Perché la Lega Nord ha perso a Varese?
Dopo 23 anni la città sarà guidata da una giunta di centrosinistra: secondo molti c'entra la metamorfosi della Lega, dai tempi di Bossi a quelli di Salvini
Al ballottaggio delle ultime elezioni amministrative, a Varese ha vinto il centrosinistra. il candidato del PD Davide Galimberti, avvocato, ha vinto con il 51,84 per cento dei voti contro Paolo Orrigoni, imprenditore e candidato della Lega Nord, di Forza Italia e di Fratelli d’Italia, che si è fermato al 48,16 per cento. Galimberti aveva ottenuto l’appoggio esterno del candidato di centro Stefano Malerba, che aveva ottenuto circa il 7 per cento al primo turno. A Varese la Lega Nord governava da 23 anni con una piccola eccezione nel 2005, quando il comune venne commissariato in seguito alle indagini dell’allora sindaco Aldo Fumagalli. Con la perdita di Varese il partito di Matteo Salvini non governa più nemmeno uno dei capoluoghi di provincia della Lombardia.
A Varese vivono circa 80 mila persone. L’affluenza al ballottaggio è stata del 50,23 per cento, contro il 55,89 del primo turno. Hanno cioè votato quasi 33 mila persone. La lista della Lega Nord a sostegno di Orrigoni ha ottenuto poco più del 16 per cento al primo turno, mentre alle elezioni del maggio del 2011 (quando vinse Attilio Fontana sostenuto da Lega e Forza Italia) aveva ottenuto poco più del 24 per cento. La Lega ha dunque perso 8 punti percentuali dalle ultime elezioni: non sono pochi, tenendo conto anche del fatto che il capolista di Orrigoni era Roberto Maroni, storico dirigente del partito e presidente della Lombardia, che aveva ottenuto solo 313 preferenze al primo turno. «A Varese il risultato è di portata storica. Solo qualche anno fa sarebbe apparso irraggiungibile», ha detto il segretario provinciale del PD, Samuele Astuti. «La sconfitta è mia, non credo che ci siano altri ragionamenti da fare», ha commentato invece Orrigoni. «Ha vinto la voglia di cambiamento e discontinuità», ha scritto La provincia di Varese, sito locale di news.
Per cercare una possibile spiegazione all’esito di queste elezioni a Varese bisogna tornare un po’ indietro. Diversi osservatori sostengono infatti che il partito nato con Umberto Bossi proprio a Varese negli ultimi anni abbia tradito gli obiettivi iniziali – l’autonomia del nord Italia, in breve – e si sia trasformato troppo in un partito genericamente anti-sistema. Non va sottovalutata nemmeno la condanna nei confronti dell’ex sindaco leghista Aldo Fumagalli a quattro anni di reclusione per peculato e concussione per induzione, il fatto che l’amministrazione dell’ultimo sindaco Attilio Fontana sia stata molto criticata, che il candidato di centrosinistra che ha vinto aveva un programma molto di centro e il fatto, infine, che Matteo Salvini abbia “personalizzato” la campagna elettorale sostenendo che chi non avesse votato Orrigoni avrebbe votato per Matteo Renzi.
La Lega Nord è nata ufficialmente alla fine del 1989, con la fusione di diversi movimenti autonomisti regionali dell’Italia settentrionale. Tra i maggiori, insieme alla Liga veneta, c’era la Lega Lombarda, fondata nel 1982 da Umberto Bossi, allora quarantunenne. La sua carriera politica fu molto rapida e molto di successo, dato che già nel 1987 venne eletto sia alla Camera che al Senato (scelse il Senato, guadagnandosi così il soprannome di “senatùr”). Il primo successo elettorale a livello nazionale della Lega arrivò con le elezioni politiche del 1992, pochi mesi dopo l’inizio delle indagini sulla corruzione dette di “Tangentopoli”: nell’aprile di quell’anno la Lega Nord prese oltre l’8 per cento dei voti a livello nazionale sia alla Camera che al Senato, un successo enorme per un partito allora praticamente inesistente a sud dell’Emilia-Romagna. Alle elezioni politiche successive, nel 1994 e nel 1996, la Lega aumentò ancora il suo consenso arrivando al 10,7 per cento. Parte di questo successo, si è soliti ripetere nelle analisi di quelle elezioni, venne da un voto “di protesta” contro i vecchi partiti.
