Il Canada ha legalizzato il suicidio assistito
Ma con certi limiti: cosa prevede la nuova legge approvata dal Parlamento col sostegno del governo di Justin Trudeau
Dopo settimane di dibattito, venerdì 7 giugno il Senato del Canada ha votato a favore della legalizzazione del suicidio assistito con 44 sì e 28 no. Il progetto di legge è stato sostenuto dal governo liberale del primo ministro Justin Trudeau. Per l’entrata in vigore definitiva della legge, che era già stata approvata alla Camera, manca solo l’assenso della monarchia, cioè la firma del governatore generale (che è il rappresentante della regina Elisabetta II), ma è una formalità.
La legge è più restrittiva rispetto alle linee guida presentate dalla commissione parlamentare speciale che era stata istituita per studiare la questione: proponevano di estendere il sostegno alla morte assistita anche ai minori “maturi” o alle persone affette da patologie terminali o non terminali e non solamente di natura fisica ma anche psicologica. Il governo ha preferito limitare l’applicazione della legge solo agli adulti consenzienti la cui morte sia “ragionevolmente prevedibile”.
La legge fissa alcuni criteri per l’accesso al suicidio assistito in strutture pubbliche o private: la maggiore età, una malattia incurabile o grave (ma non necessariamente terminale), il declino avanzato e irreversibile delle proprie facoltà, una sofferenza duratura e insostenibile, e che la persona che ne fa richiesta sia consapevole, consenziente e che sia ammissibile all’assistenza sanitaria finanziata dal governo. Questo requisito è stato introdotto per limitare l’accesso ai soli cittadini canadesi e ai residenti permanenti e prevenire il “turismo” del suicidio assistito. La legge non comprende le malattie degenerative, come proposto invece da alcuni senatori. La legge richiede infine l’approvazione medica, che al momento della firma della richiesta siano presenti due testimoni indipendenti e fissa un periodo di attesa di 15 giorni.
Il Canada è dunque diventato uno dei pochi paesi al mondo in cui alcuni medici sono legalmente autorizzati ad assistere i pazienti a morire. Il suicidio medicalmente assistito è oggi legale in alcuni stati americani e in alcuni paesi europei, fra cui Lussemburgo, Svizzera, Paesi Bassi e Belgio. Nel febbraio del 2014 il Belgio è diventato il primo al mondo ad aver eliminato tutte le restrizioni d’età per l’eutanasia legale.
La legge canadese è stata approvata dopo che nel febbraio del 2015 la Corte Suprema del Canada aveva dichiarato incostituzionale la legge che vietava la possibilità di ricorrere al suicidio medicalmente assistito, che pure nel 1993 era stata confermata da una sentenza della stessa Corte. La decisione era stata presa all’unanimità dai nove giudici del collegio. La Corte si era espressa su un ricorso presentato nel 2009 dalla British Columbia Civil Liberties Association – un’associazione per i diritti civili – per conto di due donne, Kay Carter e Gloria Taylor, che avevano contratto due diverse malattie neurodegenerative (e che nel frattempo sono morte).
Nella sentenza, i giudici avevano scritto di non essere d’accordo sul fatto che «la formulazione del “diritto alla vita” implichi che esista un divieto assoluto di ricevere assistenza durante la propria morte, o che un individuo non possa decidere di poter “dire addio” alla propria vita». La sentenza limitava i suoi effetti agli adulti consenzienti che soffrono di un dolore «prolungato e intollerabile» (e non necessariamente di patologie terminali). Le contestazioni maggiori alla nuova legge sono arrivate dalla Chiesa cattolica che durante il dibattito ha diffuso del materiale informativo in tutte le parrocchie e ha fatto leggere dei messaggi durante le messe.