Il problema dell’Islanda con Airbnb
L'esplosione del turismo ha fatto aumentare del 124 per cento le case in affitto per turisti, provocando un aumento dei prezzi nel mercato immobiliare per i residenti
Negli ultimi anni il turismo è diventata la principale fonte di guadagno dell’Islanda, ma secondo diversi media locali e internazionali l’aumento dei visitatori che arrivano durante l’estate ha generato molti problemi. Dal 2008, quando sono state circa 500mila le persone a scegliere l’Islanda come meta turistica, si è passati a circa un milione di visitatori nel 2015. Per il 2016 si prevedono 1,6 milioni di visitatori. Il problema principale è che l’Islanda non è ancora attrezzata a ricevere un numero così alto di persone: gli islandesi sono in tutto solo 335mila. Inoltre alcuni turisti si comportano in modo irresponsabile, poco rispettoso dell’ambiente: usano i parchi pubblici come bagni e hanno vandalizzato siti storici come le rovine di un aereo nella spiaggia di Sólheimasandu, nel sud del paese.
L’Islanda ha anche un altro problema legato al turismo: Airbnb. Dato che non c’è un numero sufficiente di hotel e alloggi per soddisfare le richieste dei turisti, molti abitanti di Reykjavík, la capitale, hanno deciso di usare il noto sito americano per affittare o subaffittare la propria casa. Circa 1.600 abitazioni di Reykjavík sono presenti su Airbnb: secondo un rapporto del sito turistico Túristi il numero di alloggi disponibili sul sito è aumentato del 124 per cento in un anno. Fino a poco tempo fa non c’era una legge che regolasse questo tipo di affitti, in particolare dal punto di vista fiscale. Il governo ha deciso di prendere provvedimenti soprattutto a fronte di un aumento dei prezzi delle case nel centro di Reykjavík e della diminuzione del numero di appartamenti disponibili per affitti a lungo termine, problemi che hanno interessato i residenti di Reykjavík.
All’inizio di giugno il parlamento islandese ha approvato una nuova legge per regolare gli affitti stipulati attraverso Airbnb e siti simili. La legge stabilisce che una persona possa mettere in affitto la propria casa per un massimo di 90 giorni all’anno, se non ha una licenza dallo stato, e non può ricavare più di 1 milione di corone islandesi (circa 7.200 euro) da questa attività: dunque gli affitti su Airbnb non possono superare mediamente le 11.111 corone (80 euro) a notte. È stato inoltre introdotto l’obbligo per chi usa Airbnb e siti simili di registrare la propria proprietà come abitazione in affitto, pagando 8.000 corone (58 euro) ogni anno e impegnandosi così a soddisfare alcuni requisiti di sicurezza e igiene. Per chi contravverrà alla legge, ci saranno multe da 10mila a 1 milione di corone.