Fin dalla sua fondazione la Lega ha avuto una sua mitologia, una sua simbologia e i suoi riti politici: ma quei giorni oggi sembrano essere finiti. Nel corso degli anni le aspirazioni secessioniste sono state ridimensionate fino a sparire quasi del tutto, i raduni estivi a Pontida hanno iniziato a somigliare sempre più a placide sagre di paese, gli esponenti politici che un tempo si scontravano fisicamente con la polizia sono diventati ministri degli Interni, per fare l’esempio di Roberto Maroni, e poi presidenti di regione. Infine, la figura di Bossi è stata messa in discussione e l’epicentro delle divisioni interne – soprattutto quella tra cosiddetti bossiani e cosiddetti maroniani – negli ultimi anni è stata proprio Varese, storica roccaforte del partito. Qui da Umberto Bossi venne aperta la prima sezione della Lega. Nel 2011 Marco Imarisio sul Corriere della Sera spiegò le divisioni locali della Lega Nord a Varese specchio del frazionamento che stava avvenendo su base nazionale, e in Parlamento:
«L’intemerata del Senatur venne letta come il segnale definitivo dell’influenza del cerchio magico sul fondatore.».
Poi nell’ottobre del 2011 si tenne sempre a Varese un complicato congresso per la scelta del nuovo segretario provinciale: vinse Maurilio Canton, candidato unico alla segreteria indicato da Umberto Bossi, proclamato senza una votazione formale e con un’acclamazione arrivata in mezzo a contestazioni e proteste dei delegati dopo che gli altri due candidati (compreso quello vicino a Roberto Maroni) erano stati costretti a ritirarsi. La rivalità tra “bossiani” e “maroniani” andò poi avanti per anni, con un’accelerazione tra il 2012 e il 2013 con le inchieste sulla Lega e le dimissioni di Bossi. Durante la segreteria di Maroni alcuni esponenti del partito – soprattutto in Piemonte e Veneto, dove la Lega aveva perso più consensi – si dimisero. Molti membri del partito vennero espulsi sia in Veneto che in Lombardia. Il 7 dicembre del 2013 le primarie degli iscritti alla Lega vennero vinte da Matteo Salvini, appoggiato da Maroni, contro Umberto Bossi: Salvini fu eletto segretario federale del partito dando da subito una nuova linea e dichiarandosi vicino ai movimenti di estrema destra del resto d’Europa.
Nell’editoriale di un giornale locale, prima del voto del ballotaggio, si parlava con nostalgia della storia della Lega a Varese e si diceva che il partito nato proprio lì con Umberto Bossi ormai aveva in comune con l’attuale partito di Salvini solo nome e simbolo:
«A Varese è nato il sogno dell’Italia federale. Poi quello dell’indipendenza della Padania. E sempre a Varese, dopo queste ultime elezioni, quel sogno si è spento per sempre. La Lega Nord, con il partito fondato decenni fa da Umberto Bossi, ormai ha in comune solo il nome e il simbolo. Un declino lento e inesorabile, ma inevitabile, fin dal momento in cui la Lega, all’inizio degli anni 2000, decise di tornare in coalizione con il centrodestra. Da allora non è stata altro che un partito satellite di Forza Italia, cui veniva lasciato solo un “contentino”, negli accordi nazionali, il famoso asse Bossi-Berlusconi: il sindaco a Varese. In questo giro non sono riusciti più ad averlo.
Del resto, il centrodestra è cambiato, Forza Italia è andata in crisi e soprattutto la Lega stessa ha subito un cambiamento profondo nel proprio dna politico. Dalle battaglie autonomiste degli anni ‘90, che erano oltre la destra e la sinistra, ha iniziato a trasformarsi lentamente in un partito conservatore, già con Bossi. La recente era maroniana le ha dato, per pochi mesi, una veste di destra non troppo radicale, giusto il tempo di vincere in Lombardia. Quindi, con l’epoca Salvini, è diventata di fatto il punto di riferimento della destra italiana più “dura”, anti immigrazione ed anti europeista. Le battaglie sono quelle di una vera destra: lotta ai clandestini e corsie preferenziali per gli italiani».