A Bologna ha vinto Virginio Merola
Il sindaco uscente del PD ha ottenuto circa nove punti in più di Lucia Borgonzoni, sostenuta dal centrodestra
Virginio Merola, sindaco uscente del PD, è stato confermato per un secondo mandato a Bologna. Lo spoglio è finito poco dopo l’una e Merola ha ottenuto il 54,64 per cento dei voti. Lucia Borgonzoni – già consigliera a Bologna per la Lega Nord e sostenuta in modo unitario da Lega Nord, Forza Italia e Fratelli d’Italia – ha perso di circa 9 punti con il 45,36 per cento. Al primo turno aveva preso più voti Merola (39,48 per cento) seguito da Borgonzoni (22,27 per cento).
L’affluenza definitiva al secondo turno è stata del 53,16 per cento, inferiore rispetto a quella del primo turno (59,66 per cento). Virginio Merola, che ha 61 anni, è sindaco uscente e nel 2011 aveva vinto al primo turno. La vittoria di Merola a Bologna era data piuttosto per scontata, ma alcuni osservatori, dopo il primo turno, hanno fatto notare il buon risultato della Lega in una città che è tradizionalmente di sinistra.
Per la sua campagna elettorale il sindaco uscente aveva pubblicato un “librone rosso” con le cose fatte nei cinque anni del suo primo mandato e spiegava, per esempio, come fossero stati creati 600 nuovi esercizi commerciali in centro fra i quartieri Santo Stefano e San Vitale, che 20 mila metri quadri di muri erano stati ridipinti da una squadra di 300 volontari, che il turismo era aumentato (i turisti nel 2010 erano circa 1 milione e 900mila, nel 2014 più di 2 milioni) anche grazie ai nuovi scali dell’aeroporto Marconi.
Sulla questione dei migranti, rispondendo a chi gli chiedeva della gestione dei flussi e dei nuovi arrivi, Merola aveva cercato di rassicurare i cittadini con uno stile che, secondo i suoi critici, si addiceva di più alla sua diretta rivale, la candidata della Lega e di tutto il centrodestra: «I bolognesi non avranno alcun disturbo, bisogna però che i migranti abbiano pazienza e non vadano in giro a chiedere l’elemosina». I critici di Merola gli hanno attribuito anche la responsabilità di una serie di sgomberi di alcune case occupate e del centro sociale Atlantide, tra le altre, avvenute a opera del prefetto ma secondo quanto spiegato dallo stesso sindaco «a sua insaputa». Contro gli sgomberi – che sono stati uno degli argomenti principali di questa campagna elettorale – aveva preso posizione anche Matteo Maria Zuppi, il popolare nuovo vescovo di Bologna.
Un altro momento complicato del primo mandato di Merola era arrivato nel maggio del 2013, quello del referendum consultivo e non vincolante promosso dal “Comitato Articolo 33″ per l’abolizione del finanziamento pubblico alle scuole paritarie: aveva vinto l’opzione A (quella contraria) con il 59 per cento dei voti, mentre l’opzione B era sostenuta dal sindaco. A Bologna è attivo da circa 18 anni un sistema di convenzioni tra le scuole paritarie private e il comune, che oggi versa a queste circa un milione di euro l’anno: questa cifra, secondo chi aveva promosso il referendum e votato l’opzione A, doveva andare ad aumentare quello che il comune già spendeva nella scuola dell’infanzia e non più, come accade oggi, a finanziare le convenzioni con le scuole materne del settore privato. Dopo l’esito del voto, dall’opposizione avevano chiesto le dimissioni del sindaco.