Le 6 cose più interessanti di Pitti Uomo
Cioè la più importante fiera di abbigliamento maschile: le collezioni più apprezzate, la mostra fotografica di Karl Lagerfeld e gli stilisti emergenti da seguire
di Enrico Matzeu – @enricomatzeu
Dal 14 al 17 giugno si è tenuta a Firenze Pitti Uomo 90, la più grande fiera di abbigliamento maschile, arrivata alla novantesima edizione. Pitti Uomo è dedicata al cosiddetto “pronto moda maschile”, i capi pronti più rapidamente per la prossima stagione. Contrariamente alle più spettacolari sfilate delle settimane della moda internazionali, non ha per protagonisti gli stilisti più importanti ma i marchi di abbigliamento e i loro prodotti pensati per il mercato. Viene organizzata due volte l’anno, a giugno e gennaio, dalla società Pitti Immagine, e ospita aziende italiane e internazionali che presentano alla stampa e ai compratori le collezioni per l’anno successivo. Nei quattro giorni in cui si svolge la fiera, vengono organizzati in tutta Firenze anche eventi collaterali, sfilate e installazioni da parte di stilisti e aziende di abbigliamento maschile. Pitti Uomo si tiene subito prima della settimana della moda maschile di Milano e, secondo gli addetti ai lavori, la sta superando per la qualità della ricerca e la presenza di marchi innovativi. Qui trovate una guida alle parole più usate dai giornali in questi giorni per commentare e descrivere la fiera, se vi chiedete cosa sia un pied de poule o un cache-col.
Fausto Puglisi
Nonostante Pitti si occupi di abbigliamento maschile, ogni anno ospita anche uno stilista che fa abiti da donna. Quest’anno è toccato allo stilista Fausto Puglisi, diventato famoso negli ultimi tre anni e considerato dal New York Times uno dei nuovi nomi della moda italiana da tenere d’occhio. Puglisi è stato molto promosso dagli stilisti Dolce & Gabbana, e dal 2013 sfila a Milano con la sua linea dopo aver lavorato come direttore creativo del marchio francese Emanuel Ungaro. Puglisi andò negli Stati Uniti a 22 anni dove divenne il costumista di Whitney Houston e l’assistente del fotografo David LaChapelle. A Pitti, oltre a presentare la collezione cruise donna 2017, ha anche presentato la sua prima collezione maschile a un evento alla stazione Leopolda di Firenze, una vecchia stazione ferroviaria in disuso. Oltre ai modelli professionisti hanno sfilato anche tredici calcianti del Calcio storico fiorentino e sei detenuti del carcere di Sollicciano, un quartiere di Firenze: tutti molto muscolosi, spesso tatuati, con piercing e orecchini. La collezione è ispirata ai lottatori greco-romani, con molti bermuda, t-shirt e pantaloni in pelle con borchie e applicazioni dorate. Le magliette avevano grandi scritte con il nome dello stilista o il sole, simbolo del marchio. I modelli, che sono rimasti in piedi su grandi cubi neri davanti a una grata di ferro, avevano anche giacche da motociclista o lunghe casacche che ricordavano le vestaglie da camera. Puglisi girava tra i giornalisti per spiegare la collezione mentre in sottofondo c’erano musiche siciliane remixate in chiave contemporanea.
(ANSA/MAURIZIO DEGL’INNOCENTI)
Gosha Rubchinskiy
Ospite internazionale di Pitti Uomo 90 è stato Gosha Rubchinskiy, un giovane stilista russo che ha iniziato a disegnare vestiti nel 2008, è diventato famoso negli ultimi anni e che ora sfila a Parigi. Era la prima volta che presentava la sua collezione a Firenze; la sfilata si è tenuta alla Manifattura Tabacchi, una ex fabbrica di tabacco costruita negli anni Trenta e ora in disuso. L’ambiente era quello giusto per Rubchinskiy, che solitamente organizza le sfilate in stadi abbandonati o chiese sconsacrate, e che ha fatto degli abiti ispirati alla Russia degli anni Novanta. Si basa molto sulla cultura giovanile post-sovietica e su quello che indossavano i giovani russi dopo la caduta del Muro di Berlino. I modelli – giovanissimi, alcuni adolescenti – hanno sfilato con felpe e pantaloni con i loghi di marchi sportivi italiani famosi negli anni Novanta, come Fila, Sergio Tacchini e Robe di Kappa, rivisitati con il nome di Rubchinskiy. C’erano giacche portate senza niente sotto e molti pantaloni della tuta, lunghi e corti. Molti giornalisti di moda hanno definito la collezione forse un po’ troppo commerciale, altri hanno detto che rappresenta perfettamente un certo stile contemporaneo. I capi di Rubchinskiy sono prodotti e distribuiti da Comme des Garçons, il marchio della stilista giapponese Rei Kawakubo.
