all’inizio del Duemila è stato sorpassato da Mai. Da sottolineare il buon andamento di Ormai, che ha rallentato a inizio millennio dopo una crescita durata duecento anni. Da tenere sotto controllo Adesso che zitto zitto risale.
Quindi, Allora, Così, Dunque, Infatti, Insomma, Infine, Anche se, Sebbene, Benché, Qualora, Pertanto
Vince Così, che ha utilizzi più vasti – comparativi e di modo – rispetto a quelli della semplice coordinazione conclusiva. Rimane stabile Quindi, ma la sorpresa è Infatti, che cresce in modo impetuoso. Dunque ha raggiunto Allora e va bene Anche se, che ha distanziato di molto Sebbene e Benché. Cresce, ma molto lentamente, Insomma e tra i piccoli si impennano Qualora e Pertanto. Infine c’è Infine, che da inizio Ottocento marcia lento ma inarrestabile.
Assolutamente, Eccezionalmente, Totalmente, Moltissimo, Tantissimo
Il primato di Assolutamente è assolutamente inarrivabile. La frequenza di Totalmente totalmente positiva, al punto da staccare di molto Moltissimo. Dopo un secolo di gloria Eccezionalmente è ritornato nei ranghi. Tantissimo cresce pochissimo.
Fantastico, formidabile, straordinario, eccezionale, incredibile, prodigioso, importante, notevole, meraviglioso
È un elenco di aggettivi mirabolanti – ma Mirabolante non c’è – che vengono spesso usati al posto dei superlativi. A sorpresa, nei libri analizzati di Google Ngram, quelli più frequenti in giro non si ascoltano tantissimo, segno che lingua parlata e lingua scritta rimangono due lingue diverse. Trionfa Importante, che era primo a inizio Ottocento e oggi è primissimo, anche se per cinquant’anni – dal 1910 al 1950 – era stato sorpassato da Notevole, oggi parecchio in declino. In terza e quarta posizione ci sono Straordinario, che cresce, ed Eccezionale, che cala. Abbastanza ordinario l’andamento di Incredibile, Fantastico, Formidabile, Meraviglioso e Prodigioso.
Assurdo, surreale, kafkiano, folle, pazzesco, insensato, inconcepibile, stravagante, paradossale, delirante
La prima posizione se la giocano a sorpresa Paradossale e Folle, che sono appaiati. La ragione del primato è il crollo di Assurdo, che dopo un secolo di frastagliati trionfi, nel 1960 incomincia una discesa, di cui – con buona pace di Beckett – ancora non si vede la fine. Molto staccati rispetto al terzetto di testa, seguono nell’ordine Surreale, che cresce da sessant’anni, Inconcepibile, Stravagante, Delirante, Insensato e Pazzesco, che però, dal 2000, ricorre molto più spesso.
In ultima posizione c’è kafkiano, che inquadrato più da vicino, mostra un andamento irregolare e potente. L’aggettivo inizia a diffondersi negli anni Quaranta, dopo l’opera di diffusione delle opere di Kafka da parte di Max Brod, ma diventa virale intorno al 1950 diventando una specie di mantra linguistico negli anni ottanta, dopodiché inizia un relativo e contrastato declino.