(ANSA/ MAURIZIO DEGL’INNOCENTI)
Raf Simons
Lo stilista più atteso di Pitti Uomo 90 era Raf Simons, che ha presentato la sua collezione uomo per la primavera/estate 2016 alla stazione Leopolda. Simons è stato direttore creativo del marchio Jil Sander per tanti anni – con cui nel 2010 ha sfilato anche a Pitti – e per essere stato per tre anni a capo di Christian Dior: si è licenziato a ottobre 2015 e secondo alcuni esperti verrà assunto da Calvin Klein. Il marchio che porta il suo nome è sul mercato dal 1995 e a Pitti, negli spazi della Leopolda, ha esposto molti dei suoi capi più famosi. Il grande spazio chiuso in cui si è tenuta la sfilata ha accolto gli ospiti con luci soffuse e molti manichini che si confondevano tra le persone che camminavano intorno. Il pubblico ha poi assistito alla sfilata disponendosi lungo il percorso in cui si muovevano i modelli, che indossavano camicie lunghe e molto larghe, casacche in maglia corte, salopette in pelle e trench portati aperti. Sugli abiti erano stampate foto in bianco e nero del celebre fotografo Robert Mapplethorpe. Simons alla fine è corso lungo la passerella, accompagnato da molti applausi.
(ANSA/MAURIZIO DEGL’INNOCENTI)
Who Is On Next? Uomo
È un concorso che premia e promuove i nuovi nomi della moda. È organizzato da Pitti Immagine Uomo con Alta Roma e Vogue Talents, la piattaforma di Vogue Italia dedicata ai talenti emergenti. C’è un premio per le linee femminili, consegnato durante la settimana dell’alta moda italiana, e uno per l’abbigliamento e gli accessori maschili, che si tiene invece a Pitti Uomo. Il concorso è cresciuto molto e sia i vincitori che gli altri partecipanti riescono a farsi conoscere dai giornalisti e dai buyer (quelli che decidono cosa comprare per rivenderlo nei negozi), grazie alla possibilità di esporre la loro collezione durante la fiera in uno stand nella Fortezza da Basso. Molti giovani concorrenti sono diventati famosi e alcuni partecipano alle sfilate di Milano, come Marco De Vincenzo, Arthur Arbesser, Gabriele Colangelo, Stella Jean e Aquilano.Rimondi. Per partecipare al concorso bisogna aver disegnato almeno due collezioni di abbigliamento o di accessori. Quest’anno ha vinto lo stilista italiano Carlo Volpi, che crea abiti in maglia molto colorati ed eccentrici, in particolare maglioni tridimensionali o con inserti trasparenti, in materiali originali e fantasie e colori pop. È stata consegnata una menzione speciale a Solvière, il marchio di scarpe della stilista francese Alexia Aubert, che prima di aprire la sua linea ha collaborato con aziende famose come Christian Louboutin, Pierre Hardy, Oscar de la Renta e Mulberry. Aubert disegna scarpe da uomo dallo stile classico con materiali innovativi e dettagli originali, come le arricciature.
Lucio Vanotti
C’è una sezione di Pitti chiamata Pitti Italics, che a ogni edizione ospita alcuni stilisti italiani, spesso marchi nuovi o che si stanno facendo conoscere. Quest’anno c’è stato Lucio Vanotti, che disegna sia abiti femminili che maschili. Si è laureato all’Istituto Marangoni di Milano e nel 2012 ha lanciato la sua linea, che è piaciuta così tanto a Giorgio Armani che nel gennaio 2016 l’ha fatto sfilare al Teatro Armani. Ha uno stile molto semplice con capi dalle linee pulite e dai colori neutri. La sua presentazione a Pitti si è tenuta alla vecchia Dogana, uno stabilimento dall’architettura industriale non lontano dalla stazione di Santa Maria Novella. Dentro, alcune panche contornavano lo spazio su cui camminavano modelli e modelle; prima della sfilata nella stanza c’era una musica in sottofondo con un cinguettio di uccelli. Per la collezione primavera/estate 2016 Vanotti si è ispirato al pittore Masaccio e al Rinascimento italiano, soprattutto per il modo in cui cadevano i tessuti degli abiti, che ricordavano i quadri di quell’epoca: in particolare i trench e le camicie di cotone molto lunghe e strette in vita da cordoni. L’uscita finale di Vanotti è stata accolta da molti applausi.
(ANSA/MAURIZIO DEGL INNOCENTI)
Karl Lagerfeld
Lo stilista Karl Lagerfel, direttore creativo di Chanel e di Fendi, è anche un fotografo molto apprezzato. Quest’anno palazzo Pitti – che non è il posto in cui si trova la fiera – gli ha dedicato una mostra che raccoglie 200 tra le sue migliori fotografie realizzate nelle tecniche più svariate: dagherrotipia, platinotipia, Polaroid transfer, resinotipia, serigrafia e stampa digitale. Le immagini di moda contrastano con gli arredi molto classici e opulenti del palazzo, soprattutto nella Sala Bianca, dove nel 1951 si tenne la prima sfilata che portò alla nascita della moda italiana. Lagerfeld ha visitato la mostra insieme al sindaco di Firenze Dario Nardella, che gli ha anche consegnato il Fiorino d’oro, la più alta onorificenza del Comune.
(ANSA/ MAURIZIO DEGL’INNOCENTI)